Dorom Dazed – Shameless (Autoproduzione)

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Distorsioni in semi solitaria che apprendono la lezione degli anni ’90 a ricoprire il grunge di apocalittiche visioni che ben si intersecano ai tempi moderni in un sodalizio, un’unione musicale che in questo piccolo EP di Doren Dazed, progetto solista di Tiziano Piu, altera la forma sostanziale dei pezzi per entrare nella mente contorta abbandonata al buio, convincendo e rendendo la prova di sicuro impatto emotivo con un bel cantato in Seattle style e con procedure stilistiche che amalgamano costruzioni atmosferiche, da It’s not me che sembra l’intro di Tonight tonight degli Smadhing Pumkins, passando per I promise che porta con se gli arpeggi di Lithium dei Nirvana, fino al finale di It will never die senza dimenticare il sogno/incubo di Distorted dream per un album che è un buon punto di partenza per sviluppi coscienti supportati da un ottimo bagaglio tecnico e fantasioso.

Nova sui prati notturni – Non Expedit (Dischi Obliqui)

C’è della luce in questo disco e le sovrapposizioni sonore che ne derivano conquistano al primo ascolto concentrando una poesia domestica che riabbraccia il senso più profondo della parola casa in attimi di introspezione che accolgono, accarezzano e nel contempo decisi annientano e distruggono come fiume in piena per poi tornare alla calma e alla leggera consolazione del momento.

Il nuovo disco dei Nova sui prati notturni trasmette calore, nonostante i colori freddi di copertina, un calore che si evince da un packaging essenziale, ma nel contempo originale, dove la componente artigianale vince su qualsivoglia forma usuale e commerciale, un album che scalda con una formula in divenire che in parte abbandona le sonorità passate lasciando molto alle parole  la spiegazione di concetti e il fulcro di un progetto importante quanto coraggioso che investe il quartetto vicentino ormai da alcuni anni, quello stesso progetto che ora si trasforma seguendo in qualche modo i cambiamenti interiori, gli stati d’animo e le concezioni di una modernità che proprio in questa band assume un concetto anacronistico, fuori dal tempo.

Suoni che si fanno materia per composizioni che vivono di vita propria, poesie di sentimenti e natura che si intrecciano a code post rock di rara bellezza e autenticità tra episodi connotati da un forte impatto emotivo come A casa e Tiresia, passando per le deflagrazioni di Plastic Sun Rising e Non Expedit e il cantato di Duane Berry tra forme aliene e citazioni che vanno oltre un pensiero condiviso; una formula impattante che alterna, soprattutto in chiave live, la calma e la tempesta dei Marlene Kuntz di Senza Peso e la discografia concentrata di band come Mogwai e Godspeed you!Black Emperor per un nuovo inizio forse o piuttosto una continuazione nel creare forme musicali e strutture sempre nuove lontane dalle consuetudini del mercato e puntando sul fatto che forse la qualità alla fin fine conviene sempre.

Rashomon – Santo santo santo (Autoproduzione)

Schiaffo in faccia al potere precostituito in un disco rock di sostanza che mira in profondità e scaraventa a terra in modo notevole le mode quotidiane e giornaliere, un concept sui super eroi americani visti però in chiave del tutto stravolta, quasi umanizzati, alle prese con il potere dilagante dei pochi, alle prese con una società che disumanizza e contorce, occasione quindi per svelare il potere della grandezza che risiede dentro di noi, un potere imbrigliato e che qui diventa luce in pezzi come l’apertura di Schiuma Spray, Santo e Nuvole Basse per un album fatto di dieci pazzi al fulmicotone, pezzi creati da una band in continua evoluzione, un gruppo che non si accontenta di far parte delle mode del momento, ma che anzi ricrea un genere attingendo nell’immaginario collettivo, sottolineando, ancora una volta, l’importanza che solo e soltanto noi abbiamo la possibilità di fare qualcosa di buono in questo mondo, senza paura, con gli occhi aperti e lo sguardo proteso al futuro.

Diaframma – Siberia Reloaded 2016 (Diaframma Records/Self)

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Uomini solitari vagano camminando nella neve, luoghi inospitali dell’anima e inesplorati dove il respiro si fa affannoso e si chiude dentro a scatole senza via di fuga in abissi solitari ai benpensanti, nella ricerca sostanziosa di un dileguarsi d’ombre che permetterebbe all’essere umano di ritornare a vivere.

Quelle ombre del passato, le ombre di quel 1984 però, parlano ancora e sono ancora vive, non ci abbandoneranno mai, ecco perché questa impresa di re incisione fatta da quel genio indiscusso poeta di Fiumani una prova che ai molti sembrerà autoreferenziale e costruita, a mio avviso invece necessaria per mantenere e ricordare ciò che è stato, forse qui in veste nuova, tra arrangiamenti più puliti e aperti, meno cupi sicuramente, ma capaci di delineare quella wave trasportante che caratterizzò percorsi sonori di un tempo, musica e rabbia di uno stato delle cose, apparente bisogno di mobilità da incidere.

Ad impreziosire la proposta sei pezzi nuovi, Same, Envecelado, Niente, Non Morire, Lanterna Cieca e Taranto 1982, canzoni catapultate in un’altra epoca, seppur nella loro modernità, capaci di integrarsi al meglio con i classici di Siberia e le cosiddette Brevilinee strumentali di un Maroccolo in sperimentazione costante, attento scrutatore di un disagio che ha fatto la storia, il tutto accompagnato dai disegni in copertina di Manuele Fior.

C’è chi si reinventa andando a fare il giudice ad X-Factor e chi incurante delle mode e della fama ci sbatte in faccia la bellezza di ciò che è stato e Siberia Reloaded è un inno che sa raccontare il nostro tempo.

Electroadda – Elecctroadda (Autoproduzione)

Un disco cangiante e roboante che raccoglie la lezione del rock del tempo che fu e lo trasforma in una musica principalmente di sostanza, capace di indagare nelle coscienze e scaraventare al suolo il tempo perduto con capacità espressiva, per un gruppo che di base, ha delle solide fondamenta costruttive ed esigenze che intersecano il tempo perduto tra psichedelia anni ’70 e l’esigenza di sperimentare sempre e comunque grazie all’utilizzo di un’elettronica mai fine a se stessa e che consente alla band, che alla fine è solamente un duo, di sovrapporre substrati emozionali in musica per dare vita ad un wall of sound pazzesco e sentito.

Cinque pezzi che sono il marchio di fabbrica e la carta d’identità per le imprese future, cinque pezzi che si fanno ascoltare e riascoltare, carpendo le sfumature, raggiungendo l’infinito, un labirinto di potenzialità da incanalare per risultati che in futuro, saranno ancora più sorprendenti.