NADIE’ – Acqua alta a Venezia (TerreSommerse/LaChimeraDischi)

Siamo pronti a morire sotterrati dentro alla fosse del qualunquismo? Siamo pronti a combattere ancora oltre ogni modo e oltre ogni forma di mercificazione quotidiana? I Nadiè con il loro nuovo lavoro entrano di prepotenza in un mondo in bilico, una terra che viene mangiata e deturpata dai soliti noti, un album che domina di riflesso l’idea di illusione e non si lascia andare a mezze misure, ma convince per la capacità di creare testi abrasivi coadiuvati da substrati musicali che mantengono le promesse con il passato. Un disco di dieci pezzi, dai suoni tipicamente anni ’90, ma nel contempo incasellati in questo presente, un album che sente il bisogno di uscire e di farsi conoscere, in equilibrio tra Afterhours e Marlene Kuntz, in un evolversi poderoso di rock anti sistema, originale e ricercato, da quell’applaudire ai funerali fino a farci capire che ci sono e ci saranno bandiere a mezz’asta se non inizieremo a lottare, lontani dal disincanto e così vicini al cuore da essere umani grondanti verità.

Moonerkey – 2014 (Lapidarie Incisioni/Terre Sommerse)

Il bel canto e la tradizione cantautorale che si sposano e vanno a braccetto con la capacità rockeggiante di regalare emozioni suadenti e conturbanti, incanalate in un turbine di pensieri che si fanno racconti di vita e di generazioni che devono ancora arrivare tra un alternative non delirato, ma sapientemente usato per far da sfondo ad un quadro di pensieri, vissuti e sapori del tempo.

Moonerkey gioca con i suoi lavori e si diverte incasellando il tutto in un buon indie rock di matrice fine ’90 post 2000 dove alle esperienze di vita, alle volte ingenerose, si alternano vere e proprie storie che potrebbero essere quelle di ognuno di noi.

Ecco perchè è difficile scrivere e cantare in italiano, perchè fondamentalmente, per tradizione, il comunicare qualcosa è sempre stato alla base del nostro background musicale e unire parole ai suoni soprattutto con una lingua come la nostra non è sempre facile.

Il nostro però ci riesce egregiamente, trasfromando la voce in un veicolo di speranze e attenzioni per il futuro.

Si parte con l’intro acustica che d’impatto si apre Luce e Particolare, per alternarsi in chiaro scuri Caravaggeschi che ti portano all’inesorabile finale Chissà se vedi adesso.

Un chiaro intento quindi, vedere dove non c’è luce, respirare la stessa aria nell’oscurità e trasmettere emozioni che di certo non finiscono con l’ultima traccia, ma che continuano nel vivere quotidiano.