LeFragole – maremosso (Autoproduzione)

Sound che abbraccia il passato per il nuovo disco del duo bolognese LeFragole, un disco che si dipana lunghissimo lungo le diciannove tracce proposte intessendo rapide trame che sfiorano una musica che fa da ponte con gli anni ’70, Lucio Battisti su tutti e che instaura con l’ascoltatore quasi un live proposto a suon battuto per carpirne estetica, poetica e ironia disincantata che racconta e si fa raccontare in un moto ondoso che non ha il bisogno di dare lezioni di vita, ma piuttosto rende il tutto racconto da ascoltare. Canzoni acustiche si alternano a qualcosa di più movimentato dalla title track passando per RadioAlice, Lacanzonedelsorriso, Lafavoladegliorchi, Destino, Baciabbraccio e l’introspettiva finale lasciata a Ilcuorenonhasempreragione rendono la proposta accattivante e in continuo mutare. Maremosso è un senso perenne di appartenenza e di uscita da un mondo in cambiamento, ci sono i tormenti della vita, le gioie quotidiane e l’ordine delle cose a cui dare sempre un senso nuovo per un duo composito davvero interessante e con quella marcia in più capace di creare sostegno tra il mondo per così dire commerciale e quello più indie impegnato.

Luca Bretta – L’1% (All For Disconnected)

Pop post adolescenziale che mette a nudo l’anima di un giovane poeta e si racconta in amori a sfondo elettronico per un suono che rimanda ad una via di modernismo e fuggevoli carezze per un cantautore che riesce, grazie al successo dei singoli Love Adventure e Basti tu a rinvigorire la formula del nuovo, senza dare nulla per scontato, ma piuttosto proseguendo il cammino prima intrapreso. Luca Bretta è un musicista trentino, ma di origini emiliane, un autore che riesce ad entrare, con parole semplici, all’interno del nostro vissuto con una poesia urbana di sicuro appeal, attraverso un lavoro composito che spazia lungo vari generi e si inerpica tra il cuore e le emozioni più nascoste. L’1% è in primis un disco d’amore anche se non dichiarato, un album che trova la propria forza e la propria direzione da seguire nella quotidianità e nei diluvi di ogni giorno, nell’attimo da vivere e nell’esigenza del tutto terrena di parlare con facilità e limpidezza delle piccole cose che ci hanno fatto diventare adulti.

Daniele Isola – Animali Urbani (Self)

album Animali Urbani - Daniele Isola

Visioni d’insieme che convergono creando e multisfaccettando la realtà in caleidoscopi colorati e convinti di raccontare impressioni, stati d’animo, forme nuove e decostruite di avventure urbane che raccontano il mondo circostante, si soffermano ad osservare i palazzi intorno narrando storie, confrontando stili e imbrigliando momenti che si fanno essi stessi parti integranti di questo Animali Urbani. Daniele Isola ci consegna una prova che ha il gusto del cantautorato moderno, spruzzato dall’elettronica e tangibile quanto basta per creare micro mondi che sembrano quasi artificiali, ma purtroppo sono reali. Il nostro utilizza ironia di sorte tagliente, facendo alle volte quasi autocritica e tornando sui propri passi per conquistare la tanto sospirata aria che la stessa città tende ad allontanare. L’album, prodotto da Pietro Paletti, vede anche la collaborazione di Anna Viganò, per i più conosciuta come Verano e precedentemente chitarrista nell’Officina della camomilla e negli Intercity. La cantautrice presta la voce nella bellissima In un’ora, ballata d’amore e di ritorni riuscita nella sua semplicità nell’intento di comunicare sottili emozioni. Da Piano 24 a Supereroi questo Animali Urbani convince attraverso un’attitudine spiccatamente pop, convince per composizione e capacità testuale nel rendere al meglio concetti attraversati da una ridotta porzione di vita e qui ampliata a dismisura grazie alle nove canzoni proposte.

