Roberto Ventimiglia – Bees Make Love To Flowers (Autoproduzione)

album Bees Make Love To Flowers - Roberto Ventimiglia

Autoproduzione totale che nel lo-fi di facciata nasconde importanti contenuti atti a veicolare sensazioni, emozioni e storie che si fanno racconto in prima persona accompagnate da una luce fioca sul far della sera. Il disco solitario di Roberto Ventimiglia affonda le radici nel cantautorato inglese con spruzzate di folk americano che nella sua accezione più ampia rispecchia stilemi in grado di portare la mente dell’ascoltare all’interno di vortici a raggiungere vertici capaci di intersecare la musica delle ballatone acustiche di Billy Corgan e compagni passando per le introspezioni di musicisti come Elliott Smith e Damien Rice in sei canzoni che sono un diario di vita fatto di schizzi, acquerelli e malinconia a rasserenare i prati di vita della nostra mente. Roberto Ventimiglia percepisce le delicatezze del mondo trasportandole su disco, rassicura con le proprie essenze da cameretta e ci dona l’emblematica presenza di una voce fuori dal coro che possiede il senso del comunicare oltre ogni moda imposta.

Perina – Seieventisette (Cabezon Records)

album Seieventisette - Perina

Urgenza tecnica di far esplodere costellazioni sonore attraverso una musica schietta e diretta che riprende la costante presenza di un rock anni ’90 mescolato a creazioni acustiche di davvero egregio appeal per far scivolare la nostra mente in uno spazio tempo privo di coordinate fisiche, ma ricco di energia che convince. Perina sforna per Cabezon un album succulento, otto canzoni che hanno davvero un gran tiro, immagini in dissolvenza prendono spunto per unire forme e gusti riusciti in un’espressione artistica che parte da un’esigenza e si immola in musica grazie a canzoni come Conviene, Girandola, Predica e il finale di Sulle Onde. Seieventisette è un posticipare la sveglia in un altro luogo, fuori dal tempo possibilmente, è il vivere attraverso i sogni che ci appartengono, è il gusto intrinseco e quasi magico di non doversi svegliare mai per vivere intrappolati in un sogno, uno dei più bei sogni che possiamo immaginare. Perina ci regala un album che scivola come acqua in gola, ma che porta con sé la consistenza e il valore di un qualcosa di davvero importante.

Gli occhi degli altri – Non ci annoieremo mai (Edac Studio)

Respirare alberi lontani e maturi sulle rive di un lago che restringe il campo d’azione e a fianco le montagne imponenti che pian piano si diradano verso una pianura nebbiosa, sconfortante malgrado le intenzioni, attesa invece per entrare in un mood, in uno stile fattosi incarnazione di un disagio pronto a riparare un vuoto di cuore che ci portiamo dentro. Gli occhi degli altri intensificano di lirismo poetico un bisogno essenziale di non appartenenza alla terra circostante anche se il tutto suona quasi come un ritorno, come necessità intrinseca di vita da percepire a pieni polmoni per rasserenare la parte più lontana di noi, la parte che ci tiene attaccati al suolo. Una parte quindi che si fa apertura in questo Non ci annoieremo mai fatto, costruito da pezzi simbolo come La stanza, la bellissima Smetto Ieri o Piove dentro fino a Lo Fai in un ripetersi corale di processi e di ritornelli, un ridondante bisogno di comunicare un concetto che trova la sua massima altitudine nel senso di vuoto attorno, nel senso più profondo e sporcato di rabbia che convince ed esplode nel momento giusto. Il disco dei nostri parla di fragilità, ne parla così bene da sentirlo sotto pelle in un concentrico abisso di possibilità che rende la proposta presentata un volo ad occhi aperti da poter incanalare oltre ogni aspettativa.

