Landart – Loud desire (Dischi Soviet Studio)

LANDART: "LOUD DESIRE" recensione

Accantonata l’esperienza Sarah Schuster le sorelle Dal Zotto, Daniela e Eleonora, qui con l’aiuto di Davide Bregolato alla batteria e Giorgio Manzato al basso, ritornano con un disco che fa della modernità in rock una ricerca di larghe vedute e ampi respiri. Incontrando Noir Désir, The Carnival of fools e timbriche in parte d’oltremanica le nostre riescono a creare un’impalcatura sostanziale fatta di ricordi e memorie dove la quotidianità si specchia inesorabile nel nostro venire al mondo. In Loud desire si respira un senso di internazionalità accompagnato dai cori, dagli intrecci di voci che riescono a catalizzare l’ascoltatore portandolo in un’altra dimensione a ricoprire di polvere l’etere che ci circonda. Ecco allora che le canzoni scorrono e trasportano. Interessante l’apertura affidata a The storm inside, passando per Museum of dreams, Miniverse, The battlefield per chiudere nel finale con la riuscita Far from me. Loud desire è un disco che sembra suonare immediato, ma se ascoltato attentamente racchiude un caleidoscopio di sfumature e accorgimenti da prendere in considerazione.