Stereochemistry – Ruins in Bloom (Autoproduzione)

Karla Hajman sa osare ancora una volta, dopo le precedenti prove: Vagabond Cabaret, The Archive Box e SWEEP il nuovo Ruins in Bloom ci trasporta in una dimensione quasi infantile, dove una voce particolare si immedesima con piante da appartamento poco curate che in un batter d’occhio si intersecano in un corpo che proviene esso stesso dalla terra in divergenze sonore alla Bjork e fiori in esplosione post moderna che sono li pronti ad esplodere ancora una volta per ricoprire pavimenti di poesia sonora in divenire.

Suoni inusuali quindi che lasciano prendere in giro forme sonore sbilenche e poco incasellate in generi, una voce volutamente particolare e tanta classe da poter spendere in questo disco dal sapore minimale, ma che contiene tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

Si scherza sulle piccole cose della vita tra Comaneci e minimalismo acustico dove i sentieri si fanno meno battuti ecco che una luce ci guida lungo il cammino da seguire, mai banale, mai racchiuso in una scatola, ma sempre libero e affamato di vita.

Un percorso che la stessa Karla ha compiuto e continua a compiere tra Belgrado e Vicenza, Padova e Stoccolma, passando per Barcellona, Berlino e Londra, luoghi da dove attingere nuove influenze e coraggiose scelte in un progetto di ampio raggio internazionale che ha come fulcro centrale il mondo intero.

Un disco quindi che suona energico nella sua piccola bellezza perché racchiude la forza di una donna e del suo pensiero.