Capabrò – Musicanormale (Labella Dischi)

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Suoni dirompenti per testi taglienti che fanno dell’allegria contagiosa un rilancio per passare una solare giornata intrisa di significati, ma anche carica di quel sano menefreghismo che ai nostri sembra di certo far bene. I Capabrò confezionano un disco alquanto schietto e diretto che non si chiede troppo, ma che piuttosto trova nella forma canzone la metrica giusta e coerente per veicolare valori intrisi di quotidianità e irriverenza condita a dovere delineando paesaggi cantautorali sporcati dal folk e portando avanti un surreale bisogno di appartenenza ad un mondo onirico, pazzo e disincantato. Musicanormale è l’anormalità che vigila e vegeta all’interno di noi, pronta ad uscire e pronta ad essere apprezzata da chi ha il coraggio di osare o più semplicemente di vivere la propria vita con spensieratezza e con sudata partecipazione, visto le numerose date italiane che hanno coinvolto la band, vista la singolare pazzia che regna all’interno di questa macchina da palcoscenico. Musicanormale è un album chiaro e diretto, intelligente quanto basta per non essere messo all’angolo dai benpensanti e nel contempo leggero come la più bella canzone pop che conosciamo. 


Secondo Appartamento – La minore Resistenza (Labella)

I Secondo Appartamento esplodono con le melodie della cena, le melodie di una festa dove i partecipanti raccontano lo svogliato vivere e il contribuire a percepire ogni sostanza come fosse propria senza però assaporarla attraverso messaggi di empatia e comprensione.

Ecco allora che il padrone della festa ci fa entrare in un mondo fatto di racconti anche nostri, vissuti in prima persona, tanto affascinanti quanto sentiti, tanto tesi ad essere forma mutevole e concitata di quella capacità intrinseca nel far innamorare, contribuendo a disegnare la nostra esistenza, abbandonando le scale di grigi in una quadricromia che sa di mare.

Canzoni che sanno di acqua, di pioggia e amore vissuto, sotto attimi di sconforto e pura vita elegante e coinvolgente.

I colori esplodono e vivono da Io non ho paura fino a dal Polo al Giappone per dare vita a quell’esistenza non compressa, ma condivisa, che ha molto dei maestri del cantautorato di un tempo, ha molto di quella perspicacia nello spiegare un concetto, ma allo stesso tempo si divincola, creando materia di puro, vero e sentito conforto.

Telestar – Così vicini, così lontani (Labella)

A tre anni di distanza dall’auscita del primo album ritroviamo i Telestar che ci raccontano di come il vivere a volte non sia meramente un atto fisico, ma piuttosto una raccolta di istantanee virato seppia che si ammorbidiscono con il concetto di ricordo e di lontananza.

Dire che questo disco è quasi perfetto è dir poco e adesso vi spiego perchè.

Intanto i nostri cantano in italiano e questo di certo male non fa, soprattutto sul piano della comunicazione verbale che entra diretta in refrain e ballate solitarie che a fatica ti lasciano senza emozionarti.

I testi delle canzoni a loro volta hanno una forte capacità di commistione del pensiero con chi ascolta, creando un appeal di immedesimazione molto difficile da trovare in altre band.

Per ultimo, ma non meno importante, anzi, la musica, quel cadenzato in minore che ti prende e ti culla, quasi fosse un movimento del vento che non ti vuole più lasciare lungo tutte le 10 tracce del disco.

Si parla di amore in primis, quell’amore però che è ad un filo di voce dall’essere raccontato, ma che poi si lascia libero di andare lungo i flutti del mare; pensiamo alla bellezza insita nel singolo Ancora Noi o nella mirabolante Idra: racconti di vita sul filo del rasoio che parlano di come i rapporti stiano alla base del vivere.

Un disco che incontra le sonorità di Baustelle, incrociando Non Voglio che Clara e qualche ritmo ondoso dei Sigur ros più animati, ad infondere introspezione ed energia.

A mio avviso questo può rientrare tranquillamente tra i migliori dischi italiani dell’anno, un connubio ben riuscito tra semplicità, bellezza ed eleganza.