Matteo Bonechi – 181 (Bitika Records)

album 181 - Matteo Bonechi

Suoni di piazza, suoni che si confondono con la gente, suoni cantautorali che rendono la proposta accattivante e vitale, capace di scardinare presupposti e lasciando a decantare, sul teatro della vita, questo nostro essere partecipi di un mondo in continuo cambiamento. Matteo Bonechi ci regala un album fatto di parole, monologhi, canzoni che rispecchiano un animo folk, un animo popolare che riesce a raccontare, con ironia, situazioni di strada, musiche da osteria, pezzi di cielo di questa nostra Italia. Un piccolo mondo all’interno di un altro mondo, energia a profusione che si domanda, scruta l’orizzonte, intesse rapporti, costruisce ed esplora. Un concept album che esplora, traccia su traccia, una situazione, un momento, un bisogno quasi essenziale di reagire, con sapiente sagacia, ai problemi della vita, a tutto ciò che ci caratterizza e ci tocca da vicino.


Matteo Fiorino – Fosforo (Phonarchia Dischi)

Matteo Fiorino è un fuoriclasse sghembo che canta storto intessendo il non sense con un approccio goliardico e fiero pur rimanendo nel complesso dimesso e quasi esistenzialista. Il nuovo album prodotto da Nicola Baronti è un insieme di visioni naturali del nostro essere al mondo raccontate in modo del tutto originale e sicuramente personale, dove avvenimenti o esperienze vissute direttamente dal nostro, intrecciano il proprio procedere con un qualcosa di più frammentato e a tratti malinconico, strappando comunque sorrisi e bellezza che possiamo scoprire analizzando i testi. Impresa alquanto ardua in quanto il significato soggettivo del tutto concede la possibilità di dare interpretazioni personali che vanno oltre l’opinione diffusa e donano però al cantautore una nota di merito per il lavoro svolto e per l’attenzione dedicata ad una visione strampalata di tutto ciò che ci circonda. In realtà a Matteo Fiorino non frega niente di tutta questa complessità, piuttosto il nostro naviga i flutti della quotidianità partendo dal proprio essere e canzoni come l’apertura Gengis Khan, Madrigale, Canzone senza cuore o la stessa title track sono poesie emblematiche per comprendere ogni singola lucentezza estemporanea proposta.