Luca Ploia – Nato nel Medioevo (Latlantide)

Nato nel Medioevo by Luca Ploia on Amazon Music Unlimited

Rockettaro al punto giusto quasi da nascondere una vena cantautorale intrisa di grande passato qui coltivata con ammissione e bisogno di esplodere canzone su canzone in un vortice sostanziale di costruzioni emblematiche che colpiscono ancora. Il disco di Luca Ploia suona come un passato remoto da scovare per comprendere appieno radici sostanziali lontane da una modernità fin troppo decantata. Un album che sa di storia, di immediatezza, grazie a testi incisivi, non introspettivi e claustrofobici, ma piuttosto diretti e senza orpelli ad intessere trame variopinte e mai troppo scontate. Nato nel Medioevo parte in quarta grazie a singoli come Buongiorno amore, La felicità è una questione di spazio, Proibito svanire per poi proseguire in un’omogenea sensazione che sposa il bisogno di raccontare per un insieme creato a tratti davvero interessante.


Nuju – Storie vere di una nave fantasma (Manita Dischi)

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Capossela, ritmi gitani, Mediterraneo incrociato ad un suono piratesco che si fonde con la profondità delle acque e dona ampiezza gipsy ad una musica priva di barriere ideologiche e in grado di osservare da vicino l’avvento di una nave che forse ridonerà speranza al mondo circostante. I Nuju, band un po’ emiliana e un po’ calabrese, è tornata con un nuovo disco, con una prova dal sapore salmastro che ripercorre uno stile, un genere ballabile e di sicuro impatto in grado di smuovere fisicamente e mentalmente ascoltatori di ogni estrazione sociale, ricercando nell’importanza della comunicazione in musica un luogo adatto per parlare e cantare canzoni che non conoscono fine e destinate a completare un quadro d’insieme davvero affascinante e realmente essenziale. Storie vere di una nave fantasma è il racconto di un’Italia ricca di contraddizioni e di lavoro da fare, da Burattinaio fino ad Una faccia una razza passando per Denaro, Onde Radio, Arrivando dal mare i nostri con perizia minuziosa e burlesca raccontano le illusioni della vita e le speranze raccolte in un album che nella sua maturità composita risulta essere tra le migliori proposte di genere di questo tempo.

Maurizio Pirovano – Il tempo perduto (Latlantide)

 

Non è sempre facile parlare dei nostri tempi e di tutto ciò che ci circonda senza scadere nella banalità, il nostro raccontare deve essere una ricerca continua, un ozio da abbattere, un’esigenza quasi mistica di entrare in comunione con l’ascoltatore per veicolare e trasportare un messaggio, portare al fianco parole che non moriranno con il passare dell’oggi. Maurizio Pirovano conosce bene gli effetti di questa società malata e senza peli sulla lingua riesce a comunicare un bisogno di espressività che al quinto disco apre prepotentemente al desiderio di scuotere qualcosa che ci portiamo dentro, quel bisogno in grado di farci comprendere che la vita è unica e che il contorno che pensiamo possa essere rivoluzionario alla fine è solo lo specchio della nostra inettitudine. Sono undici tracce rock quelle presenti nel disco, undici canzoni che si ispirano a suoni internazionali e di ampio respiro capaci di veicolare sensazioni e giusto tiro già con la traccia d’apertura Piangeresti per me, passando per la bellissima title track e per i racconti di vita di Genova e Sedici Anni fino al finale esplosivo e lisergico di Stato di allucinazione apparente. Un disco eclettico che alza l’asticella per Maurizio Pirovano, un album che coniuga in modo efficace canzone radiofonica e quel qualcosa in più da ricercare oltre la linearità del non sense moderno.

Renato Franchi & Orchestrina del suonatore Jones – Finestre (Latlantide/Edel)

Ciò che uno vede dalla finestra non è sempre uguale a ciò che vede un altro in quanto siamo esseri che mirano l’attenzione nel far si che l’apparenza alle volte inganni o più semplicemente il mondo che vediamo ogni giorno scorrerci davanti non è che un’interpretazione soggettiva di un mondo più grande che portiamo dentro.

