Animarma – Horus (Alka Record Label)

Anima e arma, contrapposti per sempre in un’eterna lotta, abbandonando i fasti dell’incompreso inglese, per approdare ad un italiano convincente e che colpisce per argomenti trattati in un ep fatto di canzoni al fulmicotone che lasciano il segno, cinque pezzi di grande impatto sonoro in vibrante alternative rock costante che porta appresso un concetto, un’esigenza che fotografa l’istante, un elemento, per creare una continuità con il passato e nello stesso tempo per dare vita a pezzi che parlano di morte conoscendo la vita, portando alla rinascita, portando ad essere noi stessi veicolo per il nostro futuro migliore.

Pezzi confezionati a dovere tra le strade polverose e disarmanti, dove l’oblio e la disperazione lasciano il posto alla rassegnazione e quel campo lungo visionato che rappresenta la nostra vita attimo dopo attimo, alla ricerca della strada perduta tra le dune di sabbia infinite, alla ricerca di un sorso d’acqua, alla ricerca di qualcosa di diverso nel mare di ogni giorno.

Felidae Trick – Working Hard (Lichtenstein Music)

Il nuovo disco di Omer Lichtenstein è un concentrato ep di indie rock che raccoglie l’eredità del passato incanalando la new wave con l’oscurità di Editors e Interpol in una formula certamente riuscita, dando vigore e sostanza in una costruzione del suono ben cesellata che si esprime per quantità e qualità della proposta.

Sono cinque tracce che spaziano e parlano di ciò che ci appartiene, riflettono un mondo che si trasforma in pagine di un libro pronto per essere raccontato, raccontano di paesaggi desolati e si soffermano sulla difficoltà di diventare e di trovare una figura culturale di riferimento arrangiando un set acustico che per l’occasione si apre in scintille cosmiche irrazionali e pronte per essere esplose.

Still burning fa da apripista sonoro per passare rapidamente a Laying on the sky circondata dall’aurea di Romantically High, via via rincorrendo i sogni di She ain’t rock and roll e nel finale avvicinando le ombre di The Felidae Trick.

Una manciata di sogni post rock inespressi e un solitario andare e vagare verso mete lontane, un disco che crea atmosfere e lo fa in modo egregio, tra poesia in rock e quell’incedere misterioso di un prode guerriero solitario in cerca di una strada da lasciare a chi verrà.

VonDatty – Madrigali (Autoproduzione)

Un cantautore di un altro tempo, di un altro spazio, che si concede una capacità, un intuito sopraffino per gli arrangiamenti e le prove in grande, per creare un disco complesso stilisticamente, ma essenziale nella propria essenzialità.

Stiamo parlando del disco di VonDatty, eccentrico cantastorie in rock che si accomoda tranquillamente in una poltrona di velluto rosso, con tanto di cappello a cilindro e baffo alla Dalì, per raccontare storie di vita vissuta, attimi raccolti in mani che sono pronte a rendere vero ciò che non è reale.

Ascoltando VonDatty sembra quasi di stare in un sogno, pensiamo di aver compreso tutto della struttura di una canzone, ma ci stupiamo, ci stupiamo per l’uso degli arrangiamenti sempre innovativi e che conferiscono al tutto un eco di un passato lontano.

Onirico quanto basta il nostro chiede attenzione all’ascolto, quasi fossimo noi gli spettatori all’interno di una rappresentazione che è la vita, fatta di amori, morte e illusioni.

Dieci tracce, tra cui le collaborazioni con Giorgio Baldi e Tommaso Di Giulio, che parlano sostanzialmente di Noi, bellissima l’apripista Il fantasma della porta accanto, per concedersi poi in quasi tutto il resto del disco sprazzi di indie sostenuto; chiusura affidata all’introspettiva Dal tramonto all’alba.

Meraviglia sonora che incanta, questa di VonDatty, un concentrato di cantautorato e rock che stupisce e si discosta da quello che siamo abituati ad ascoltare, un osare senza strafare, un raggiungere il bersaglio con stile e poesia.