C’è della poesia in queste incursioni strumentali che la fanno da padrone, c’è della poesia in questo vagare interiore in un mondo che non ti vuole, in un mondo che accoglie i fortunati, i forti, tralasciando i deboli, lasciando indietro gran parte di noi. Gli Zeffjack lo sanno bene e ci convivono ormai da anni in questo pianeta Friendless, senza amici, senza punti di contatto, un mondo che ti abbandona e loro grazie ad una musica potenziale espongono a dismisura i contatti con un altro tipo di territorio, con altre aspirazioni, in un concentrato rock che amalgama il noise, il punk fino ad arrivare all’energia esplosiva che riassume concetti, riassume esigenze e si lascia approfondire. Pezzi come Mont Blanc, Poretty Party, Starting Light, Number 9, Fade Out sono tra gli altri i momenti più alti di un disco che esplode traccia dopo traccia in un’esigenza interiore di dare un senso ai legami, di dare significato a ciò che significato non ha.