To die on ice – Una specie di ferita (Grandine Records/E’ un brutto posto dove vivere/Non ti seguo Records/Weird side)

Il porno quando non sei intorno attraverso un jazz sottoposto ad un taglio cinematografico trattiene interscambi sonori con elucubrazioni cangianti e multiformi dove l’assemblaggio di elementi variabili è dimora necessaria per sperimentazioni che attanagliano le parti più nascoste del nostro cuore. Una specie di ferita sembra quasi una colonna sonora per un film di prossima uscita. Una musica suadente, a tratti disturbante, costruisce sensazioni all’interno di scatole chiuse, compartimenti stagni che bruciano di luce propria. I To die on ice trasformano l’oscurità, il nero che avanza, in qualcosa di famigliare, in un qualcosa da addomesticare, di esplicito. Lynch, Trent Reznor, Badalamenti nel loro momento migliore per un risultato che profuma di novità e persistente necessità di cercare oltre l’abisso in cui viviamo.


 

Gentle sofa diver – Off the fish tank (Non ti seguo Records)

Potrebbe essere un'immagine raffigurante mappa e il seguente testo "OFFTHE OFF THE FISH TANK GENTLE SOFA DIVER"

Musica a tratti inclassificabile se non per accentuate sfumature post rock all’orizzonte che attingono dalla miriade di produzioni targate novanta per sedimentare al suolo deflagrazioni continue, a tratti impressionanti. Il disco d’esordio del polistrumentista di Pesaro è un concentrato autorevole e contaminato. Un concentrato pieno di rimandi ad una scena che non esiste più, ma che in qualche modo batte ancora e rende ospitale e un po’ casalingo un suono da far tremare i palchi di mezza penisola. Off the fish tank, tra tutto il citato, incorpora anche una sorta di psichedelia fragorosa. Rumori che si intrecciano alla melodia per un risultato d’insieme davvero convincente. Una forza della natura inarrestabile dove spunti sonori vanno a braccetto con la sperimentazione. Da That dream I made fino a Home, il nostro Nicolò Baiocchi ci regala un dischetto niente male, dove suoni accomodanti si alternano a vere e proprie bombe sonore.


You, Nothing – Lonely/Lovely (Floppy dischi, Non ti seguo Records, Dotto)

Quartetto col botto che assaggia le intemperie di questi giorni dando sferzate indipendenti ad un suono da domare, divincolato e prepotentemente reale. Non semplice shoegaze emozionale, ma anima punk ad includere sonorità già ascoltate, ma sempre inclini ad una certa forma sentimentale che non disdegna il pop creando ponti, relazioni, affiatamento tra generi estrapolandone una cosa davvero interessante. Gli You, Nothing intrecciano i primi Placebo, ai nostrani Soviet Soviet grazie a muri chitarristici impreziositi da una sezione ritmica da far tremare il suolo. C’è potenza disarcionata e bellezza orecchiabile nelle otto tracce proposte. Da segnalare brani come l’apertura di Identity, Waves, Sonder, Closer a riflettere intenzioni mai banali nel creare un qualcosa di proprio, un qualcosa che sappia colpire. Lonely/Lovely è un’ottima prova circolare dove le inquietudini raccolte fanno da sfondo, sempre più vero, al bisogno di relazione e ricerca con tutto ciò che può essere interiorizzato.


Artico – Uscirne Illesi (Overdrive records/Non ti seguo records)

Artico - Uscirne Illesi

Incontrollabili momenti di hardcore che persistono nell’etere attraverso un post imbrigliato capace di unire At the drive in, Altro e Ulan Bator in una coesione esistenziale di testi e tanto sudore. Gli Artico confezionano un disco pieno di rimandi ad una musica semi scomparsa. Un insieme di pezzi diretti, schivi, ma che parlano con voce gridata di tutto ciò che non funziona, di tutto quel nascosto che risiede tra forme e dimensioni di conforto. Uscirne illesi non è autocelebrazione, ma piuttosto un tentativo imponente di riuscire a vivere la propria normalità nei casini di ogni giorno. Ecco allora che cadono, come pioggia suadente e fagocitante, canzoni come Lo chiamavamo casa, Purgatorio, Frastuono, Incubi, Quando arriverà il momento saremo stanchi, Schegge a ricucire le ferite, a rincorrere il proprio destino. Uscirne illesi suona veloce. Pieno. Un mare in tormenta con radici ben piantate. Un disco di genere che incanala la rabbia del momento. Undici attimi di incontrollabile energia proiettata nel presente.