Aleco – L’ultima generazione felice (Music force)

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Memorie, ricordi sul filo del rasoio a raccontare di risvolti e momenti che non torneranno più. Istantanee che alla fine sono polaroid per viaggi malinconici attraverso un cantautorato pop che sa mescolare le carte in tavola donando emozioni in simultanea cresciute attraverso l’ombra del viaggio, l’ombra di ciò che è memorabile in un sodalizio con la musica fatta non per conquistare, ma piuttosto per comunicare. L’ultima generazione felice è l’album di Alessandro Carletti Orsini, in arte Aleco. Un disco pieno di rimandi alla grande canzone del passato. Da Jannacci fino a De Gregori il nostro crea canzoni che hanno un filo conduttore. Portano con sé qualcosa che probabilmente sarà difficile da replicare e i risvolti ricreati servono per far comprendere introspezioni riflessive che osservano con occhi malinconici una stagione  d’amore lasciata oramai alle spalle. Dalla title track fino a Una panchina di montagna passando per le significative visioni di Ma che bella l’estate, Alessandro smettila, Tutti i tuoi sbagli il nostro dipinge un quadro di passione e veridicità, di fuggevole malinconia e di vibrante ricordo.


Sabrina Schiralli – Innamorata (Music Force)

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Generalmente ripudio gli album di cover, il mio no è sostanzialmente e assolutamente categorico, principalmente per un bisogno di perpetuare, anche nell’ascolto, l’idea personale, la scintilla nei confronti di una musica che attinge idee dal proprio cuore e non da quello di altri. Con Sabrina Schiralli è diverso. Il mio è stato amore a prima vista per un album di interpretazioni davvero leggere, eleganti e sincere. Canzoni capaci di penetrare e dare un punto diverso di bellezza, un punto di vista del tutto personale. Ad impreziosire questo disco, oltre a pezzi di Tenco, Lennon, Conte, Martino troviamo nel finale un pezzo originale della stessa Schirelli. Una canzone che sottolinea un innamoramento per la musica. Un innamoramento necessario per un suono che sembra non conoscere tempi e confini sedimentando necessaria meraviglia, necessaria essenza capace di esplodere in queste interpretazioni riscoperte.


Simone Piva e I Viola Velluto – Fabbriche, polvere e un campanile nel mezzo (Toks Records/Music Force)

Periferie cariche di ecomostri, fabbriche sempre aperte che si stagliano all’orizzonte grazie a fumi inquinanti, luci abbaglianti che trasformano il nostro stare al mondo in una pubblicità continua, in una desolante discesa verso il nulla totale. Fabbriche, polvere e un campanile nel mezzo è l’incontro con il nostro stare al mondo. Una polaroid scattata nell’opulento nord est italiano, una fotografia lineare di ciò che ci circonda raccontata con maestria e ironia a coronare un’esigenza di rappresentare in musica uno spaccato di questa società. Simona Piva e I Viola Velluto ritornano con un nuovo album. Un disco pregno di storie dall’animo westernato e folk, impregnate di cantautorato da osteria che ricorda i primi TARM per freschezza e genuinità e per ciò che viene raccontato. La battaglia infuria che fa da apripista al disco è forse la canzone più riuscita. Un pezzo da mandare in loop a tutto volume fino all’indigestione totale. Il mondo rappresentato dai nostri rispecchia inesorabilmente quello che si respira nelle regioni del nord Italia. Raccontano di una provincia inglobata, raccontano di questo nostro tempo infame, dove forse i sentimenti saranno l’unica cosa che ci potrà salvare.


Konrad – Luce (Music Force)

Viaggio nelle parole più profonde capace di scardinare vincoli di sistema attraverso racconti del quotidiano che interessano e percepiscono attenzione particolare nel ritrovare qualcosa che era nascosto e che pian piano è uscito allo scoperto. Luce è il disco di Konrad ex Radiolondra e ora approdato per l’occasione attraverso un rock d’autore che amplifica visioni e permette all’ascoltatore di conoscere pian piano un mondo in divenire, un mondo che è e diviene esso stesso scoperta e punto d’incontro. Luce è andare oltre l’oscurità con pezzi come Foglie sotto i passi, Your eyes, Il sogno reale, la stessa title track, Seattle, Domani. Un disco dedicato alla figlia dello stesso autore, un’ispirazione profonda che tocca le corde più vicine al nostro cuore e riesce, con un soffio di vento, a riportare in ordine, il disordine temporaneo interno, creando magia e quiete, sostanziale calma e bisogno di illuminare ogni cosa.


Vaniggio – Solo un sogno (Music Force/Egea Music)

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Classic rock d’annata cantato in italiano a ricoprire di vapori sulfurei i tanto attesi viaggi lungo strade infinite, lungo strade che non portano in nessuna direzione. Torna Vaniggio, all’anagrafe Iva Griggio, musicista con esperienze notevoli in numerose formazioni. Torna con un disco che abbraccia l’arte del sogno e scompare mellifluo a ricoprire di polvere e di terra ciò che è stato, ciò che ci siamo portati dentro e che non riusciamo più a scordare. Le canzoni si snocciolano ruvide e gli appigli precostituiti per comprendere a fondo la poetica d’azione del nostro rendono più chiari significati e sovrapposizioni create. Da A volte basta fino a Stessi sbagli, passando per le riuscite Amoreuncazzo, Dai un nome alle cose, Mai come sembra il nostro confeziona una prova di impatto, ben suonata e graffiante. Un album che fa della comunicazione un’arma necessaria per andare oltre i preconcetti e le illusioni della vita moderna.


