Il branco – Non fate caso al sorriso (LDM)

album Non fate caso al sorriso - Il Branco

Suoni che si divincolano in sintetizzatori in primo piano che intessono melodie cantabili e capaci di penetrare la carne e rimanere lì sospese tra l’odio e l’amore in cerca di una via da seguire per sostenere esistenze al limite e qui cantate per ricordare da dove proveniamo e dove vogliamo andare, dando un senso maggiore alla canzone pop rispetto al punk cantautorale degli inizi e segnando un confine malleabile tra passato e presente. Una produzione più curata certo, rispetto alla precedente che sospinge la band alzando il tiro, marcando il territorio in formule già sentite si, ma sempre in grado di trasmettere un’energia innovativa capace di aprirsi a nuovi sviluppi grazie a tormentoni come Via Boncompagni o Ultimo appello fino a quella Canzone che nel finale chiude il disco e riappacifica in parte gli animi, tra l’illusione e la realtà in un mondo onirico in perenne decadenza.  Il branco è tornato raccontando storie di periferia che ci riguardano da vicino, riappropriandosi di spazi perduti e alla ricerca di nuova terra da poter coltivare, Il Branco è tornato: aprite i cancelli della vostra malata quotidianità.

Il branco – Il branco (Autoproduzione)

Il branco sono parole sviscerate come gelati al sole che comprendono il senso del tempo e rincarano la dose con testi poetici di una poesia crepuscolare, ma rigettata, assorbita dall’asfalto e vagamente circolare che si staglia all’orizzonte, quello dei ricordi, dimenticando gli anni di gioventù e facendo capolino nei nostri ricordi, vagamente come stelle che in un solo boccone divorano l’intera umanità.

Un vinile favoloso, un progetto grafico che lo è altrettanto, curato da Sofia Bucci e che richiama i dischi di Antony, un disco dal sapore moderno, con quel look vintage che non abusa, ma che si fa veicolo di introspezioni sonore dal forte impatto emotivo lasciando alle spalle i dubbi e guadagnando sicure certezze.

Quattro pezzi soltanto che garantiscono un posto d’onore al gruppo romano, per capacità di sperimentazione, oltre il Vasco Brondi conosciuto e quella voglia di firmare sui muri dei bagni il proprio credo morale, con un indelebile che resterà a vita, con un vinile bello, spesso e ingombrante a sancire l’importanza della fisicità in un’epoca di digitalismi imperanti.