The mighties – Augustus (We’re fruit Records/Sob! Records)

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Chitarre nasali entrano di prepotenza all’interno di un ritmo sostenuto a far rivivere la purezza immediata dei sessanta/settanta in un rock agli albori del punk. Un misto di circostanza che non cerca le mezze misure, ma piuttosto si proietta a ricoprire decadi incontrollate di sogni ad occhi aperti, di cose non dette o ancora da scoprire. Il disco dei The mighties è pieno di rimandi ad una musica che non esiste più. Racchiude al proprio interno le elucubrazioni dei The Cramps, dei primi Beatles, dei White Stripes, dei Miss chain and the broken heels in un suono concentrico a ricoprire palchi e sudore. Un suono che si muove diritto e affilato. Contorce assi di legno e schioda il culo. Muove tutto quello che ci portiamo dentro in un vortice omogeneo di paura da lasciare in disparte. Augustus è immediatezza sopraffina, è arte in chiave garage rock che ottiene i frutti sperati ascolto su ascolto, viaggio su viaggio.