Questa di Renato Franchi e dell’Orchestrina del suonatore Jones è una prova dal sapore d’altri tempi, è una musica prima di tutto che attinge la propria linfa vitale dalla conoscenza profonda del cantautorato italiano, partendo da Fabrizio De Andrè sino ad arrivare a uno dei suoi più importanti co – autori di musica e parole: Massimo Bubola, per un suono e un testo che si fa racconto in primis di situazioni di vita vissuta, malinconia cantautorale che divampa in note rock spruzzate dal suono che rimanda agli Stati Uniti desertici mescolati al folk delle nostre terre e dal carico emozionale dell’Orchestrina del suonatore Jones, che per l’occasione stende un tappeto sonoro fatto di chitarre, pianoforte, hammond, flauti, basso e batteria a dar spessore ad una prova, esaltandone di sicuro il messaggio che veicola, valorizzando la capacità del gruppo di trasportare l’ascoltatore lungo dodici tracce che in primis sono un viaggio a cui non possiamo rinunciare.

Renato Franchi, per l’occasione, è affiancato da numerose collaborazioni come Marino Severini, voce dei The Gang, per passare alla presenza scenica del batterista Gianfranco D’Adda già con Battiato, fino all’armonica di Fabrizio Poggi, tra i più importanti armonicisti italiani.

Un disco che parla della nostra Italia, un album che si apre con Finestre e chiude il cerchio con Trasteverina, un album che narra di sacrifici, di giusti ideali e di speranza, speranza per chi verrà e per un Paese anche solo un po’ migliore.

Marco Lucio – Come non mai (Latlantide)

 

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Album diretto e senza fronzoli che arriva al nocciolo evitando testi criptici o fantascientifici, ma che si adopera nel raccontare una realtà immediata che si domanda nella quotidianità e nelle vicende di ogni giorno, lasciando da parte gli orpelli leziosi, confezionando una prova di puro rock maturo con l’occhio tendente ai vecchi Litfiba, a Grignani e su tutti al Vasco nazionale, per pezzi che hanno il sapore del già sentito, ma non troppo, in un vortice di sensazioni che stabiliscono il confine non sempre lineare tra originalità e stereotipo preso in prestito.

Marco Lucio, con i musicisti di sempre, si destreggia bene nel raccontare le proprie abitudini e le proprie aspirazioni, il rocker vicentino si dimena in emblematici vocalizzi per una voce che è veicolo e trasporto, gancio di traino per una sessione ritmica impegnata nell’accompagnare il nostro in pezzi di vita da Sei andata via fino a Mia età: allusioni costanti all’amore, ai sentimenti e a qualcosa che non c’è più.

Il disco della maturazione artistica per Marco, nella speranza che possa proseguire questo cammino in musica che rispecchia una percezione delle cose che si fa reale nel tempo e mattone importante per la propria crescita musicale.

Ventruto – Positività Sociale (Latlantide/Edel)

Cantautore sopraffino che va oltre il concetto di musica d’autore mescolando stili diversi con grande esperienza e precisione e consegnando agli ascoltatori una prova dal piglio deciso che sottolinea l’importanza dei testi, l’importanza della parola che alle volte sembra dimenticata e invece segna spazi e convince fino a crescere in esplosioni sonore grazie anche alla collaborazione di gruppi come Gang, Modena City Ramblers e la presenza di Alma Manera, Alessandro De Gerardis e Marco Carena.

Una grande famiglia quindi che aiuta Ventruto a risalire e ad abbattere il pregiudizio concentrandosi su di una musica dalle parole mai scontate che lasciano un segno di speranza e fanno capire che il materiale, ciò che possiamo toccare non ha nulla a che fare con i sentimenti, quelli veri; il cantautore invece li valorizza, li racconta in storie di tutti i giorno consegnandoci una prova personale e carica di attese.

Dieci pezzi e due bonus tracks partendo con Un pregiudizio per finire con Una maschera, lasciando le ultime due tracce bonus a ridare un senso al già ascoltato in un rifacimento privo di collaborazioni, ma che sicuramente merita attenzione particolare per la grazia concessa.

Un disco che si proietta nel presente, che parla di questa società e che invita gli ascoltatori a non tirarsi mai indietro e a lottare fino alla fine dei giorni.