Non Giovanni – Stare bene (IRMA Records)

Secondo album per Giovanni Santese, cantautore pugliese che utilizza l’ironia di fondo in modo arguto e meditato parlando di piccoli patemi e di stati d’animo che influiscono nel nostro essere al mondo, nel nostro stare bene. Il senso profondo del disco lo possiamo scovare all’interno di un pop elettronico ben condito e farcito, come l’attuale scena indie vuole, mettendoci però anima e cuore nello stabilire una profonda comprensione di sé e del circostante, narrando di piccole vicende e facendo del citazionismo, soprattutto nella traccia d’apertura Dan Brown, una chiave di lettura per comprendere in profondità stilemi appunto identificativi e canzone d’autore che strizza l’occhio al passato creando ponti di collegamento con tutto ciò che è stato. Canzoni come stare bene con te, Questa è la migliore, Quest’estate, Non lasciarmi indietro sono, a mio avviso, punti importanti di un’omogeneità davvero bella nel senso più intero del termine che grazie ad un’ottima produzione raggiunge picchi emozionali elevati e di sicuro effetto. Stare bene è un disco più maturo del precedente che non segna un confine, ma sicuramente getta le basi per approcci di originalità da intensificare nel corso del tempo. Un album che scova nelle parole la bellezza del momento, la bellezza di tutti gli attimi da vivere da qui al futuro.

Kaufman – Belmondo (INRI)

Omaggio a Jean Paul e alla Nouvelle Vague, alla bellezza da cogliere nell’attimo, all’istante che cattura sguardi e polaroid di un tempo andato pur proiettandosi in un futuro complesso, stratificato e ottenuto in una sostanziale ricerca musicale che fa della perfezione edulcorata un marchio di fabbrica davvero interessante e ricercato. I Kaufman sono tornati, sono tornati grazie a quella forza musicale che li aveva caratterizzati nel precedente e già recensito in queste pagine Le tempeste che abbiamo, i Kaufman sono tornati con un album meno oscuro, in parte più solare, ma comunque intriso di quella velata malinconia di fondo che racchiude gli anni migliori della nostra vita, del nostro essere vivi e ci conduce simultaneamente a scoprire le parti più nascoste di noi, le parti che non sapevamo di conoscere e che ora possiamo affrontare. 38 minuti di musica scritta con il sempre presente Alessandro Raina dei compianti Amor Fou, poco più di mezz’ora di canzoni che si inerpicano tra i singoli L’età difficile e Robert Smith fino ad attendere passioni in pezzi importanti come Senza Fiato, la bellissima Alpha Centauri o Ragazzi di vita. Citazionismo eclettico che assapora il momento, pop ben congegnato in un meccanismo che odora di emozioni per una produzione dal gusto cinematografico da osservare attraverso l’esplosione colorata di un caleidoscopio in divenire.

Skelters – Rivoluzione 9 (IRMA Records)

album Rivoluzione 9 - Skelters

Cantautorato sottile e studiato che ha il sapore degli anni ’90 e del primo 2000, un indie d’autore capace di seminare cristalli di luci e ottenebrare il circostante con leggerezza mai troppo compressa, ma piuttosto raggruppando un insieme di caratteristiche intrinseche ad una specificazione e ad un intrecciarsi di rapporti umani e di vite vissute. Un ciclo quindi quello degli Skelters, un ciclo che raggruppa malinconie pop alle schitarrate arancioni della Terra d’Albione in un concentrarsi quasi metafisico di poesie in musica che si spingono oltre e vogliono costituire un punto d’approdo per soddisfazioni e meriti ricchi di rimandi al Bianco dei Beatles, ma qui riproposti in chiave attuale senza mai strafare, ma piuttosto concentrandosi sulla pulizia dei suoni e sulle parole che nel disco contenute danno un senso diverso ai sentimenti che ci toccano da vicino. Siamo è la traccia d’apertura che conduce ad Eroe e poi a pezzi necessari come Senza lei o il finale lasciato a Chimica dell’amore per un gusto vintage che riprende aspetti e stilemi passati, senza però dimenticare l’epoca in cui viviamo, un’età dove l’assoluta ricerca di un qualcosa di diverso per sopravvivere porta alla luce dischi notevoli come questo e ci fa sperare in un ritorno all’essenzialità che anche in musica ha il bisogno necessario di ritrovare la propria purezza.

