Wu Ming Contingent – Bioscop (Woodworm)

Ci sta l’abbandono e la crisi generazionale che investe il proletario succube del potere.

Ci sta una mossa che ne vale almeno cinque in quanto pretende di essere quello che effettivamente è veramente.

Ci stanno i Wu Ming Contingent che snocciolano canzoni come fossero attimi di incorposa e sinuosa crudeltà verso un mondo polverso fatto di strade tra alti palazzi dove il fumo si alza in cielo nascondendo il reale, il vero e tutto ciò che può sembrare tale.

Un gridato che abbraccia la new wave e il post rock and roll toccando Lindo Ferretti quando ancora aveva qualcosa da dire e quando ancora il sudario era un pezzo di straccio pieno zeppo di pioggia dopo una performance da urlo.

I nostri scarnificano la massa e dicono che così il mondo non va bene, non funziona e si intravedono spiragli di luce solo nel seguire una determinata via racchiusa da confini immaginari.

Vapore e nuovole stridenti che si ascoltano in pezzi come Soladato Manning o in Italia mistero kosmiko lasciando tracce di lati B in Dio Vulcano! e Socrates.

Un disco di protesta e congiunzione, di rabbia e ricongiungimento verso un orizzonte che stenta ad arrivare, verso un’alba ancora priva di colore; per fortuna ci sono gruppi come i Wu Ming Contingent ad illuminare la via e a dare un senso a tutto questo.