Etruschi from Lakota – Giù la testa (Phonarchia Dischi)

L'immagine può contenere: 4 persone, persone che sorridono

Citazionismo westerniano che si imprime all’interno delle corde pensanti di una band che sposa il blues con il rock per un suono davvero sensazionale e ricco di rimandi atmosferici e dove una voce graffiante e ben condita, tra un Gaetano e un Appino, amalgama racconti di vita e di passione che sembrano non voler concedere attimi di fiato. Gli Etruschi from Lakota sono tornati e grazie a questa prova snocciolano, come in un film, una serie di pezzi da colonna sonora atemporale, fuori da qualsiasi attimo che possiamo immaginare, quasi anacronistici, ma tendenti al futuro, in sodalizi maturi che nell’espressività del momento trovano un punto di fuga dalla realtà che li circonda e che li vede protagonisti. Canzoni come Eurocirco, Giù la testa o la finale, quasi inno generazionale Viva l’amore, non si dimenticano facilmente, anzi sostengono una struttura portante ricca di rimandi alla vita di tutti i giorni con un piglio di maturità e originalità capace di creare atmosfere uniche e di facile ascolto pur non rinunciando alla tecnica e all’architettura cangiante dell’intero disco. Giù la testa parla di rivoluzione e di rispetto, di occasioni da cogliere e di nuove possibilità, il tutto in chiave moderna e alquanto lontana dal precedente album segnando un percorso impattante per la stessa band e per le soddisfazioni che riserverà loro il futuro.

Marrano – Gioventù Spaccata (Dischi Sotterranei)

Potenza incontrollata scardinata a dovere e implementata dalla roboante necessità di attrarre rumore come calamita e grida laceranti modernità che si fondono con un qualcosa che parte dallo stomaco e intesse trame inaudite di forza e coraggio, di follia e gratitudine dal palco. I Marrano partono con il singolo Belgrado per attanagliare l’ascoltatore in una morsa che è viaggio, che è coscienza perpetua di un mondo vasto, ma in decomposizione. I nostri sono tornati con un long playing generazionale che incrocia la furia dei primi Verdena con il rock dei QOTSA per un album che ha il sapore della gioventù e del cambiamento, del bisogno sostanziale di uscire dalle trappole incontrollate dei nostri giorni per implementare ardite conseguenze e traguardi sperati. Pezzi come il singolo già citato, Torna a casa, Fai ridere, Ce l’hai nel sangue sono spaccati di una nuova realtà da comprendere fino in fondo, una realtà appesa che nel filo della continuità attesta freschezza ad una band che può soltanto crescere. Un disco fresco e coinvolgente per un gruppo da seguire nella propria evoluzione personale.

Metropol Parasol – Farabola (Autoproduzione)

Disco variegato che parte con il botto attraverso il distorsore acceso di una chitarra impazzita per disegnare a passi sicuri parabole di elettronica e musica d’atmosfera che intercorrono tra le nostre vene e rendono l’attesa una significativa essenzialità di fondo che raggruppa e intensifica questioni musicali e non lascia scampo tanto la proposta è variegata e inusuale. Sono in tre, vengono da Viareggio e il loro rock, il rock dei Metropol Parasol è intriso di testi criptici e introspettivi che lasciano al velato citazionismo un punto di sfogo  eclettico e riuscito nell’entrare in punta di piedi in universi fatti di bellezza da respirare nell’intera concezione di questo Farabola, nome di un fosso, acqua che irrompe, quiete che disturba e accende facoltà mentali che ci fanno vedere da vicino un suono che mescola l’importanza degli anni ’90 con tutto quello che nell’indietronica attuale percepisce le difficoltà di un tempo, l’importanza del richiamo. Farabola è un disco in parte complesso e in parte immediato che merita più ascolti per essere assimilato a dovere, un disco che nella sua accezione pop rende l’idea di un multistrato credere senza fine.

Il colle – Dalla parte dello scemo (Autoproduzione)

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Adrenalinici con poesia Il colle rassicura con testi che ci toccano da vicino e nel contempo dipanano le ombre del passato con una musica fresca e genuina, capace di far penetrare le parole e le storie da raccontare in un saliscendi vorticoso che spazia e sa cambiare facilmente di registro, maturando idee, sperimentando concezioni di vita. Il colle, provenienti da Empoli, con questo loro primo disco dalla forte attitudine punk si fanno portatori di un suono particolare che porta con sé delle vibrazioni malinconiche ed introspettive capaci di fondersi in modo del tutto naturale con le prose in musica proposte, senza il bisogno di raggiungere la rima facile per esprimere un concetto, ma piuttosto facendo della ricerca una chiave costante che li accomuna a band come Diaframma o a realtà più scanzonate come la Bandabardò. Le dodici tracce proposte sono l’eco naturale dei nostri giorni e arrivano ad intensità importanti in canzoni come Con in tasca la morte, nel non sense del singolo di Io ti amo Calimero (Parigi), nelle passioni di Alessandra o di L’albero di cedro. Un disco che suona completo sotto molti punti di vista, brani in grado di analizzare la nostra realtà con occhio panoramico, con sguardo pop di sicuro interesse e con la voglia di mettersi in gioco con attenta leggerezza.

