I Plebei – Semi sterili (Alka Record Label)

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Indie folk interiorizzato che porta con sé il colore delle stagioni, del seminare e del raccogliere del prendere e lasciare in un tentativo alquanto nobile di dare un senso importante al nostro presente. I Plebei ci regalano una prova studiata a dovere dove il concetto di accogliere è qui emblematica visione per i giorni a venire. Semisterili è metafora culturale e contemporanea per tentare di comprendere noi stessi partendo dall’educazione, dalla terra, dall’accudire e da quel senso di globalità che deve a tutti i costi entrare nella nostra quotidianità. Pezzi come il singolo Gioiamara, L’israelita, Per che, sono costrutti sensazionali che non ricercano nell’architettura del presente il momento di grazia, ma piuttosto, partendo dalle radici, creano amore e libertà da cantare squarciagola in un sodalizio con la canzone d’autore dichiarato e prepotentemente vicino. Semisterili è un piccolo disco. Solo cinque pezzi, ma cinque pezzi da custodire per le generazioni a venire.


I Plebei – Velo S velo (Alka Record Label)

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Far apparire la nuda e cruda realtà attraverso l’impressione di cinque canzoni che esplose dal cassetto di casa entrano nelle orecchie dell’ascoltatore immergendo contenuti e sostanza da vendere in una quotidianità che non rassicura di certo, ma mostra con velata ironia la sua parte più misteriosa e in qualche modo più bassa, infima denunciando una realtà che stringe fino a non farci respirare più. Il piccolo disco de I plebei suona come una musica folk d’annata che ci accompagna lungo le strade impervie della vita e se la canzone d’apertura Giocofuoco sembra quasi un inno difficile da dimenticare le altre poesie in musica proposte sono e si fanno narrazione dei nostri giorni in un crescendo costante e catalizzato a comunicare messaggi importanti, messaggi di vita che riscoprono il loro senso più profondo nel finale lasciato a Canzone nel cassetto. Velo S velo è un disco immediato e diretto che non si chiede troppo, ma che si riscopre, con abile maestria, cantore di questo e altri giorni da vivere. 


I Plebei – Eterna è la tensione di clavicole, ingranaggi e leve (Resisto)

Anfratti crepuscolari che ricoprono gli antri di una musica sotterranea, di bassifondi, di popolazioni da comprendere e capire per poter sostenere tesi vicine al nostro credo per sperare una vita diversa, per sperare di riaffrontare la realtà con eterna passione e dedizione verso non solo i secondi, ma verso gli ultimi, in un eterno scontrarsi con la vita, non più fatta di ambizioni, ma di verismo assoluto e concentrazione nel quotidiano.

I Plebei, band trentina, con questo nuovo disco, si promette e lo fa distinguendosi da altre e numerose produzioni, di incrociare blues maledetto, folk e canzone d’autore degli anni passati, ingranando le musiche balcaniche e trasformando il tutto in una tensione fatta di movimenti e di mosse, attesa per qualcosa che nascerà, il futuro alle porte e noi non solo spettatori, ma anche protagonisti di ciò che un giorno potremmo creare insieme.

Gli strumenti musicali in questo disco sono utilizzati per poter comunicare e canzoni come l’apripista Africa, la bellissima I fortini del sud e La vita che se ne va ne sono la prova, per una mirabolante impresa di connubio eterno tra ciò che siamo realmente e ciò che vorremmo essere.

Un album dal sapore d’altri tempi, un disco che prima di tutto è arte, partendo dalla copertina della pittrice Giulia Tarter, undici canzoni che parlano di questa società da cambiare, nel momento del riscatto, nel momento della rinascita.