Ongaku Motel – Volcano (Autoproduzione)

Spogliati di qualsiasi orpello inutile e dilettevole il trio milanese di folk pop si lascia cullare dai flutti indisturbati e indissolubili di un mare lontano facendosi portatori di un suono che per lo natura è fonte di cambiamento e riesce in modo semplice e diretto a conquistare spazi sempre più veri e affermata capacità espressiva e compositiva, in modo di fissare concetti di un substrato in piena eruzione.

Volcano è il titolo di questo secondo Ep e si discosta dal precedente per maturità stilistica raggiunta e forte personalità impressa in un continuo circolare che convince e imprime il senso e il bisogno del viaggio, quasi fosse una sorta di parallelismo con ciò che ci portiamo dentro, le nostre aspirazioni, i nostri sogni e i nostri vuoti a rendere.

Sei tracce dalla spiccata esigenza di partire e dalla spiccata esigenza di raccontarsi iniziando con l’apertura affidata a Occhi Pesti e poi via via fino al finale ironico e disilluso di Amare gli amari.

Un disco pieno di spunti e musicalmente ben calibrato, che rende onore ai sogni e per un momento ci fa scordare il buio di ogni giorno.

 

 

Ongaku Motel – Ogni strada è un ricordo (Autoproduzione)

Primo disco, primo Ep per gli Ongaku Motel e direi anche prima soddisfazione collettiva per questo gruppo proveniente dal milanese che associa melodie acustiche per cosi dire semplici a testi che parlano di tutti i giorni, quasi a non voler far morire il giorno, esorcizzando la notte che deve ancora arrivare.

Ogni strada è un ricordo, è un racconto di un viaggio e di tutto ciò che uno si porta a casa, un’istantanea di case tutte diverse dove il sapore delle fragranze si mescola ai profumi di terra bruciata, una commistione molto particolare e riuscita.

A livello sonoro ci troviamo davanti a Battisti e a Gazzè, ma anche ai Perturbazione di mezzo, per intenderci quelli di Canzoni allo specchio e Pianissimo Fortissimo; alle volte più introspettivi di quello che sembrano o che vogliono apparire i nostri si concedono cinque pezzi di naturalezza domestica, pronta a stupire e a lasciare il segno.

Le cose che mi hai detto è canzone in stop motion che apre la strada all’introspettiva Le mie paure, la title track è ritmata quanto basta per voler concedersi il lusso di far muovere il piede su e giù.

Chiudono bene il cerchio Settembre e la narrazione sonora di Elia e Michelle.

Un disco di facile ascolto, diretto e immediato, pronto ad essere ascoltato più e più volte, senza rimpianti e senza preoccupazioni, un cammino segnato e una strada da seguire tra vecchie fotografie e ricordi lontani.