Barely Awake – S/T (DIYSCO)

Entrare prepotentemente e in modo assurdamente reale in un mondo fatto di geometrie esistenziali che si contorcono in un suono non apostrofabile e non incasellabile, che si dimena tra utopie e velate dolcezze in fulmini di tempesta e coraggio in un periodo di vacche magrissime per l’industria musicale.

Si parte in primis con il piacere di suonare e questo il gruppo di Pesaro lo sa benissimo, in quanto dimentica la forma canzone statica per lasciarsi andare a divagazioni sonore che prendono la migliore proposta della psichedelia degli anni ’70 per comporre e sottolineare attitudini e bisogni post rock che abbracciano il post metal per creare una commistione di math rock sperimentale allo stato puro in bilico tra gli acuti di Jeff Buckley e un Frenk Zappa dissacrante, strizzando l’occhio alla musica post grunge americana di fine anni ’90.

Un disco quindi imprevedibile, suonato quasi jazz in chiave rock, capacità tecnica elevatissima e una grande forza interiore che si  esprime prepotentemente lungo le 16 tracce dell’album tra pezzi gridati e atmosfere rarefatte che lasciano ai cambi di tempo l’onore di ricomporre la strada ancora un volta.

Un genere conosciuto a livello strumentale, ma che i nostri con concentrazione e con dosata ambizione si promettono di renderlo comunicabile ai più tra testi esistenziali e portatori di suoni cosmici ed efficaci.

Ricucire e creare, scomporre  e ricomporre in un’imprevedibilità che fa scuola ancora una volta, disorienta e ammalia, colpisce allo stomaco e non ti lascia aria, anzi ti fa accarezzare le vette degli alberi per vedere la luce.