Younger and Better – Savana (La Fabbrica)

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Trance ipnotica e surreale capace di fiondarsi all’interno di sogni onirici e confidati in una musica d’insieme tracciabile sulle note darkeggianti di un’elettronica potente e destabilizzante. Il debutto dei Younger and Better è un pugno allo stomaco alla necessità di scoprire l’utile in una forma canzone conquistata a dovere dove l’analisi di una città in preda al caos si estende lungo le dieci canzoni presenti con attitudine punk e forma in divenire che ricorda la rivoluzione sonora e sperimentale di band come Battles e si discosta dai movimenti odierni puntando ad un lirismo di fondo che nell’originalità trova la propria valvola di sfogo. Gli Younger and Better non seguono le mode cercano una propria strada da seguire nei meandri tentacolari di un cemento che si fa sostanza materica per l’acquisizione di forme sempre nuove e scoperte che riecheggiano dall’interno fino alla grande esplosione finale.

Duo Bucolico – Cosmicomio (LaFabbrica/Cinedelic Records)

Sfrontati e irriverenti, capaci di fondere i loro stili in un divenire musicale che abbraccia situazioni cantautorali in bilico tra Elio e le storie tese e Jannacci, in un delirio sognante e di certo non parsimonioso, che non si risparmia appunto nulla e rende ogni canzone unica nel suo genere, impacchettata a dovere, quasi fosse episodio a se stante in modo che ogni pezzo possa diventare singolo assoluto capace di auto alimentarsi.

Il duo bucolico non ha bisogno di molte presentazioni, li ritroviamo qui, con il loro sesto disco, a spruzzare di vitalità contagiosa canzoni che parlano dei nostri giorni, quasi in modo inverosimile, un buco nero che risucchia, ma che crea, in grado di stabilire intelligentemente un divario netto con la canzone d’autore italiana per come la conosciamo, tra non sense e poesia strampalata che racconta di paesaggi interstellari e personaggi alquanto inusuali che cercano, nel quotidiano, di fuggire da un realtà che forse non appartiene loro, in deliri comici e grotteschi a cui ci siamo abituati nel tempo.

Sono tracce che si auto completano, dieci pezzi che ci danno la possibilità di vedere un po’ di luce nei falsi sorrisi di ogni giorno dando importanza alla speranza e lasciando da parte, almeno per una volta, il grigiore del tempo che passa.

Leitmotiv – I vagabondi (La Fabbrica/Pelagonia Dischi)

Un disco di rock italiano, un disco che parla però di emarginazione e punti di sutura da dare alle ferite del tempo, a quelle ferite che potrebbero essere anche tranquillamente nostre, punti di sutura da dare al nostro cuore che tante volte non vede ciò che ci sta attorno.

I Leitmotiv ricreano l’idea del concept album partendo da un pensiero che parte dalla strada, dalla nostra parte più profonda, un passo nel baratro, in punta di piedi, per non cadere e poi inesorabilmente ci ritroviamo lì tra gli ultimi del mondo, ci immagazziniamo le immagini di Ad occhi chiusi per tentare di resistere, scopriamo che non abbiamo Niente da perdere sulle strade di Milano, quella città falsa di vizi e opprimente, dove piovono coriandoli e dove non abbiamo più nulla da perdere e allora il viaggio per riscoprirci Marinai di noi stessi in un vento tempestoso che stenta ad affievolirsi.

Dieci canzoni ben suonate dove tutto acquista un senso e dove la poetica criptica sfida un’idea di realtà che va ben oltre l’immaginazione.

Questo sono i Leitmotiv e questo è il loro mondo.