La Notte – Volevo fare bene (Woodworm)

Una psichedelia inoltrata, con una base di chitarra acustica, serve per creare atmosfere di gran pregio, aggiungici poi un cantato in italiano, mai preponderante, ma di sicuro effetto e ti ritrovi ad ascoltare il nuovo disco dei La Notte, Volevo fare bene, un album di attese e sogni infranti, di amori che si consumano e domande a cui non siamo in grado di dare una risposta. I fiorentini La Notte intascano una prova davvero importante sotto diversi punti di vista, un insieme di canzoni che possono andare a delineare un brain storming di pensieri in evoluzione costringendo l’ascoltatore ad entrare in sensazionali quadri dipinti per immagini che lo stesso Yuri Salihi, voce e autore della band, affresca e compone con grande capacità metrica e comunicativa, coadiuvato da un reparto strumentale davvero generoso e ben calibrato. Nel nuovo dei nostri si può ascoltare un’intimità che avanza e attanaglia, un’introspezione convincente che si evidenzia in pezzi come l’apertura affidata a Per nuovi pescatori, fino alla bellissima title track passando per le malinconie di Ho visto la scena e via via, giù fino al finale lasciato alle bombarde ispirate di Sotto Assedio e Buddha Bar. Sintetizzatori ed elettronica messa al servizio di canzoni ispirate rendono questo disco un punto di maturazione sostanziale per la stessa band, un modo importante per mettere a fuoco un obiettivo, in questo caso centrato nell’omogeneità di questo racconto in musica. 


La notte – La notte (TirrenoDischi)

Ammantati dalla sola oscurità che riesce nell’intento di sovrastare qualsivoglia forma di luce, questo primo Lp costringe l’ascoltatore ad abbottonarsi per bene il cappotto per andare incontro ad un qualcosa che a fatica sappiamo interpretare.

Suoni psichedelici di matrice ’70 che incontrano molte chitarre di Gish e di Mellon Collie dei compianti Pumpkins per dare sfoggio reale di un costrutto che tiene conto di un cantato italiano che delinea maggiormente un’indole di carattere credibile e sincera dove l’improvvisazione e la sperimentazione si fondono con grande stile e sicurezza nel creare strutture sonore mature e acide, a tratti spigolose, a tratti sviscerali ed emozionali, quasi a completare il senso di impotenza interiore che ci accomuna.

Testi taglienti di forte connotazione tangibile e verista, che ti sbattono in faccia la realtà così com’è, senza mezzi termini e mezze misure.

Addentrarsi nella notte significa fare i conti con noi stessi, con quello che siamo e con quello che siamo stati, a ricercare i colori dove il nero prevale, tra le scale di grigi importanti e quella paura, quasi mistica, nel riscoprire traccia dopo traccia, che anche Noi siamo parte di un qualcosa di più grande, lontano, inesplorato, ma sempre acceso nei nostri cuori.