Michele Maraglino – Canzoni contro la comodità (La fame dischi)

Disco maturo e musicalmente aperto alla sostanza che avanza, un disco ultra moderno che delinea meticolosamente, soprattutto per chi fa troppe fotografie, uno spaccato di realtà nostro e vissuto, un inno contro la comodità e l’apatia, il non far nulla scelto e il non far nulla per imposizione.

Un disco che sa di pioggia d’Aprile le tonalità si incupiscono e regalano sogni infranti e desideri commossi da pietà che mai e poi mai prenderebbe l’iniziativa di essere quella che non appare.

Un album sulle apparenze quindi, di denuncia, verso un’Italia che va a rotoli perché siamo noi che lo vogliamo arricchiti da strumenti inutili, la fisicità che vince sulla bellezza, il futile che si aggrappa ai pensieri e li rende reali più che mai, senza una via di scampo, senza una via di fuga.

Michele racconta tutto questo e lo fa con il piglio del cantautore, che rispetto all’album precedente si apre a suoni più indie rock  abbracciando le distorsioni del brit pop e strumenti necessari quali pianoforte e tastiere per rendere la proposta più concreta e avvolgente.

Ottima prova che denota quindi carattere e lucidità per il patron della Fame, otto tracce che si fanno bere in un istante e lasciando in qualche modo il nostro eroe solo contro tutti in attesa di smuovere animi, accendere il cervello e far correre le idee.

Michele Maraglino – I mediocri (La fame dischi)

 

Michele Maraglino fa di questo disco un libro pieno di quotidianità ragionata e soprattutto al di sopra di ogni tipo di  mediocrità.
Suonato con stile e  registrato magistralmente con echi di Cesare Basile e Pacifico e uscito per la nuova etichetta “La Fame dischi”, “I mediocri” si impone con suoni pop-rock compatti dove la chitarra acustica la fa da padrone e una voce al limite dell’urlato e del recitato lega basso, chitarra e batteria con l’unico scopo di creare alchimia musicale.
Le tematiche principali del disco ruotano attorno allo stato di apatia che pervade il cittadino medio, una vita fatta di piccole soddisfazioni, ma che non regalano la felicità, quella felicità ricercata, ma molto lontana dagli occhi di chi vede un futuro vicino, quasi landa deserta immensa e sola.
Ed è qui che il cantautore prende la sabbia di questo deserto e ne fa sangue vitale.
Canzoni  come “Verranno a dirti che c’è un muro sopra” o la bellissima “Taranto” sono eco di un mondo che ci aspetta se qualcosa non cambia; o ancora “Vienimi a cercare” dedicata alla terra che si fa uomo, un probabile amore aspettato, ma inafferato e “come se fosse facile…”.
In coda troviamo la classic-rock “L’aperitivo” che anticipa “Tutto come Prima” a sancire una fine  ineluttabile; quest’ultima ballata, molto riuscita, con un riff che si fa ricordare, chiude il disco creando un moto perpetuo che invoglia l’ascoltatore a premere nuovamente il tasto play.
Per Michele solo applausi, perchè ha saputo, a suo modo, rielaborare, scrivere e cantare con raffinatezza e con un certo stile personale, un mondo saturo di cantautori copia incolla e uno stile musicale purtroppo incanalato in una sola direzione.