Espada – Love Storm (BV Records)

Ci si consuma e si ama all’interno di immaginari desertici che improvvisano stati d’animo da cuore trafitto, con una voce che si immola nella sabbia, disintegra gli accessi ad un mondo sostenibile e si crogiola al sole disidratando ciò che resta del mondo in decomposizione. Una dichiarazione d’intenti nei confronti di una pienezza che si staglia veloce alla ricerca di un proprio canale di sbocco, tra lisergici assoli chitarristi e brividi che salgono su per la schiena, tra Calexico, Wilco, Mercury Rev e quella velata introspezione che ci consegna un disco da assaporare, svolgere e far proprio, attraverso le sfumature dell’anima, proprio quelle sfumature che rendono ancora più vicina l’idea di grandezza e di caldo tepore blues che si evolve conoscendone presagi e distribuendo pezzi di veridicità in canzoni al fulmicotone come l’apertura lasciata a Hard Times per proseguire con la ballad malinconica Dwayne e con la bellissima e sussurrata Young and devious per approdare nel finale alle incertezze del futuro con The well dove una voce da lontano parla, forse, di ciò che succederà, lasciando al manierismo la conclusione di un album ricco di un’originalità trascinante e allo stesso tempo intima e riflessiva capace di scardinare gli ordini precostituiti: ora il pubblico sarà chiamato in causa per capire nel profondo la grandezza di queste canzoni.