-FUMETTO- Gianluca Costantini – Bronson Drawings (GIUDA Edizioni)

 

Titolo: Bronson drawings

Autori: Gianluca Costantini

Casa Editrice: GIUDA Edizioni

Prezzo: 12,00 €

 

Il senso del pieno dentro e del vuoto intorno, tra gli spazi di periferia esibita e malcelata e il costume che si rafforza, quello buono intendo, tra le mure di un altro tempo, il Bronson, storico locale di Ravenna e Gianluca Costantini solitario scrutatore in stato di grazia a pavimentare una musica sotterranea e underground, esagerato scorcio musicale degli anni passati e qui riprodotti grazie ad una componente istintuale che si consuma nella e per la seconda arte, in disegni che vincono fin dal principio, senza bisogno di presentazioni, senza bisogno di veicolare nessun messaggio in quanto sono proprio le immagini a parlare, quelle stesse immagini che sono e che fanno da identificazione per gruppi passati, gruppi che hanno lasciato qualcosa di sè all’interno di quelle quattro mura; ancora la faccenda del pieno dentro e del vuoto (repubblicano) intorno quindi a scavare i bisogni punk di una generazione, grazie ad illustrazioni multisfaccettate capaci di dare un volto e una rappresentazione efficace e del tutto personale a band e cantautori come Tre allegri, Comaneci, Calibro 35, Mudhoney, Brothers in Law, Nada Surf, Micah P.Hinson, The tallest man on earth per citarne alcuni, disegni che impiegano più tecniche per venire a galla e per prendere forme e vite inusuali, di sovrapposizione costante tra pennarelli, matite, chine a sfiorare talvolta i giochi di luce digitali e ristabilendo un quadro dentro al quadro, scelte stilistiche volutamente separate per dare vita ad una forma matura e mai sazia, impossibile da decifrare e da incasellare.

Bronson drawings racconta di vite e di passaggi da polaroid, è un affresco musicale da preservare, è l’istinto che guida, è un posto dove suonare, dove dentro è pieno e il vuoto bianco è tutto attorno.

Per info e per acquistare il fumetto:

http://www.giudaedizioni.it/prodotto/bronson-drawings/

AMYCANBE – Wolf (Open Productions)

Lo vedi da lontano e subito ti fa paura, lo intuisci appena tra le distese di neve che si confondono in parte con le nuvole del cielo. Ti avvicini lentamente e scopri che l’animale che ti sta guardando è impaurito come te, ma emana bellezza, quella bellezza a cui non sai rinunciare, avvicinandoti puoi vederlo negli occhi e capirlo profondamente, un lupo selvaggio che ha bisogno di essere compreso.

Questa è la sensazione che si ha al primo ascolto di Wolf nuovo disco degli AMYCANBE, un passare tra terre desolate in cerca di creature meravigliose tra sali scendi emozionali che incantano per eterea bellezza e si fanno portatori di un suono internazionale da classifica che non sfigurerebbe in qualsivoglia colonna sonora di film introspettivo.

Si perché quello che i quattro di Ravenna compiono è un viaggio dentro a Noi stessi, scavando profondità e cercando fiori rari su manti innevati, colpiti dal colore, colpiti dalla grandiosa solitudine che ti ammanta come un velo di calore in inverno.

Inutili le presentazioni perché i nostri godono di un grande rispetto all’estero, tra collaborazioni con musicisti e producers inglesi e americani come la presenza, anche in questo disco, di Mark Plati al missaggio, conosciuto per i suoi lavori con Bowie, Prince, The Cure…

Incrociatori sonori tra Bat For Lashes e l’elettronica di Air, passando per Bon Iver e James Blake, che partono per territori inesplorati e convincono a dismisura, pezzi di Comaneci in Wolves, arrangiata chitarristicamente da Glauco Salvo che con Francesca Amati condivide il parallelo progetto acustico, si stagliano al suolo immacolando capacità espressive fuori dal comune per una band italiana che ha il sapore dell’oltreoceano, quasi a confondersi a dismisura.

Un’opera quindi che si congela e si mantiene nel tempo, tra pezzi memorabili come Fighting e 5 is the number passando per Bring back the grace e Febbraio a stabilire una realtà priva di confini, essenziale e matura; si perché questo è un disco pieno di maturità, capace di affrontare la musica da un altro punto di vista e questi ragazzi meritano di essere consacrati parte di un’Italia musicale, parte di un tutto che li vede protagonisti, come quel lupo che tutti temono, ma che se visto da vicino da la forza di sperare.

The Doormen – Abstract [Ra] (Audioglobe)

Dove li avevamo lasciati i ravennati The Doormen, tra gli anfratti forse di qualche scoglio baciato dall’acqua o tra lo spazio cosmico in compagnia di divagazioni sonore?

Questo ritorno sancisce definitivamente una band dal forte carattere e da una forte connotazione post wave che si interessa di riaprire i confini e amalgamare in modo del tutto personale attimi di furore intrecciati a quel piglio pop che mai manca, ma che si rende necessario per compiere il prodigio ancora una volta.

Un paio di anni fa li avevo apprezzati nel loro primo disco, anche perché questo gruppo di ragazzi era in grado di riportare con facile naturalezza un genere che se non caratterizzato da personalizzazione rischiava di diventare puro e mero scopiazzamento a priori di un qualcosa che ha cambiato le sorti della musica per come la conosciamo ora.

I nostri quindi, grazie anche a una grande capacità nei live, riescono a creare distorsioni sonore che si intrecciano a inventare sovrastrutture di immacolata bellezza che raccontano di viaggi dentro al nostro essere, unico punto di partenza da cui attingere forza che va oltre il confine, che va oltre l’intelletto e spazia tra i campi fioriti dell’anima, dove ognuno, solo li può essere se stesso.

Atmosfere dark e molti riverberi in una voce discostante che ammicca al passato, ma come eco prepotente rimbalza dentro noi come fosse un argine da ristabilire, compiere e vivere.

Prova quindi superata, dopo le nuvole nere, dopo quel passato oscuro che si estende sino ai giorni nostri in cerca di visioni personali, attraverso le ossa, dentro le orbite, abbandonando la tecnologia e uccidendo il bambino dentro di Noi, per rinascere ancora una volta più reali, quasi fosse un sogno lungo una vita.