Daniele Leoni – Piccoli segreti (Autoproduzione)

Aprire lo scrigno dei segreti, lo scrigno dell’infanzia, quella parte di bambino che è dentro ad ognuno di noi e si concentra, si fa viva, raccoglie l’eredità di pianisti come Einaudi e si pone a metà strada tra il conterraneo Andrea Carri e il campano Bruno Bavota, sia per scelte stilistiche, sia per approccio minimal pianistico, dolce e rarefatto a ricreare onde in divenire, in costante abbraccio con il nostro essere, con il nostro stare, esigenza quindi di comunicare e far riemergere un insieme di ricordi, passioni e vita dentro ad ognuno di noi, cogliendo l’attimo, soppesando le note, facendo chiarezza interna.

Velata malinconia il marchio di fabbrica di Daniele Leoni, una malinconia buona a ricoprire pensieri, a fare da sfondo alla purezza del cuore, un morbido abbraccio adolescenziale che racchiude titoli alquanto significativi per una poetica che per una volta non colpisce con le parole, ma corona l’insieme di note: Portami via con te, Il primo bacio, Nel profondo dei tuoi occhi, istantanee di vita vissuta e poi giù giù a scorrere l’Infinito.

Potrebbe essere la colonna sonora per un film Piccoli segreti, invece fa parte di quei dischi che sono colonna sonora della nostra vita, quelli che attacchi al mattino in auto o quando torni a casa la sera e ti fanno allontanare per un momento dal grigiore, ti fanno ricordare l’infanzia e quel bimbo ancora vivo dentro ad ognuno di noi.

Opez – Dead Dance (Agogo Records)

Inoltrarsi in territori inesplorati, con stile e classe fondendo ritmiche e costanza d’intenti dove a prevalere sono i suoni puliti viscerali, riverberati e ondanti capaci di raccontare da soli il cammino, quel lungo incedere infinito del pistolero senza nome lungo il vecchio West tra l’emozione immaginata, tra il complesso ricreare sfondi di un giallo accecante dove il sole cola l’attenzione e si lascia andare nutrito da vibranti attese  e aspettative.

Gli Opez sono un duo costituito dai polistrumentisti Massimiliano Amadori e Francesco Tappi che con il loro Latin Desert & Funeral Party inglobano i campi lunghi del Leone d’annata con il più moderno Tarantino, un gioco di sguardi che si estrapola come fosse colonna sonora senza dimenticare il Badalamenti di Twin Peaks a segnare le desolazioni dell’anima, città abbandonate allo scorrere dei giorni intese come punto di non ritorno, un susseguirsi rapido di efficacia in note lasciate vibrare suadenti più che mai.

Un disco fatto di immagini quindi, 11 pezzi che aprono a territori lontani da Carlos Primero a Balera de mar, un album fatto di ombre oscure che ci attanagliano e sono pronte per l’ultimo saluto, ancora una volta, quelle ombre lunghe al calar della sera a ricordarci che siamo materia finita, polvere e calore, luce e oscurità.

SeaHouse – Cristalli (NewModelLabel/Rawlines)

Entrare in una grotta non riuscire a scorgere nulla e poi pian piano meravigliarsi della scoperta, del fragoroso suono che ammalia convince e si disperde per poi riprenderti ancora una volta per farti partecipe di un qualcosa di assolutamente imprevedibile è mutevole.

Dentro a questa grotta ci sono cinque ragazzi di Lecce, che abbracciando i loro strumenti, creano strutture dalle molte facce piene di sensazionale energia e spaventosa quiete, pronta a tramutarsi in tempesta e a cadere come pioggia delicata.

Le melodie che si sovrappongono sono frutto di una particolare ricerca toccando i Sigur Ros di Von, passando per Mars Volta fino ad arrivare a vette di funky psichedelico da cui non si può sfuggire.

Dieci tracce, dieci pezzi di cristallo in cui perdersi e lasciare che il nostro corpo fluttui nel vuoto più assoluto alla ricerca di un qualcosa che abbiamo perso da tempo e a cui non sappiamo più dare un nome.

Un viaggio nell’oscurità più profonda dell’anima, un passo verso l’ignoto che porta inevitabilmente alla bellezza della luce.

