Priscilla Bei – Facciamo finta che sia andato tutto bene (Lapidarie Incisioni)

Torna il mondo velatamente pop di Priscilla Bei torna con un disco intero dopo l’Ep già recensito su queste pagine Una storia vera, torna con fare sempre e comunque disincantato anche se l’insieme colorato di mondi raccontati nel primo disco trova una direzione più incisiva, matura e completa in questo Facciamo finta che sia andato tutto bene. Le parole del titolo non sono posizionate a caso, ma piuttosto trovano una certa logica nell’ascolto completo ed esaustivo di queste nuove tracce sporcate da un’elettronica che funziona e convince sin dal brano d’apertura Caos con Valentina Polinori e via via proseguendo con un approccio musicale che incontra il jazz, il reggae e una musica d’autore che non si accontenta, ma che piuttosto scava nei sentimenti umani, nelle relazioni, attraverso i delicati fili che sottendono il nostro infinito vivere. La capacità espressiva della nostra è cosa ben rara e si apprezza in toto nel proseguo dell’ascolto attraverso pezzi come Keplero, Livorno, Doveva Succedere con Lucio Leoni e la finale Autostrada. Il disco della cantautrice romana è un insieme eterogeneo di semplicità e bellezza che di certo non stanca, ma che piuttosto trova inevitabilmente le correlazioni che portiamo al nostro interno, attraverso identità, attraverso i legami indissolubili con questa vita. 


Priscilla Bei – Una Storia vera (Autoproduzione)

Entrare in punta di piedi in un mondo delicato, fatto di piccole cose che si trasformano in sostanza, in energia da poter vincolare, ma allo stesso tempo in passi da incidere in un incedere della vita che non sempre risulta dolce e sincero, ma si porta appresso le vicissitudini, le ansie e gli abbandoni, gli stretti contatti persi in un giorno quieto d’autunno.

Priscilla Bei regala un album di cartapesta, un album aperto alla vita dal colore cartone, pastelli da appendere sul filo dei ricordi a ricomporre un viaggio dentro al passato, alla memoria che appartiene a tutti Noi, un cammino fatto di sogni, conquiste e paure.

Il passare delle stagioni in queste cinque canzoni è scandito da acquarelli leggeri che riempiono, lasciando qua e la sprazzi di luce bianca.

La voce delicata si sposa perfettamente al pop jazz sopraffino fino a condurci alla creazione di una musica che non è semplice intrattenimento, ma che richiude in se una variegata miscela di colori che si sposa bene con il suono creato da Giacomo Ronconi alla chitarra, Nicola Ronconi al contrabbasso, Antonio Vitali alla tromba e Daniele Leucci alle percussioni.

Un disco che denota classe, un pizzico di follia e tante buone intenzioni, una storia che potrebbe essere tranquillamente la nostra, una storia da raccontare, Una Storia Vera.