Luigi Turra – FUKINSEI (mAtter)

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Attrazione Orientale su nuvole vaporose che concentriche ristabiliscono il primato sul cielo e sull’azzurro, ricoprendo di bianco suono percezioni e disillusioni di un tempo che non c’è più. Torna Luigi Turra con un disco manipolato a dovere dove la forma canzone destrutturata qui concepita è pura energia da catalizzatore sonoro e ingombrante quanto basta per occupare l’etere di rumori metallici e odori di fumo in lontananza. Chiavi di lettura molteplici permettono di entrare nel mondo del nostro attraverso una porta fatta di vetro e di pioggia, di piccoli passi ed essenzialità che non diventa mai rumore, ma che piuttosto intensifica visioni con punti di contatto e vicissitudini reali. FUKINSEI è l’interessa che si sgretola lasciando carta abrasiva a correggere l’imperfezione. FUKINSEI è coraggio ad oltranza nell’oltrepassare i limiti che ci poniamo giorno dopo giorno. Luigi Turra con questa prova si conferma sperimentatore aldilà delle apparenze mentali. Si conferma spettatore metafisico di una realtà inglobante, alterata, ma costruita e cesellata a dovere oltre ogni forma di banalità precostituita. 


Luigi Turra – Alea (Line)

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Abbandonando i flutti della ragione il vicentino Luigi Turra compone un quadro iperbolico di un colore rosso sfumato in divenire capace di compenetrare e stabilire un legame complesso e simbiotico con “L’amante della Cina del Nord” di Marguerite Duras rielaborandone suggestive impressioni che ammaliano e ridanno spessore ad un noise ricreato con strumenti naturali e brevi incursioni parlate, pezzi di testo in francese, pezzi di voci che alternano i silenzi alle note di piano discostanti, in quel gioco sulfureo di attesa e arrivo, di partenza e manierismo sonoro in grado di ottenebrare il velo oscuro della ragione e lasciandoci trasportare nell’impotenza dell’abbandono, nell’impossibilità di essere qualcosa per qualcuno, mantenendo una forte idea di conquista anche quando la stessa conquista si allontana, un primo amore raccontato nell’errare dell’essenza stessa che grazie all’uso di pause ad effetto ricrea momenti di intimità elastica, che si lancia nel vuoto del cuore e ritorna nell’antro della ragione.

In un processo nostalgico questo viaggio è in grado di approfondire una parte di noi celata e segreta, giustamente riscoperta grazie ad un comparto emozionale davvero notevole in un excursus fuorviante e a tratti allucinogeno per un racconto nel racconto; un’unica traccia di poco più di quaranta minuti imbottita a dovere di sogni sinistri rosso amore.