Underworld vampires – Mondo parallelo (Programmazione Puglia Sounds Record)

Underworld Vampires - Foskia testo lyric

Elettronica martellante sospesa nel limbo della nostra coscienza ad intavolare discorsi con la nostra anima alla ricerca costante di un punto luminoso nella nostra infinita galassia. Un disco potente, ben calibrato ed equilibrato quello della band pugliese. Un album maturo per un trio che ha fatto della sperimentazione la propria chiave d’accesso all’interno di mondi in costante attesa di un cambiamento che forse mai verrà. Gli Underworld vampires sanno costruire architetture di un certo calibro senza lasciare nulla al caso, ma piuttosto dando un senso preciso alle sfumature e cercando di trasformare il vuoto in qualcosa di malleabile e che abbia le parvenze di un porto sicuro. Dieci canzoni che sono lo specchio della stessa band. Da Orso bruno fino a Cado in su i nostri riescono a svolgere una preziosa rilettura dei nostri tempi cercando di custodire e preservare quello che conta veramente.


Onorata società – L’animale animale (Autoproduzione)

Risultati immagini per onorata società l'animale animale

Raccontare di questa quotidianità attraverso l’ironia contagiosa e motivata grazie ad un sound in evoluzione che si esprime attraverso il contagio di un Mediterraneo da scoprire e qui posto a veicolo nel proporre a dismisura l’abbandonato e il ritrovato lungo gli scogli di questa e altre vite. Il terzo disco degli Onorata società parte in quarta grazie ad un suono fresco che non cala mai di appeal, anzi intensifica via via il proprio senso di appartenenza a questo mondo grazie a melodie di un certo spessore che scorrono alla velocità della luce e lasciano immagini colorate di una vita che diventa racconto sociale del nostro essere coinvolgendo apertamente una società al limite da cui cercare di trarre un briciolo di umanità. L’animale animale si apre con Randagi a ben rappresentare un suono che diventa circolare e ci conduce mano nella mano attraverso pezzi come Bisogno necessario, Nuovi eroi, Il cuore di Andrea e il finale lasciato a Finalmente social. Il disco dei nostri non passa di certo inosservato, sa coniugare i ritmi del mondo con qualcosa di moderno che ricerca nella realtà virtuale di questi nostri giorni un punto di fuga necessario. 


Fukjo – Quello che mi do (Autoproduzione)

L'immagine può contenere: notte

C’è della tossicità in questa musica d’autore che si esprime attraverso melodie alternative e psichedeliche capaci di dare un senso e un nome alle rotture dell’animo umano in una auto analisi di immagini preponderanti che si condensano nell’attimo prima dello scoppio di una musica rock fatta di costrutti e strutture non delimitate e delimitabili, ma piuttosto una piena coscienza di una potenzialità mai immediata, ma incanalata nel bisogno di scoprire la parte più oscura di noi in un fare i conti perenne con la nostra storia, con la nostra memoria in espansione, per cinque pezzi, quelli della band pugliese Fukjo che abbandonano strade e porti sicuri per lasciarsi andare a nuove scoperte mai delimitate, ma sperimentali quanto basta ad incrementare un noise centrato, un noise mai così disturbante, ma un suono di salvataggio capace di abbracciare limiti e confini dei nostri sogni, dei nostri incubi più remoti.

The Pier – s/t (Faro Records)

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto

Improvvisazioni sonore che si ritraggono dal fondale azzurro cielo per andare a colpire la notte nei suoi punti più nevralgici intessendo trame geometriche consequenziali, quasi prive di logica e sulfuree occasioni di rimembrare una ventata ariosa di indie rock contaminato a dovere, difficile da incasellare, difficile da descrive e in grado di porsi da tramite essenziale nei confronti di un mondo in rovina, aggiustando il tiro e incrociando sonorità che si dispiegano e rendono gli arrangiamenti sostanziosi, mirati e prorompenti, per un disco senza titolo quello dei The Pier, un disco che travalica il sogno e travalica il quotidiano, lontano da forma consuete di inscatolamenti pop e vicino a forme sonore soggettive impreziosite da un’introspezione che culmina in pezzi come Exit Flowers o la finale Pier per un album da leccarsi i baffi in questo finale di anno, un album così categorico da non poter essere ricondotto a nulla se non alla mente contorta e in continuo divenire di questa band pugliese che stupisce rinvigorendo il passato rock stantio e primordiale.

Moustache Prawn – Erebus (Piccola Bottega Popolare/MarteLabel)

Questa è musica che viene dal mare.

Fuori da ogni etichetta di genere in un cantato beatlesiano targato 2.0, tra un susseguirsi di cambi di tempo, maestose variazioni e incontri sonori che ammiccano in modo evidente, ma anche personale, ai mostri sacri della musica rock targata ’70.

Beck sarebbe felice di questo lavoro e ancora di più lo siamo noi, perché questo album, è maestria calcolata e nessuna nota è lasciata al caso o al tempo che verrà, ma ingloba e ci rende partecipi di quel tutto, un tutto capace di scuotere e oltretutto convincere.

I Moustache Prawn convincono a dismisura grazie a questo Erebus che sembra la colonna sonora di un racconto fantasy fuori dal coro, non allineato, poco propenso all’orecchiabilità, ma che nella sua varia natura ci regala emozioni che non sono da pagare con quattro miseri soldi, ma ad ogni ascolto ci fanno comprendere in modo evidente l’originalità della proposta e la fatica di promuovere musica di così alto livello, strutturata e incorniciata a puntino.

Su tutti pezzi come Something is growing, la sbilenca Solar e la floydiana Eating plants suonano come una cena tra orpelli da disintegrare e buon gusto da dispensare ancora.