Franco Micalizzi – Ondanuova 1(Goodfellas)

Franco Micalizzi, non ha bisogno di molte presentazioni, provate a trovare la sua voce dedicata in Wikipedia e scoprirete le innumerevoli colonne sonore che hanno accompagnato film italiani e stranieri nel corso del tempo, nonché la benedizione di Tarantino che lo considera uno dei suoi compositori preferiti inserendo tracce da lui composte in film come Grindhouse – A prova di morte e Django Unchained.

In questo nuovo disco si avvale di musicisti e amici importanti come Fabrizio Bosso, Jimmy Haslip, Jeff Lorber e Eric Marienthal per creare un sound che si trova a metà strada tra il jazz il funky e la bossanova ricreando un circuito esistenziale che si fa portare, come su un’onda lontana, lungo i flutti dell’oceano.

Comprendere questa musica è assai difficile, l’essenziale è distendersi e farsi trasportare, in incursioni improvvise di fiati in stato di grazia a ricomporre un’esigenza e una fame che non è mai fine a se stessa, ma continua ricerca della perfezione.

Tutto questo è Franco Micalizzi, che non smette di stupire nonostante i 74 anni d’età; quella capacità sbarazzina di concedersi ancora una volta, come se la musica fosse strumento mentale che da senso alla parola.

Nymphalida – Portraits (Tranquillo Records)

Mi piace definire questa musica, una musica senza spazi e confini, da assaporare nota per nota e da dove poter attingere il giusto nutrimento nell’attesa che avvenga qualcosa di importante e di sperato.

Questo è un progetto davvero singolare, dietro a tutto questo troviamo Pietro Bianco che si diletta tra rumori di sottofondi sonori accompagnati da un pianoforte malinconico e ostentato che ricorda il Nyman di Lezioni di piano, atto alla rinascita in divenire di archi sintetizzati e preciso nell’istante di colpire al cuore ancora un volta.

Un suono calibrato e congegnato da quei meccanismi di ricercatezza che fanno in modo di inglobare narrazioni da altri pianeti e improvvisazioni sonore che introducono a nuovi brani con singolare perspicacia.

Ecco allora che la chitarra classica prende il posto del pianoforte ricreando una malinconia, diversa, quasi desertica aiutata da flussi di vento e incedere filiforme di ombre sonore.

Un disco, una colonna sonora utile e preziosa, raffinata e ricercata, che parla del tempo, della solitudine e di quella costante ricerca di perfezione che accomunava i grandi compositori degli anni passati.

Latex Teens First Attack – Supermarché erotique (Autoproduzione)

foto marina muolo

Power trio veneziano incavolato, che si immola a garante per una colonna cinematografica di poliziesco anni’70 che incrocia nuvole sospirose di tritolo che ingigantiscono i sogni perduti di un alieno in decomposizione.

Latex Teens First Attack affondano appunto al nocciolo e con un nome furbescamente incasellato si dimensionano a portatori di un sound che è uno strumentale aperto al ripiegarsi delle onde, una compressa divagazione sonora che lascia sospirare vecchi film pieni di polvere e corrosi dal lirismo post adolescenziale che vorrebbe essere matrice portante, ma ne evidenzia in sostanza l’assenza.

Titoli divertenti in un supermercato erotico che lasciano divagazioni e incontrano convinzioni in un eterno costrutto che si fa reale in pezzi suonati alla grande come Lasagni fino ad Un bacio per te.

Un b-movie d’annata colorato dall’oscurità, Romero e Hooper che si fanno traghettatori di anime dannate, per stupire senza chiedere altro.

Plasma Expander – LIVE3 (Brigadisco)

Plasma Expander - LIVE3Musicisti con la M maiuscola questi Plasma Expander che con la loro uscita discografica LIVE3 sanciscono in modo espressivo un concentrato di musica che si deteriora e decompone per filtrare spazi sempre più ampi e cercare un punto di fuga.

Gli appassionati del genere potranno trarre godimento da questo disco perché in qualche modo si identifica con l’anima della band.

Un album suonato in presa diretta, dentro ad uno studio di registrazione, ma senza sovra incisioni, una piccola perla che valorizza le capacità intrinseche dei cagliaritani e li espone ad un confronto che a fatica troverà dei rivali, tanto la loro proposta risulta varia, respirando internazionalità colorata.

I Mars Volta vanno a braccetto con Mogwai e lo strumentale fa da colonna sonora al tempo che verrà.

5 brani di stravolgimenti con echi al passato, 5 brani che fanno la fortuna e danno la fortuna di ascoltare questi ragazzi dal vivo comodamente nella propria casa.