L’armata Brancaleone – Folk Stalk (Autoproduzione)

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Continua la ricerca sonora per la band di Macerata L’Armata Brancaleone, continua all’insegna del divertimento, dei balli fino a tarda sera e del sapore costante di una natura incontaminata che si sposa alla perfezione denunciando i vizi dei giorni nostri con sorriso e desiderio di andare avanti. La formula non cambia rispetto alle precedenti composizioni, anche se i nostri non vogliono sentirsi categorizzati, anzi l’essenza di questa musica sta proprio in un’originalità di fondo che attingendo dal folk si esprime nella sua completezza grazie ad incursioni nel pop sostenuto e nella musica d’autore dove è impossibile non ricordare dopo l’ascolto il tormentone Senti solo il refrain? Tra gli ospiti di questo disco sentiamo la chitarra di Finaz della Bandabardò, la follia orchestrale di Eusebio Martinelli e la preziosissima presenza di Marino Severini, fondatore, con il fratello dei Gang per suoni stupendamente arrangiati e che valorizzano maggiormente quell’intreccio costante di vita vissuta e bellezza utopica che risiede dentro di noi e che in qualche modo ci lega indissolubilmente alla terra che ci appartiene.

L’armata Brancaleone -Tutti in piedi (Autoproduzione)

cdZingaresche acrobazie per questa super band dal sapore d’altri tempi in cui non possiamo non alzarci dalla nostra sedia per ballare a ritmi sostenuti piccole perle dal sapore orientale, legate al ricordo di fisarmoniche russe e ballate selvagge in cui ci si può rispecchiare nei testi onirici e di protesta che non sono leggibili al primo ascolto, ma richiedono un’immedesimazione quasi fanciullesca ed arrabbiata per un mondo che non cresce e si divincola in tortuosi sali- scendi senza scampo e senza ragione.

La band di Macerata esiste dal lontano 2001 e nel corso di questi anni ha potuto condividere il palco con artisti affermati come Ginevra di Marco, Vallazanska ed Enrico Capuano nonche compiere un tour nel 2007 in Bosnia – Erzegovina.

Piccoli gioielli questi, per “L’armata Brancaleone” impreziositi da un potente e preciso violino che esalta la base ritmica formata dagli strumenti più disparati come chitarre e fisarmonica, basso e batteria.

Una prova all’altezza di nomi più blasonati come Modena City Ramblers e Casa del Vento, anche se qui ci avviciniamo ad un suono molto legato alle armoniche scanzonate della Bandabardò e a ritmi gitani e passionali in cui parole e musica legano perfettamente in un universo giullaresco, dove  ad essere oggetto di denuncia sono i detentori del potere.

Confezionato in modo esemplare questo album aspira a salire sul podio del genere, regalando canzoni mai banali e raccogliendo giorno dopo giorno fiori nel cemento.