La parola persa – Tutta vita! (Autoproduzione)

Descrivere questi quattro personaggi dall’accento tipicamente romano è molto difficile, se non impossibile.

Sembra di ascoltare una vecchia radio a manovella in cui tutte le molle presenti al proprio interno sono pronte a scoppiare, ingranaggi oliati alla perfezione per dare un mix strampalato al mondo che circonda “La parola persa”.

“Tutta vita!” è il loro primo album in cui diversi generi si amalgamano per creare una perfetta commistione tra “NoBraino”, Elio e soci e i primi “Marta su i tubi”

Gli accostamenti sono del tutto inusuali anche tra gli strumenti: contaminazioni di fiati, musica mediterranea e tribe sound che non possono che farti scuotere piede, testa e cuore all’infinito, fino a raggiungere un esasperato finale che ti crea un bisogno di ricominciare di nuovo la corsa verso una musica senza tempo.

Gli accostamenti dei suoni e delle parole sembrano posti in uno spazio privo di appigli e punti di riferimento, invece dopo più ascolti riesci a concentrarti su un qualcosa che con difficoltà si sottrae alle fatiche della mente.

Come dicono loro: “bisogna unire i puntini” solo così si possono comprendere gli arcani misteri dietro a pezzi come il mega singolone “Il sesso tricolore” fino a “Va tutto bene” passando per l’ammaliante “El tango del florista notturno”.

Un prendersi non troppo sul serio questo, che ha fatto si che la musica creata dalla “Parola persa” sia incanalatrice di nuova linfa e da esempio per una fantasia sempre in evoluzione, verso nuove strade.

Blessed child opera – The darkest sea (Seahorse recording)

Cupo è l’aggettivo che mi viene più spontaneo utilizzare per descrivere il nuovo progetto di Paolo Messere.

Quella cupezza che quasi a vista d’occhio si fa luce, un lontano crepuscolo che abbaglia ancora, per l’ultimo secondo, melodie che si lasciano trasportare, come un viaggiatore errante solcherebbe le onde del mare, sfiorando gli scogli impenetrabili dell’isola chiamata uomo.

Un disco ricco di atmosfera decadente dove il blues di “Nick Cave” si accavalla, in punta di piedi, al ramingo “Tom Waits”, dall’anima delicata, sensibile, imperscrutabile: pensiero moderno di un carillon del passato ancora funzionante.

I brani dimostrano una forte capacità di scrittura che accomuna la band “all’oltremanica” “Tom McRae”.

Dieci tracce per un album immacolato, dove l’ascoltatore può immergersi in temibili profondità senza voler ritornare, ma cercando una strada per una nuova vita.

Un LP che accontenterà i solitari carenti di quella musica che splende di luce propria, così difficile da trovare in questi tempi oscuri e propria come questa.