La sindrome di Kessler – La sindrome di Kessler (Goodfellas)

La sindrome di Kessler

Un disco ricercato, ambizioso e perfettamente in tema con le sonorità chiaroscurali che intrecciano cantato narrato a distinzioni che non vogliono fermarsi alla prima associazione, ma che si rendono necessarie per compiere il miracolo sonoro.

Artigiani del suono si possono definire i campani La sindrome di Kessler che grazie al loro disco si impadroniscono di una capacità letteraria fuori dal comune per imprimere con arguta decisione un suono mutevole e cangiante, caratteristica tipica di una band che non si accontenta, ma che vuole trovare sempre e comunque nuove forme di comunicazione da avvicendare ad un suono ben calibrato.

Il disco omonimo è un movimento costante e fluente, capace di incrociare il miglior grunge a suoni legati ai primi Afterhours, Marlene Kuntz e ai primi Scisma di Benvegnù, un album pieno e sorprendentemente ricco di quella rabbia giovanile che incita alla rivolta sempre e comunque e aiuta a combattere e a resistere, dall’alto dell’apatia mistica che sovrasta senza nulla dare, incide profondamente su chi crede troppo e su chi perde la coscienza e qualsiasi aspirazione.

I nostri entrano prepotentemente con Fanfarlo a definire un mondo si solitudine per poi via via concedersi ad amori non corrisposti e a parabole che si fanno desideri concreti per un mondo migliore; si accarezzano poi Sinuose alterazioni tra la chitarra che si fa sentire e graffiante concede spiragli fino alla fine, fino al nuovo giorno.

La sindrome di Kessler  rimescola le carte in tavola per reinventarsi ancora una volta, tra il già sentito certo, ma tendendo a nuove possibilità da raggiungere.