Loro sono pugliesi, di Fasano, sono però animali che provengono dal mare, sono usciti dall’acqua qualche anno fa e con il tempo hanno potuto condividere palchi di tutto rispetto con artisti del calibro di  Hugo Race, Zen Circus, Bud Spencer Blues Explosion…tuffati nell’inesorabilità dell’esistenza i nostri però si vogliono ancora cercare il giusto spazio tra la folla che li circonda, in attesa di ritornare nelle profondità marine, nel felice vivere dentro ad una conchiglia.

 

 

Nastenka aspetta un altro – Preti pedofili ep (Autoproduzione)

nastenka-aspetta-un-altro-musica-streaming-split-epE’ il risultato di accorgimenti e prese di posizione così lontane dal mondo del mainstream e così gratificanti che altro di meglio non ci si poteva aspettare dalla collaborazione in questo minì split – ep di “Nastenka aspetta un altro” e dei già conosciuti precursori “Preti Pedofili”.

I colori si uniscono indivisibilmente cercando una tonalità comune che nella diversità e contrapposta scelta stilistica ricava una commistione unica e rara nel panorama underground italiano.

“I Nastenka aspetta un altro” aprono coverizzando la traccia “Impero” dei secondi preannunciando note acide e prolungamenti post rock per lasciare lo spazio a “Patto con la bimba bianca” in cui Clementi e Offlaga prendono un te sulla riva di un mare in tempesta chiacchierando con Gatto Ciliegia.

I secondi “Preti Pedofili” in traccia 3 prendono in prestito “C’est femme l’autre mon de dieu” pezzo dei Nastenka che suona molto più cupo e agghindato dalla voce cavernosa del sempre presente Strippoli, derive molto metalcore in “Cancro” animale dal cuore reciso e abbandonato.

Si sconfina in questo split, si parte con stile per raggiungere profondità cavernose e rumorose che fanno da ambient per un horror movie si serie A, la Puglia si rivela con questo cd lasciando presagire che tanto di buono si può incanalare con la volontà e la capacità; unire il bianco al nero, il vecchio e il nuovo per una più facile comprensione della vita circostante.

 

Etnia SupersantoS – L’abominevole uomo delle fogne (Adesiva discografica / Edel)

 

Disco frullato che ti fa ballare tutta l’estate.

Testi mai banali e scontati, ironici e taglienti, spunti di riflessione e allegria contagiosa per questa band alla seconda prova da studio.

Disco prodotto dall’onni presente Paolo Iafelice (già collaboratore di Fabrizio de Andrè, Vinicio Capossela, Pfm, Daniele Silvestri ecc.)

La super-band è accompagnata da prestigiosi ospiti: Gianluigi Carlone (sax soprano della Banda Osiris), Gianni Masci (chitarrista degli Jolaurlo), Francesco Giorgi (violinista del Trio Radio Marelli), Gaetano Santoro (sassofonista di Roy Paci e Aretuska) e Roberto Solimando (trombonista deiMusici).

Tutti i brani sono un condensato di ricerca e bravura, più si ascolta questo disco più si possono trovare mille sfumature diverse che valorizzano particolari nascosti.

Bruno Damiani, paroliere del gruppo, nonché voce, ricorda il miglior Bennato che incontra sotto l’ombrellone Bordignon leader dell’avant-rock band dei Casa.

Le musiche ricordano talvolta il gruppo 3000 bruchi.

Si parte dalla Jungla per arrivare al Ministero (trovate pure Voi il collegamento..), in mezzo Gli etnia Supersantos ci raccontano che L’opinione popolare si concentra sull’avvenimento i giornali, la Nazione, il Governo e la Juventus,in Infetta toccano temi socialiIl tuo conto in banca il tuo banco posta dalla paranoia lui ti salverà drogata ma non vedi che sei drogata se ti fossi ammazzata a quest’ora non saresti più drogata il singolo Cazzo, Stasera alla disco!!! è un inno contro i locali da stuzzicchini e aperitivo Cazzo, stasera alla disco balliamo di brutto dai vieni con me.Cazzo stasera alla disco balliamo su un disco del Topo Diggei mentre in M’annoia ci si chiede se è più vero vivere la propria vita da artista o consegnare la propria esistenza all’X-factor di turno.

Con la seconda parte del disco si mantengono sempre toni ritmati e di alto livello: swing, reggae e folk che accompagnano canzoni godibili, da spiaggia e piedi nell’acqua come le atmosfere di Abbandonati da Dio e dagli uomini.

L’apice però dell’album si raggiunge con il pezzo che da il nome al disco: L’abominevole uomo delle fogne.

Una canzone irriverente questa, ma dal bellissimo significato che parla di incontri mancati e il tutto viene spiegato in questo modo:

una mattina uno dei componenti della band non meglio nota come etnia SupersantoS era in bagno e si stava asciugando i capelli. Accorgendosi che alcuni di essi erano adagiati sul fondo del lavandino aprì il rubinetto per lasciar defluire il tutto. Vedendo svanire i capelli giù per il tubo dello scarico venne colto da un’improvvisa febbre e scrisse questo brano partendo da un pensiero filosofico: “i miei capelli finendo nelle fogne incontreranno i capelli di altre persone che io fisicamente non incontrerò mai”.

Disco sicuramente di notevole spessore che riempie un vuoto nel panorama italiano di genere; unico neo forse la troppa comunanza e somiglianza di alcune canzoni presenti nell’album.

Da sottolineare comunque la presente e importante ricerca musicale del gruppo sia sul piano musicale che su quello testuale. Bravi.