Rubbish Factory – The sun (Modern Life)

Canzoni che si ascoltano tutte d’un fiato.

Energia viscerale che ti prende la pancia e regala continui riempimenti d’amore verso la musica targata ’70 incrociata con il miglior garage rock da extrasistole ultraterrene, cadenzato da una batteria ben impostata e una chitarra altrettanto energica quanto fuzzeggiante che ricorda QOTSA e a tratti i Verdena di “Solo un grande sasso”.

Una prova che ha del particolare in questo duo cupo e amalgamato che regala spunti di oscurità dove poter affogare dolcemente.

Un ritorno quindi all’essenzialità virata dalla capacità di snocciolare pezzi orecchiabili seppur mantenendo un certo ordine e una certa linearità.

11 pezzi gridati che non risparmiano virate di colore toccando ambienti grunge con una facilità disarmante “Wires” ne è l’esempio, si può ancora sentire la voce di Laney Staley in tutto questo.

Un duo che va dritto al punto, che si divincola con una proposta non di certo innovativa, ma ricca di fascino e facilmente  esportabile.

Un merito quindi per aver donato una nuova interpretazione di genere cavalcando sentieri già battuti si, ma allo stesso tempo lontani dalla spazzatura musicale di tutti i giorni.