Alessandro Angelone – Stars at dawn (Music Force/Egea Music)

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Chitarra pizzicata a creare atmosfere eteree e sognanti dove l’abbraccio sostanziale con altri mondi si rende costante in un’attesa che ammalia, protegge e rassicura. Il disco del giovane chitarrista di Pescara è un connubio unico di stati emozionali ricoperti dal bisogno di comunicare, di andare oltre le apparenze per un suono maturo che si fa quadro esperienziale da scoprire pezzo dopo pezzo. La particolarità del nostro sta nel riuscire a dare vita a fotografie che possiamo ammirare fuori da qualsiasi tempo, lontano da stereotipi e mode da inseguire, ma piuttosto facendo della soggettività una chiave di apertura necessaria per comprendere questo e altri mondi. Notevoli The Key, Dreams, Night, Rayn e la finale title track, notevole la scelta di colori evocata per un disco in fingerstyle davvero sorprendente. Un album che a tratti lascia a bocca aperta anche il più incallito degli ascoltatori.


Sarah – Le coincidenze (Music Force)

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Racconto corale di giorni e sensazioni che si percepiscono all’interno di un sole che fa capolino fra le persiane della vita e riscalda con una voce soul e concentrica i nostri giorni di primavera. Il disco di Sarah racchiude al proprio interno piccoli spaccati di realtà che inevitabilmente parlano vicino al cuore di chi vuole ascoltare imbracciando le sensazioni di una musica d’autore italiana che scava nella nostra quotidianità e tenta di creare una comunione importante con l’ascoltatore. Disco semplice, canzoni incisive, ma mai invadenti, pezzi che con capacità stilistica entrano e parlano da vicino dei problemi della vita grazie a una scrittura fresca, una scrittura inglobata e concentrica. Dalla title track fino a L’esigenza la nostra riesce a creare una spirale di elementi in simbiosi capaci di coniugare passato e presente, vita e desiderio di raccontare una parte nascosta, la parte che manca. 


The high jackers – Da bomb (Toks Records/Music Force)

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Super band capace di trasportare l’ascoltatore in un universo parallelo catapultato indietro nel tempo tra un r’n’b anni settanta e qualcosa di più arcano, ancestrale, quasi magico. Il progetto creato da Mr. Steve, all’anagrafe Stefano Taboga, raduna al proprio interno musicisti a rotazione capaci di improvvisazioni sonore riadattando ad ogni occasione i pezzi sia per pochi elementi che per l’intera band al completo. Da bomb è un disco che affonda le radici nell’anima più soul che ci portiamo dentro, è una manciata di canzoni che segna a tempo di rock il cammino da seguire e lo fa attraverso dodici brani caratterizzati da una forte impronta personale. I The high jackers sono una band che richiama inevitabilmente al passato, sia per capacità intrinseca che per doti di comunicabilità, pur mantenendo al proprio interno elementi di contemporaneità e originalità. Da Burgers and beers a This is the sound i nostri confezionano una prova unica nel suo genere. 


KOM – Grazie Vasco (Music Force)

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Cover band, tra le più rappresentative del Vasco nazionale, scrive, interpreta e musica un disco di pezzi originali che trovano nell’ispirazione rossiana un punto di contatto palesemente similare, sia per suoni che per timbro vocale. Diciamo che quello dei KOM è principalmente un atto d’amore, un desiderio intrinseco ed estrinseco di dimostrare e dare un senso ad un cammino iniziato molti anni fa e così esploso attraverso un album di inediti che li vede partecipi di un tour “Scateniamoci” pronto ad accendere i patiti di genere sotto i palchi dell’intera penisola. Il singolone Grazie Vasco è un ulteriore conferma di quanto più sopra enunciato, mentre pezzi come Il tuo profumo nell’aria, Mentre Dormi, Sto pensando che, danno un senso introspettivo e originale all’intera produzione. Ci sono potenzialità per sdoganare definitivamente l’aurea e la nomea di cover band vaschiana, ma nel complesso l’intera produzione si attesta a diventare cibo essenziale per i fan dello stile del Blasco. 


GTO – Super (Music Force)

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Rock ‘n’ Roll d’annata che stupisce letteralmente ad ogni ascolto e si concentra a rincorre gli anni passati attraverso una musica d’insieme davvero convincente che trasforma il profumo di un qualcosa che aleggia nell’aria in un condensato concreto di vissuti contemporanei che non si fermano alle apparenze ma continuano a meravigliare giorno dopo giorno. Super è un disco che va a benzina, come le migliori storie rock, è un album diretto, ma non superficiale. Un sesto album che perpetua le tradizioni della band umbra attraverso canzoni convincenti che non perdono il fascino esteriore, pezzi ricchi di anfratti da cui poter scovare una quotidianità che ci sorprende e che brano dopo brano entra a capofitto nelle storie di tutti i giorni. Da I re della riviera fino a Mi parlerai di te Super è velocità in levare, è omogeneità che si spinge sempre un po’ più in là e non ha paura di gridare la propria appartenenza, un’appartenenza ad un mondo in decadenza, ma che grazie a questa musica trova ispirazione per aggrapparsi a tutti i nostri sogni immaginati e forse possibili.