Novadeaf – Bellicus (Beng!Dischi)

BELLICUS

Dalla copertina mi aspettavo una specie di disco prog metal alternative stoner grunge invece ascoltando il lavoro di Novadeaf, all’anagrafe Federico Russo, già dalle prime note ci troviamo su territori prettamente pop conditi da una sorta di elettronica di fondo basilare a ristabilire con l’ascoltatore un approccio di facile presa e perennemente in bilico tra internazionalità e italianità introspettiva. Bellicus è un album di ampio respiro, capace di guardare oltre confine e nel contempo proiettarci all’interno di un mondo dove lo stesso autore sembra parlare di qualcosa di personale e continuamente mutevole. Otto canzoni a dipingere un quadro variopinto che abbraccia Genesis, Police, fino ad arrivare alle sperimentazioni dei Radiohead a creare una scatola aperta ricca di spunti pronta a spiccare il volo.


Novadeaf- Carnaval (DreaminGorillaRecords)

Strumentisti mutevoli e cangianti che si inoltrano in boschi di betulle inospitali per aprire l’oscurità alla passione, incanalando energia e scoprendosi capaci di sprigionare un pensiero riconducibile a diversi strati e teorie musicali, mai ben definiti, ma che abbracciano in modo elegante e anche direi con un tocco di finezza il pop, l’elettronica e l’indie folk d’oltreoceano, tornato alla ribalta con artisti del calibro di Bon Iver senza dimenticare Micah P Hinson e Bonnie Prince Billy fra gli altri.

Un disco che ruota attorno al polistrumentista e mente della band Federico Russo che per l’occasione si dimena tra basso, chitarra, voce, tastiere ed elettronica in un connubio con gli altri membri: Matteo Quiriconi alla chitarra e Matteo Amoroso alla batteria, andando oltre la concezione di power trio e riempiendo di sovrastrutture le sonorità che di volta in volta sono lo specchio dei nostri giorni, sono l’immagine di chi crede nell’evoluzione e nella maturazione data dal tempo e da tutte le forme sonore che verranno.

Con questo album i ritmi sono colorati, cangianti; si abbandonano le buone idee del primo Humoresque, anche se più cupe e misteriose, per lasciare spazio a strade in continuo divenire, dove le ombre del passato sono solo un ricordo che per ora, se non per alcuni passaggi malinconici, è giusto riporre nello scrigno della nostra memoria.

Otto canzoni in bilico tra Radiohead e Nick Drake con un occhio di riguardo alle uscite discografiche d’oltreoceano più recenti, un disco dal sapore moderno che crea una continuità di pensiero e si fa armonia cangiante per i giorni che verranno.