Marrano – Marrano Ep (Autoproduzione)

Sfrontati, duri e diretti, ma soprattutto veri, i Marrano si presentano così, con attitudine molto punk e suoni grunge fino a farti scoppiare il midollo, fino a farti giungere all’essenza, un vortice che rapisce fin dalle prime note, sorregge una buona impalcatura di base e conquista grazie ad un suono molto sporco, aperto e di sicuro impatto.

Per descrivere questi quattro pezzi al fulmicotone non abbiamo bisogno di molte parole, c’è un misto vibrante di suoni anni ’80 intersecati alla scena di Seattle del primo decennio successivo, un mood eccellente per stabilire una ripresa del tempo, uno spirito interiore che ammalia e disintegra, ma soprattutto arriva diritto al sodo.

In attesa di un disco completo, un full length dal sapore distruttivo, i nostri intascano una prova di coraggio e pronta a segnare il loro cammino.

 

Circolo dell’ozio Cabalistico – Ronda Notturna/Giuditta (Autoproduzione)

Passi nella nebbia e inquietudine, sogni rivelati e passaggi nell’aldilà che rinchiudono la grazia di rumori soffocanti che si fanno portatori di una voce narrante e fertile, capace di penetrare e lasciare dimora e conforto, raccontando la natura, le forze sovraumane che non sono in grado di trovare una direzione, ma centrano il fondo, si intersecano e fanno si che il mondo continui ad una crescita esponenziale, dove la natura madre e matrigna si lascia a se gli occhi e le gocce di un presente ormai lontano.

Come in un film di Lynch, discostante presenza onirica, i suoni si fanno elettronici e rarefatti, quasi a volersi raccontare, quasi a chiedere il senso di una vita in decomposizione, una musica fluttuante negli abissi, pronta ad esplodere in narrazioni palpabili e presenti, un disco arcano concepito in 2 notti e 2 giorni proprio per non interrompere il flusso, quella continua e presente unione tra forze oscure e musica d’altri tempi.

Un incrocio tra Offlaga e Massimo Volume, narrazioni e canzoni che incontrano i vicentini Nova sui prati notturni e si immedesimano in sonorità post CSI.

Si perché se penso ad una vera e propria reunion dei CSI, ascoltando i COC, posso solo pensare che i possibili veri eredi sono loro e non quella brutta copia del passato portata nei festival da Baraldi, Canali e soci, qui la musica prende il sopravvento in un’evoluzione continua, l’elettronica che segna il futuro per un mondo che non basta mai e quella piccola poesia di luci spezzate, ombre che avanzano e tiepida inquietudine che si trasforma in calore famigliare.

Horizon – L’acchiappasogni (Autoproduzione)

Album meditativo ispirato a saghe storiche con un’incedere cadenzato da batterie sincopate e cantato lirico che si perde nella notte dei tempi ricordando gruppi come Muse e Radiohead in primis.

Una raccolta di piccoli semi da far germogliare verso un nuovo futuro sicuramente migliore di quello che stiamo vivendo, assetato dalla voglia di creare fitte trame comunicative dove le chitarre si lanciano e si disperdono in riff cadenzati e strutturati per dare un senso a quella contemplazione umana che si fa quasi ultraterrena.

Meditativo quindi è la parola chiave perchè il cantato si fa presente, ma riesce ad essere onda che travolge in modo delicato, come essenza che invade un corpo che ti appartiene fin dalla nascita.

Peosia musicale, cantato in italiano per questi cinque giovani di Rimini, che regalano un piccolo ep ben strutturato e suonato in tutte le sue parti.

Grande poi il singolo Bianconiglio che ricorda sonorità legate a Negramaro e La fame di Camilla.

Contrappunti sonori che si intrecciano in arpeggi infiniti, pronti ad esplodere con caparbietà verso il mondo che ci circonda; forse questo è il loro marchio di fabbrica, restare indie, ma con sonorità da pop d’oltremanica, cercando in continuazione una via da seguire.