Muna – Sospesa in volo (Autoproduzione)

Testi che divagano tra i territori del rock di matrice italiana che attraverso arrangiamenti impostati si ritagliano un posticino di nicchia in sovente divenire, marchio di fabbrica dei Muna che raccolgono l’eredità di gruppi come Litfiba, per citarne uno a caso e sconvolgono, in parte, le carte in tavola, confezionando un disco dal sapore di già sentito se non per una predisposizione all’arrangiamento sonoro che crea continuità nella ricerca di un proprio stile, una ricerca che si imbatte oltre il rock più classico per toccare apici di progressione nel vero senso del termine amalgamando esigenze e ricostituendo uno stile che sembrava dimenticato.

I Muna vengono da Roma e grazie a questo disco ci regalano una prova onesta che si muove tra terra e cielo, tra una continua e costante ricerca di buone intenzioni che vengono calcolate in strutture solide e compresse con testi semplici e diretti, incorporati a tal punto da lasciare in disparte il citazionismo e andando diretti al nocciolo della questione in una sorta di trance eliocentrica dove il ruotare vorticoso è punto comune in tutti e dieci i pezzi.

Canzoni sull’attualità e canzoni sul domani, che parlano di amori che non ci sono più e rapidi cambiamenti umorali che nascondono al cuore ciò che più si desidera tra l’apertura in Sospesa in volo e il finale introspettivo di Aeroporto Falcone Borsellino.

Un album fatto di soggettività apparente che stabilisce i fondamenti del rock aggiungendo un tocco personale e carico di energia capace di incanalare i pensieri verso un qualcosa ancora di indefinito e lontano.