Cardosanto – Pneuma (Wallace Records, DGRecords, Rude Records Savona)

Sempre acceso lo spirito indipendente da anni a questa parta in terra di Liguria e limitrofi, quasi fosse un contatto  da mantenere con le origini e di più un qualcosa legato a radici che affondano in un costrutto sviscerale e di per sè poetico.

I Cardiosanto hanno pubblicato questo album ben 14 anni fa, il loro primo e ultimo album, che in qualche modo rivive grazie a questa ristampa affidata alla miglior scena indipendente ligure, capace di sfidare le regole di mercato per uscire dagli schemi e dall’imposto che imprigiona.

Un disco fatto di suoni sporchi, ruvidi, una musica che incrocia lo Zappa migliore amalgamandosi in uno strumentale d’annata, molto analogico e vintage che si interseca perfettamente con il racconto di vita di una generazione.

Math rock e jazz core si fanno velocità toccando il post rock suonato con il sudore e l’aggrovigliamento di parole in trance si percepiscono quasi fossero un sussurro, una radio lontana che si fa presente, un profondo respiro che non ha mai fine.

Peccato, perchè questo album poteva essere un segno di cambiamento, una nuova via da seguire affidata a strumentisti validi e ricercati; un disco che spero non sia soltanto un cimelio da tenere custodito lontano da occhi indiscreti, ma anzi, un monito per le fatiche di intere schiere di musicisti che confezionano un prodotto di qualità senza avere, tante volte, il meritato riscontro.

Gli Altri/Uragano – Split Album (DgRecords, Taxi Driver Records, etichette varie)

Com’era bello quando due gruppi si dividevano il disco tra lato A e lato B, si prendevano i sogni incorporati fino a quel tempo per creare qualcosa che insieme valeva in primis l’acquisto del sopra citato e poi valeva per creare collaborazioni, amicizie, legami che si esprimevano nella vita di tutti i giorni.

La scena Ligure in tutto questo risulta  capofila in Italia, anche perchè gli addetti ai lavori sanno cosa vuol dire unire le forze per restare coesi e lottare contro l’oppressione crescente di major e affini.

I gruppi in questione non hanno bisogno di presentazioni: i primi di Savona i secondi di Imperia fanno dell’hardcore la loro matrice e macchina respiratoria, fanno della sostanza una ragione di vita che nel corso degli anni ha portato alla ricerca claustrofobica di attimi incanalati in vero sudore che ne fa l’essenza del disco stesso.

Gli altri più meditativi, compensati e carichi mentre gli Uragano portatori di un qualcosa che ad un primo ascolto risulta più immediato e rigettato al suolo come corpo che stenta a rialzarsi.

Ci sarebbero pagine e parole da spendere per questa trovata che può ancora valere ai giorni nostri, anche se il punto di forza di tutto ciò sta nell’esprimere al meglio un disagio che si fa continuo cambiamento, un essere persona – strumento in grado di contornare l’indefinito di pillole e magie, un’illusione che dura per pochi istanti, un’illusione che ci fa stare bene.

Fabio Biale – La sostenibile essenza della leggera (Prestige Recording)

Il polistrumentista Fabio Biale concentra un’espressività fuori dal coro con questo disco in cui note elettrizzanti denudano un animo attentobiale alla prosa e all’assonanza di pensieri.

Già premio Tenco 2012 con gli “Zibba & Almalibre” da filosofo solitario, il savonese, incrocia carovane di nomadi con il cantautorato più intimista e riflessivo capace di aprire voragini di bellezza ad ogni ascolto.

“La sostenibile essenza della leggera” è un disco di musica quasi etno – europea in cui chitarre acustiche si mescolano a blues di violini impreziosendo il tutto da fiati scoppiettanti e da “requiem” solenni.

Le 10 tracce risultano essere molto orecchiabili non scadendo mai nella banalità.

Perle le possiamo ascoltare in pezzi come “Gesti” ricordando “Marta sui Tubi” e “Med in Itali”.

“Canzone d’amore per un nonno addormentato” è visione nuda di corpo allo specchio e solitudine che impreziosisce le giornate di leggero sole.

Altro pezzo degno di nota è “Psycho Killer”, una vorticosa salita verso il più classic rock d’annata.

Menzione speciale per la canzone “A zonzo” che scanzonatamente ricorda l’azzurro del Celentano più famoso.

Un disco ben suonato e curato dove il cantautore, privo di una band vera e propria si cimenta nel percorso ostico del debutto in solitaria dando forma a un qualcosa di concretamente importante. Promosso.