Ardan – Voyage d’une seule nuit (ALKA Record Label)

Viaggiare ricoperti di polvere di stelle che si insinua lentamente nei nostri sogni e ci abbandona in un solo istante a ricoprire le speranze di un avvenire di concretezza e realtà ad occhi aperti in un’incalcolabile bellezza di tutto ciò che può ancora accadere. Gli Ardàn, progetto nato nel 2015 da Alessio Ruscelli e Alessandro Marchi, stimolano l’intelletto nella costruzione di viaggi nello spazio, un itinerario di una sola notte che colpisce per profondità e completezza, alternando la canzone pop a brani strumentali a lento rilascio che intensificano la comunicazione e si rendono necessari per farsi veicolo principale di concetti da trainare lassù nella parte più nera che risiede sopra le nostre teste. Voyage d’une seule nuit è anche un viaggio di scoperta e di purificazione, un viaggio dentro l’animo umano che si concede, sintetizzato a dovere, boccate di ossigeno prezioso prima del grande salto nel vuoto, metafora, nonché parabola, delle essenze nostre più preziose. Ciò che ne esce è un album caratterizzato da un inizio e una fine che si rincorrono a ciclo continuo, attraverso un moto perpetuo che regala lucentezza alla parte più nascosta di noi, in una complessità di base che incamera al proprio interno la vita, la morte e l’amore.

Family Business – Family Weakness (Believe)

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Incrociatori pop per un duo liquido fatto di pelle e sudore, coppia sul palco e coppia nella vita, buskers per scelta e musicisti per esigenza che sapientemente raccolgono l’eredità dei suoni popolari, quelli un po’ammiccanti con ritornelli che si fanno ricordare per consegnarci una prova finanziata attraverso la piattaforma Music Raiser, una prova di sostanza dove non ci sono sbavature e i pezzi presenti sono la summa interiore di un pensiero che affronta la vita a testa alta. Registrato, mixato e masterizzato al Fusix Studio di Andrea Fusini, il disco dei Family Business suono di per sé molto internazionale con piglio deciso e voce graffiante non si limita a scopiazzare qualcosa di già sentito, ma piuttosto l’energia che traspare dalla prova stessa è veicolo per dare forma a concetti che si fanno portatori di vastità da incamerare e dove tutto è al proprio posto tra il folk e lo gipsy, passando per il già citato pop, tra il partire e il tornare e tutto il mondo all’interno da scoprire in sodalizi che non si pongono una fine, ma piuttosto ricercano costantemente un inizio da cui partire.

Stramare – Non preoccuparti (Autoproduzione)

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Canzoni soppesate al filo del ricordo e pronte ad entrare in una semplicità di fondo che è maestra di scuola e maestra di vita in grado di far intercorrere pensieri d’amore mai ostinati, ma piuttosto leggeri e profondi che si affacciano alla quotidianità in costruzione e rendono il tutto un affresco di idee dolci/amare di inquietudine, ma anche di rimpianti e momenti che non torneranno più. Il nuovo di Ep di Matteo Palazzolo è un concentrato di suoni neo folk moderni, chitarre da spiagge attorno al falò della vita e tanto interesse nel comunicare significati e disillusione con un approccio volutamente scarno ed essenziale, tra un vecchio Battisti e un più moderno Colapesce nell’eterna ricerca di volar trovare la canzone perfetta, quella capace di racchiudere un concetto, una sensazione, uno stato d’animo. Quello che ne esce è un raffinato dischetto pop, mai gridato, ma piuttosto sussurrato in cui tutto è in ordine e nel contempo fuori posto, in direzione del vento su di un mare che bacia la sera e il sole pronto a ritornare.

ELLA GODA- ELLA GODA (Bulbart)

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Il gusto per l’orecchiabilità e per i testi di certo non banali si assapora nel disco omonimo degli Ella Goda, band bergamasca che compie l’impresa di uscire dagli stereotipi moderni per dare giusta freschezza e risalto ad una prova in stile power pop piacevole e sicuramente alquanto riflessiva, capace di imbrigliare costantemente una tensione che esplode attraverso schitarrate d’oltremanica a comprimere gli spazi per esaltarne le parole e ambienti d’attesa tra  momenti della nostra vita in costante avvicendamento di citazionismo mosso da uno spirito kubrickiano che si assapora già nel singolo d’apertura La cura Schopenhauer fino ad approdare a terreni di delirio in prosa psichedelica in Uomo e cosa giusto compiacimento di natura filosofica che accompagna poi pezzi come Solo il silenzio o la finale Anni luce da te. Quello degli Ella Goda è un disco che riesce a mescolare le carte in tavola attraverso un uso di stile variegato e prontamente decisivo nello scegliere da che parte stare, dieci tracce orecchiabili che non tralasciano l’importanza testuale nel comunicare qualcosa che riguarda da vicino anche noi.