Lo straniero – Quartiere italiano (La Tempesta Dischi)

Raffinato segno incisivo di un cantautorato moderno che supera le barriere di sorta e ingrana un’attenzione particolare per il minimo particolare curato in un suono che sembra affondare nella migliore musica d’autore le proprie radici. Lo straniero parla di rapporti umani osservando da vicino un bisogno sempre nuovo di comunicazione che sembra mancare, che sembra non essere più necessario di questi tempi, ma che in questo album esplode in tutta la sua colorata esigenza di andare oltre e ricercare un approdo che sembra quasi un abbraccio senza fine. Parlare di vite quindi, di volti, figure, persone che ci abitano a fianco, ma che consideriamo lontane, estrenee attraverso una musica d’insieme che fa della coralità un espediente necessario per comprendere approfonditamente questa band. Quattordici tracce che sono anche storie a se stanti, da Dove vai a Ritorna qui si chiude il cerchio e in loop continuo gira un disco che ha qualcosa di magico e sicuramente qualcosa di non autoconclusivo. Bravi davvero. 


Beatrice Antolini – L’AB (La Tempesta Dischi)

Eclettica promiscuità in grado di intessere trame davvero originali e composite per la cantautrice, polistrumentista dal suono internazionale anche se italiana Beatrice Antolini, un suono magmatico e ipnotico che non delude nemmeno con questa ennesima prova sperimentale dopo l’EP uscito qualche anno fa Beatitude. L’AB è un insieme poliedrico di architetture stravaganti di difficile incasellamento, sembra che la nostra sia sempre alla ricerca del suono perfetto, del suono che unisce pop e alternative, divagazione e immediatezza, sintetizzatori portati al massimo della loro potenzialità e voce soffusa a ricreare atmosfere ambient fino alla rabbia che incontra la melodia per un disco che risulta profondo quanto basta per non deludere. Nella musica di Beatrice Antolini c’è l’essenza del rock contaminato quasi fosse una Bjork della porta accanto capace di scardinare la normalità per proiettare suoni e colori oltre l’indefinito. Pezzi singolo come Second Life o Forget to be senza dimenticare What you want o Beautiful nothing sono l’apice di un concentrato emozionale davvero necessario di questi tempi, un insieme di canzoni proteso all’incontro di mondi apparentemente lontanissimi, un dolore che si apre alla musica per suoni che rapiscono dal primo ascolto e portano questo miscuglio eterogeneo di universi a diventare incredibilmente necessario. 


Claudio Lolli – Il grande freddo (La Tempesta Dischi)

Otto anni di assenza che come vento impetuoso hanno accompagnato un silenzio imprevedibile per la musica cantautorale italiana. Otto anni di silenzio ed eccoci con Il grande freddo nuovo disco del grande cantautore bolognese Claudio Lolli. Un album che racconta con velata malinconia ed introspezione un’emarginazione di fondo e mancanza di appigli sicuri per andare avanti, tra una privazione sempre più accentuata di una sinistra credibile e pratica e una sostanziale morte dei sentimenti che ingloba ogni singolo attimo della nostra vita e non ci permette di uscire di petto da schemi prepotentemente precostituiti in nome di una violenza morale perpetuata giorno dopo giorno dal nostro mondo evoluto. Il cantautore militante cristallizza l’attimo in istantanee, piccoli dipinti che fanno parte di un complesso e meraviglioso artwork realizzato da Enzo De Giorgi e che in musica brillano di uno splendore assai raro. C’è un’essenza scarna in tutto questo, un’essenza di desolazione che ricrea amarcord sofisticati e pregnanti veridicità. Già con la title track d’apertura sentiamo come la poesia non scada nella banalità ed è sempre, essa stessa, ricerca di un modo di comunicare attraverso parole quasi desuete ai nostri giorni, parole che hanno un loro peso specifico, un’impronta prima di tutto culturale. Sul retro Claudio e la sua chitarra, una strada ad indicare che “….bisogna andare sempre avanti, anche se noi non siamo in tanti…”, una strada che ci porta a quel Raggio di sole finale che può essere rinascita in ogni angolo del nostro vivere umano conosciuto.

Umberto Maria Giardini – Futuro Proximo (La Tempesta Dischi)

UMBERTO MARIA GIARDINI futuro proximo

Prosegue il percorso di avvicendamento alla bellezza di Umberto Maria Giardini, prosegue raccontando un futuro prossimo destabilizzante sulle note sicure e già principalmente testate nei dischi e nei progetti precedenti, mantenendo un’impronta post rock con cavalcate intrise di significati che solo le parole possono completare dando continuità di senso e addizionando ironia tagliente proiettata nel nostro presente, aspettando forse ciò che mai verrà e contemplando gli attimi di vita vissuta come fossero ricordi da custodire per sempre.

Ci sono dieci pezzi in questo album, dieci pezzi che sono perle a se stanti che si fanno riascoltare per comprenderne sfumature dimenticate e lasciate al caso, ma qui nulla è abbandonato anzi, il nulla che avanza si ricopre di novità proprio quando le novità sembrano essere lasciate in disparte; l’Avanguardia è giusto incipit di attese che si apre alla canzone forse più orecchiabile dell’intero disco Alba Boreale, ricoprendo di introspezione pezzi come Dimenticare il tempo o Graziaplena per un finale di indiscusso valore a caratterizzare una produzione che si affaccia alla modernità con un amore chiaro e limpido nei confronti del passato, nella cura del suono e nella cura dell’anima, tra sali scendi emozionali e un comparto sonoro e poetico invidiabile ai giorni d’oggi e così vicino al domani da restarne profondamente colpiti.

Dadamatto – Rococò (La Tempesta International)

dadamatto rococò

Quarto disco per i Dadamatto che con il loro post prog indie pop si concedono di creare meravigliose armonie uscendo dagli schemi del già sentito e marchiando abilmente il loro futuro con un sigillo che ben pochi sapranno imitare.

Questo è un disco complesso, ricco di sfumature e di controtempi che allegramente si prendono il giusto tempo per incasellare testi ironici e taglienti con altri più meditativi e portatori di un modo di scrivere che garantisce una continuità espressiva a dir poco travolgente.

Si snocciolano tranquillamente argomenti di elevata cultura metafisica come Pluridimensionalità per rendersi conto poi che tutto ciò che di più grande abbiamo sulla terra è l’amore per la persona cara o l’amicizia che va oltre il vissuto come in Insieme.

Si canta l’amore anche in Marina e si tende all’infinito sia con il Prologo che con l’Epilogo, formando quel cerchio che non viene spezzato e tantomeno viene a scalfirsi, tanto è ricca di sovrastrutture questa musica da far impazzire anche il più cervellotico degli ascoltatori.

Ecco perché possiamo leggere il tutto su più piani, c’è chi si accontenta dell’ilarità, c’è chi della profondità altri che apprezzano l’approccio di tastiere in improvvisate sonore.

Un disco carico, ricco e di per sé pieno di quella attitudine genuina e sicura tipica dei grandi e veri gruppi della penisola.