TWEE – Mango (Autoproduzione)

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Suoni estivi per una produzione che guarda al passato e nel contempo al futuro con il sorriso e con la caparbietà di chi sa curare fin nei minimi particolari i suoni colorati che provengono da una dimensione terrena fatta di verismo musicale e approccio costante nell’uso di stratagemmi per coordinare ritmo e pensieri al suono di una musica piena di coinvolgimento e di facile appeal. I Twee con la prova Mango, loro disco d’esordio, confezionano un album davvero eclettico sotto molti punti di vista, un album che lascia correre dentro di sé il sapore dei parallelismi con una musica fresca e nel contempo sporcata dal blues, dal jazz e dall’indie folk fatto con ukulele e chitarrine da spiaggia il tutto condito con salsa rinfrescante e produttiva, mettendo da parte malinconie autunnali e lacrime facili all’angolo della strada. Ciò che ne esce è un disco curato dove tutti i pezzi proposti hanno una loro omogeneità d’insieme da Swng It fino a Cold Monday per dieci brani che non si prendono troppo sul serio, ma nel contempo fanno della serietà cesello essenziale per arrivare a notevoli e interessanti risultati, davvero bravi.

Blue Parrot Fishes – Totani su Totem (Zona Roveri)

Frullati decompressi e destrutturati per un film vecchia scuola di Wes Anderson ad incorniciare meraviglie sonore che si interrompono da scatti di virtuosismi e note mai lasciate al caso, ma piuttosto ragionate a dovere per ricomporre una visione d’insieme alquanto strampalata, ma di sicuro impatto incalzante. I Blue parrot fishes hanno confezionato un disco alquanto strabiliante, fuori da ogni regola e da ogni controindicazione, utilizzando una forte e sana ironia e concedendosi spazi di improvvisazione che vanno oltre lo sperato, ma anche in parte al già sentito. In questo disco si passa facilmente dal blues alla canzone d’autore, inerpicando i confini al prog e al rock più duro, ritornando sulla terra con raffinatezza e canzoni gridate alla Rino Gaetano in un potpourri davvero eccellente che dribbla tutto ciò che gira attorno affossando la musica del momento e incredibilmente rinascere prendendosi, a volte, anche poco sul serio. Forse qui sta il segreto della loro formula, divertirsi e compiere involontariamente quasi un miracolo, i Blue Parrot Fishes con il loro Totani su Totem sono una ventata d’aria fresca e necessaria in questo panorama stantio e sulla via del tramonto.

Sinezamia – Nel Blu (Autoproduzione)

Uscito in occasione del Recordstoreday del 2017, il singolo dei mantovani Sinezamia, conferma le attese dopo un album live alquanto riuscito, intitolato Decadanza, già recensito sulle nostre pagine. Un album elettrico e nel contempo oscuro che apre al nuovo singolo Nel blu per un tuffo nella nostra coscienza, un singolo, strano alquanto parlare di singoli nel 2017 che si prospetta potenza rarefatta e vibrante attese in sodalizi che si sposano con tutto ciò già creato fin’ora, ma che ricerca la stratificazione nel brano, coniugando in modo riuscito parole e musica ad accompagnare il nostro naufragare nel mare più profondo. Nel cosiddetto lato b è presente Versante Est, cover dei Litfiba che per l’occasione si illumina di sostanza da concedere come piccola perla infarcita di tastiere e virtuosismo eclettico. Due canzoni soltanto quindi che riescono appieno nell’intento di riuscire a presentare le nuove prodezze di ciò che verrà, noi in attesa facciamo il tifo per loro.