Volver – Octopus (Autoproduzione)

Volver è prima di tutto passione per il cinema che si incanala in un suono di puro effetto tastieristico e ingombrante capace di rallentare il tempo e proiettarci lungo tutto ciò che è dissimile a noi per farcelo amare, apprezzare, anche perché le conseguenze in questo loro Octopus sono tutt’altro che prevedibili e sanciscono un connubio tra musica e arte visiva ben congegnata e sentita.

Un disco che cita Nosferatu nel loro video di presentazione dell’album, Octopus poi è otto simbolo dell’infinito, come otto il numero di tracce che spaziano e sconfinano tra rock, blues, psichedelia ed elettronica, ammiccando ai suoni perfetti dei rockers da stadio degli anni ’90 come U2 e Bon Jovi pur mantenendo una caratterizzazione del tutto personale, quasi analogica nel complesso mondo del digitale.

Un album ricco di anfratti, ma che suona aperto, ritorna e si trasforma, sempre in cerca di nuove attitudini, alla ricerca di quella canzone perfetta che fa da corollario ad un immaginario che è racchiuso nella nostra testa e che a fatica tenta di uscire.