Telestar – Così vicini, così lontani (Labella)

A tre anni di distanza dall’auscita del primo album ritroviamo i Telestar che ci raccontano di come il vivere a volte non sia meramente un atto fisico, ma piuttosto una raccolta di istantanee virato seppia che si ammorbidiscono con il concetto di ricordo e di lontananza.

Dire che questo disco è quasi perfetto è dir poco e adesso vi spiego perchè.

Intanto i nostri cantano in italiano e questo di certo male non fa, soprattutto sul piano della comunicazione verbale che entra diretta in refrain e ballate solitarie che a fatica ti lasciano senza emozionarti.

I testi delle canzoni a loro volta hanno una forte capacità di commistione del pensiero con chi ascolta, creando un appeal di immedesimazione molto difficile da trovare in altre band.

Per ultimo, ma non meno importante, anzi, la musica, quel cadenzato in minore che ti prende e ti culla, quasi fosse un movimento del vento che non ti vuole più lasciare lungo tutte le 10 tracce del disco.

Si parla di amore in primis, quell’amore però che è ad un filo di voce dall’essere raccontato, ma che poi si lascia libero di andare lungo i flutti del mare; pensiamo alla bellezza insita nel singolo Ancora Noi o nella mirabolante Idra: racconti di vita sul filo del rasoio che parlano di come i rapporti stiano alla base del vivere.

Un disco che incontra le sonorità di Baustelle, incrociando Non Voglio che Clara e qualche ritmo ondoso dei Sigur ros più animati, ad infondere introspezione ed energia.

A mio avviso questo può rientrare tranquillamente tra i migliori dischi italiani dell’anno, un connubio ben riuscito tra semplicità, bellezza ed eleganza.