Nuju – Clessidra (Manita dischi)

Clessidra

Si assapora lontanamente la world music nel disco dei Nuju. Esistenze che incrociano un rock mai banale contaminato dal bisogno sempre vivo e reale di rendere il mondo in cui abitiamo un posto senza limiti e confini. Qui si gioca, si immagina, si crea e si ama. I Nuju pensano ad una terra capovolta. Una clessidra da girare per ribaltare il sud del mondo con il nord del mondo, un modo unico e originale di provare a sperimentare, anche solo per un momento, una sorta di cambiamento epocale. Chiari riferimenti a radici folk si amalgamano ad un’essenza del tutto personale, istrionica ed ironica, divertente a tratti, capace di far riflettere in altri momenti della produzione. Clessidra racchiude il gioco della vita. Un gioco da capovolgere all’infinito. Una giostra anticonvenzionale dove noi siamo chiamati a danzare il ballo dell’esistenza grazie al nostro esserci oltre ogni cosa. 


Piaceri Proletari – Giungle su giungle (Manita Dischi)

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Swing e cantautorato impazzito si incontrano per dare luce ad un suono coinvolgente che incrocia Gaber, Jannacci e Buscaglione in una suadente presenza costante che si adopera nel ricreare le basi di una protesta che perlomeno ora, con la musica moderna, non esiste più. Musica d’insieme quindi da assaporare non solo nelle balere estive, ma piuttosto da interiorizzare attraverso testi dolce/amari che possiedono quella capacità  magnetica di catalizzare l’ascoltatore attraverso un pensiero che lo riguarda da vicino e che trova nelle vicissitudini quotidiane il proprio punto di sfogo. Giulio Bracaloni e Matteo Torretti dipingono quadri e situazioni che già nella traccia d’apertura, Giungle su giungle, trovano una via di fuga dalla realtà pur contestando quest’ultima passando poi per pezzi riusciti come Mass Medium o I Perdenti, Natale alla televisione e la finale Magico Ighina. Giungle su giungle è un affronto alla realtà, è un affresco sempre presente di ossimori e di contrapposizioni, di gente che va e di gente che viene, di chi trova i pezzi mancanti che qualcuno ha portato via, tentando di ricostruire quello che ci manca o quello che ci resta.

Nuju – Storie vere di una nave fantasma (Manita Dischi)

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Capossela, ritmi gitani, Mediterraneo incrociato ad un suono piratesco che si fonde con la profondità delle acque e dona ampiezza gipsy ad una musica priva di barriere ideologiche e in grado di osservare da vicino l’avvento di una nave che forse ridonerà speranza al mondo circostante. I Nuju, band un po’ emiliana e un po’ calabrese, è tornata con un nuovo disco, con una prova dal sapore salmastro che ripercorre uno stile, un genere ballabile e di sicuro impatto in grado di smuovere fisicamente e mentalmente ascoltatori di ogni estrazione sociale, ricercando nell’importanza della comunicazione in musica un luogo adatto per parlare e cantare canzoni che non conoscono fine e destinate a completare un quadro d’insieme davvero affascinante e realmente essenziale. Storie vere di una nave fantasma è il racconto di un’Italia ricca di contraddizioni e di lavoro da fare, da Burattinaio fino ad Una faccia una razza passando per Denaro, Onde Radio, Arrivando dal mare i nostri con perizia minuziosa e burlesca raccontano le illusioni della vita e le speranze raccolte in un album che nella sua maturità composita risulta essere tra le migliori proposte di genere di questo tempo.

Nu & Thumbs Up – Warriors (Manita Dischi/Inner Animal Recordings)

Disco di lotta che attanaglia e sovverte gli schemi preimposti in un vortice colorato di suoni elettronici che ambiscono ad essere colonna sonora per questa e altre avventure. Il nuovo di Filippo Infante, fautore del progetto Nu & Thumbs up, è un disco sopraffino dove la percentuale stilistica di movimento alterna momenti più introspettivi, comunicativi, dove un nuovo Mika, sporcato dagli MGMT, incastra voci all’interno di un limbo che parla vicino alla nostra coscienza e si sente in primis responsabile di tutto ciò che nella vita possiamo affrontare. Ritmato quanto basta il disco concede aperture sonore davvero significative. Le dieci tracce proposte ne sono la prova, da A new beat on the drum fino a Neon Epiphany (reborn) passando per la riuscita title track, The last party on earth, Ghosts, Fantastic fake and drastic, il nostro imprime un caleidoscopio unico di battaglie che guardano al pop strizzando però l’occhio a qualcos’altro di più completo e meno elementare; un suono concentrato nel saper cogliere la melodia, mantenendosi in prima linea contro ogni facile paragone.

Malmo – Manifesto della chimica romantica (Manita Dischi)

Muoversi e ondeggiare nell’etere, comprimere spazi ed energie lontane per farle esplodere, per recuperare l’insperato, per dare un senso diverso ad un mondo decostruito, nuovo e cangiante di colori ed elettricità sperata. I Malmo compiono un viaggio nelle terre del nord donando ampiezza e gestualità ad un rock che sfuma nel post e ingloba strumentazioni tipiche di un genere portato alla ribalta da band come Sigur Ros, Mogway, Goodspeed you!Black Emperor per un’attrazione fisica a tutto ciò che è natura e che può esageratamente dare impressioni, consegnare stati d’animo da trasformare, da cesellare e da vivere profondamente. Manifesto della chimica romantica incrocia l’amore e la scienza, lo fa in modo del tutto naturale facendo del citazionismo uno strumento a proprio vantaggio e consegnando all’ascoltatore pezzi che via via si fanno più ambientali, compositi ed eleganti. Da L’alba di un giorno di festa fino a I treni e le scie i nostri percepiscono l’aurora boreale in un suono cosmico davvero unico, un’avventura che si fa essa stessa vita, una terra che si fa narrazione e che vede i Malmo esserne protagonisti.