Ropsten – Eerie (Seahorse Recordings)

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Viaggio cosmico e sonoro nelle introspezioni dell’anima, nei risultati evidenti di un fallimento contemporaneo qui racchiusi attraverso una musica strumentale delineata nel ricreare forme concentriche e lisergiche in una sostanziale ricerca che nel kraut rock e nel post rock d’annata imperversa di rimandi e di suoni psichedelici pronti a stupire e a regalare spazi di bisogni unici ed essenziali, bisogni che si fanno percepibili ascoltando questo lavoro stratificato e osservato con il cannocchiale intenzionale di un tempo che non c’è più. Eerie è uno stato d’animo come dicono i nostri, è un labile confine tra sogno e realtà, tra materia umana e macchina in ossimori in bilico con la nostra modernità, con il nostro stato apparente ed essenziale, tra le cose del momento e quelle che in qualche modo potremo scoprire nel futuro. I Ropsten ci regalano una prova d’insieme che ha del magico, una prova che risorge dalle tenebre, un disco che porta con sé lo zampino di Tommaso Mantelli capace di registrare un fermo immagine, uno stato apparente delle cose che colpisce al primo ascolto.