Petrolio – Di cosa si nasce (Etichette varie)

Petrolio lo senti avvicinarsi da lontano, da sotto i piedi che avanza in veste elettronica e sradica preconcetti per porsi nei confronti di un assoluto morente ad intessere trame di abbandono, di dolore, di buio che circonda una prova dove il silenzio o la calma di un pianoforte sono maggiormente discostanti di tutto quello che ci gira attorno, una prova solista quella di Petrolio moniker di Enrico Cerrato, un prova che trasuda potenza che si esprime in modo esemplare passando da un industrial ad un ambient d’ampio respiro, quasi fossero i suoni della terra, le ombre discostanti assuefatte dalla paranoia collettiva e quella strana sensazione di vita che viene via via ad esaurirsi, ad incombere nell’incedere spassionato di tempeste e fulmini cercando una via d’uscita nel labirinto della nostra ragione, ma scoprendo alla fin fine che siamo fatti di molecole pronte a disgregarsi al suolo, tra la materia e l’infinito ecco Di cosa si nasce a fare luce dove luce non c’è.

Bebawinigi – Bebawinigi (StratoDischi Notlabel)

Bebawinigi è cantante, polistrumentista, attrice, ideatrice di colonne sonore per film e soprattutto è pura stratificazione di stati d’animo che si intersecano con l’apparire in un’opalescenza che tende al cristallino, segno dei tempi di cui facciamo parte, segno di un mondo che è in evoluzione e questo è il puro tentativo di intrappolare dentro ad un disco una sensazione di trasformazione che ci accomuna e ci rende simili con il nostro essere ideale.

Queste tracce sono sperimentazioni narrative di intersezioni sonore che si dipanano tra i chiaro scuri della new wave, passando per l’industrial e lo stoner, raggiungendo quote psichedeliche fino ad abbracciare i territori del punk jazz, del blue e del folk in una sorta di anfratto da scovare e comprendere, in una sorta di allegoria della vita che è dipinta con tratti non precisi, ma che lasciano spazio all’immaginazione e al pensiero libero, quasi futurista; una ruota che si chiama vita e noi scesi nel baratro per essere richiamati a diversi destini.

C’è molta ribellione in tutto questo, un uscire dagli schemi che porta l’ascoltatore a scoprire nuovi ed emozionanti quadri sonori, dove il buio vince e dove la cupezza dell’animo è sinonimo di resurrezione.

Joan’s Diary – Tsuchigumo (Toten Schwan Records)

E’ il passaggio dalla luce alle tenebre è quel ricomporre incerto le contraddizioni della vita cadendo all’interno di un buco/vortice dal sapore metallico che si improvvisa in un secolo fatto di poche speranze e ingenuità da conquistare.

Loro sono liguri e dopo la prova ben confezionata dello scorso anno, Hello, bloody sister, incrementano la dose di follia e ci inoltrano in territori cupi dove il ragno gigante Tsuchigumo è pronto a richiedere il proprio pasto.

Metafora allegorica di una società malata, la nostra, che viene usata dai nostri come trampolino di lancio per incursioni noise, post punk e industrial, dall’attitudine lo-fi, strizzando l’occhio a gruppi come Preti Pedofili e i capostipiti CCCP in un grido di agonia lacerata solo dal tempo che sa ricucire le ferite in un continuo migrare, un soliloquio  dannato e mutevole che ci immerge completamente in un’atmosfera rarefatta e mai scontata, dove le continue citazioni rimandano ad un inferno dantesco che si affaccia proprio di fronte alla nostra porta di casa.

Diciotto tracce per altrettanti incubi onirici, una continua miscela che stupisce e rende reale tutto ciò che ci sta attorno, lo rende tangibile, La morte incaricata di aprire le danze, a chiusura quel ragno malefico e Yorimitsu eroe epico che destato dalla vita e invecchiato si accorge che tutto quello che ruota attorno a lui è soltanto una gabbia di ragnatele creata dalla più grande illusione esistente: la vita.