Luigi Calvo – Dai silenzi (Autoproduzione)

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Luigi Calvo è un pittore dell’anima accompagnato dal suo piano intesse melodie fugaci ed essenziali, spruzzate da un minimal contagioso e tanto apprezzato ai nostri giorni che inverte le polarità del nostro essere per lasciare spazio alla fantasia, all’immaginazione, a tutto ciò che portiamo dentro e che non riusciamo mettere in disparte. Gli spiriti affini sono infiniti da Einaudi fino ai più indipendenti Andrea Carri e Bruno Bavota per sodalizi con la natura circostante che si estendono oltre le nostre aspettative e ci portano, con un tuffo nel passato, attraverso la nostalgia, la malinconia di ciò che è stato, partendo proprio con quella Biciclette dimenticate fino a Veglia, passando per le riuscitissime Emanazioni lunari o le lodi sospirate e attese di composizioni come Orme sulla sabbia o Nel cuore dei tuoi occhi. Luigi Calvo incamera il silenzio che ruota attorno al nostro sperare per dare forma a undici tracce di pura poesia sonora rintracciabili in una contemporaneità che attraverso questo disco trova la percezione del colore e dell’interpretazione e posizionando il nostro tra i primi del suo genere.

Bruno Bavota Ensemble – La casa sulla luna (Lizard Records)

Rara bellezza e genuina voglia di vivere si riscontrano in questo prezioso lavoro di Bruno Bavota, compositore napoletano e pianista d’eccellenza di nemmeno trent’anni.

Per l’occasione si aggh512vjivDcrL._SL500_AA280_inda a festa e con lui riunisce un ensemble di musicisti quali Marco Pescosolido al violoncello e Paolo Sasso al violino, donando ai brani quel gusto retrò e malinconico unico e inconfondibile.

La somiglianza con l’italianità di Einaudi è evidente anche se Bruno utilizza l’eredità del minimal piano passando da autori come Philip Glass, Jan Swerts o del greco Christos Kapenis e centrifugando il tutto aggiungendo tocchi di stile personali e lucenti, quali cavalcate infinite e refrain memorabili.

Non risulta facile recensire un album di questa levatura, quali siano poi i gusti musicali di chi lo fa e in secondo luogo di chi ascolta, ma questa è musica che parla alla natura in modo simbiotico toccando inevitabilmente i tasti degli affetti e delle passioni dell’anima.

E’ impossibile non lasciarsi trasportare da composizioni quali “Amour” o “Il dito si muove sul vetro appannato” o da titoli più evocativi quali “C’è un cinema laggiù” o “Il sole di domenica” ; certo è che questo ragazzo sta preparando la strada a un nuovo futuro italiano.

Chissà che cosa avranno pensato gli esperti di settore dopo averlo selezionato tra migliaia di artisti per suonare alla Royal Albert Hall di Londra in occasione dell’Accidental Festival; si saranno chiesti inevitabilmente il luogo di provenienza di questa musica non trovando risposta alcuna.

La reazione sembra invece alquanto naturale: un giovane uomo con i suoi 88 tasti che fanno sognare anche gli avvezzi agli incubi; una piccola casa, una città dormiente e una luna che le sta a guardare, questo è il luogo dove ognuno di noi vorrebbe riposare.