River Jam – A band from a river (Autoproduzione)

Provengono dall’alta provincia di Vicenza e raccolgono l’eredità della natura per comporre canzoni lungo il fiume, dove l’improvvisazione sonora si staglia lungo le tracce che compongono questo disco autoprodotto in tutto e per tutto e dove strumenti tipicamente bluseggianti si confondono fino a creare alchimie sonore tra l’incastonarsi del sax, l’intreccio di chitarre e la generosa intensità live che in tutto e per tutto si evince dalla dimensione che i membri riescono a raggiungere, incanalando una jam session infinita tra i sassi bianchi che guardano il mare.

Una band che viene dal fiume, la connotazione geografica anche qui, il Mississippi trasportato in terra nostrana per calarsi in un mondo fatto di sonorità che abbracciano il delta sconfinato per renderlo sostanza viva, acqua che dona vita e potenzialità da affinare.

In questo disco ci sono buoni spunti sonori ci sono echi del primo Springsteen, Elmore James e Canned Heat, una composizione che arriva diritta al cuore, suoni che fanno vibrare tra My only dream passando per Confusion mind e The waterman, un album che come esordio ha tutte le carte in regola per innalzarsi in futuro, livellando la voce e dando più spessore ad un mix generale che non guasta, un suono che ha bisogno di quel tocco di scintilla maggiore per garantirsi un posto di genere.

Nonostante questo i River Jam fanno parlare di se, intascano una buona prova e guardano con occhio attento al futuro che verrà, tra concerti live e tanta sana improvvisazione frutto di creazioni non snaturate, ma reali e sincere.