Silent Carnival – My blurry life (I dischi del minollo/Toten schwan/Vollmer industries/Edison box)

Intime atmosfere instabili e sospese a riempire di luce oscura attimi di poesia in musica che si scagliano con lentezza miracolosa addosso allo specchio della vita interiore ottenendo folate di vento a rinfrancare il buio del nostro cuore. My blurry life suona mastodontico e solenne. Un album pregno di suoni e atmosfere che non risparmiano la sperimentazione pur mantenendo una sorta di fulcro centrale da dove attingere sogni e speranze migliori. Silent carnival ci regala una sorta di miracolo in musica dedicato alle anime tormentate. Sono otto brani che diventano rifugio ad incontrare la parte più oscura di noi. Un insieme di meraviglie sonore spiazzanti e destabilizzanti a percepire gli umori di una vita che ci vede, troppo spesso, in lotta con il nostro essere felici. Da Broken pictures a Crime, il nostro, riesce, in stato di grazia, ad entrare prepotentemente nella parte più nascosta dell’animo umano per segnare un cammino fatto da perle musicali tutte da scoprire.


Roberto My – A new life (I dischi del minollo)

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 1 persona, barba e erba

Dimensioni incapsulate all’interno di un tempo in divenire oltrepassano l’incedere di ogni giorno nel contemplare, con carisma e sostanza, l’alba di ciò che verrà. Un viaggio metaforico, un viaggio lungo una vita intera che diventa nuovo corso e prosecuzione, nuovo cammino da seguire nelle tempeste di tutti i giorni. Torna Roberto My con un album contemplativo e atmosferico. Un disco carico di sfumature introspettive e richiami unici ai grandi della poesia in musica come Nick Cave, Grant Lee Buffalo a sospendere un giudizio mai espresso, ma piuttosto percorrendo una strada in salita, una mescolanza di ritratti, di gente, di storie dentro altre storie che diventano contemplazione assoluta in simultanea con le percezioni di ciò che viviamo giorno dopo giorno. A new life è un disco che suona davvero bene. Un insieme di tracce dove la materia creata diviene parte preponderante di un tutto da assaporare e da custodire.


Sarneghera? – Il varco nel vuoto – Tales fron the lake Vol.2 (Overdub Recordings/I dischi del minollo)

Disco EP a metà strada tra musica e racconto che diventa naturale prosecuzione del primo episodio, del primo volume che vede la band Sarneghera? continuare una sorta di percorso concettuale da cui attingere per dare continuità agli elementi fantastici e dipinti nel corso della propria carriera musicale. Secondo capitolo di una trilogia discostante e cerebrale, un album che si fa meta narrazione, intensificando, con robustezza, un suono hardcore tumultuoso e inglobato all’interno di una tempesta pronta a colpire ad ogni angolo di mondo conosciuto. La musica dei Sarneghera? suona incontrollata e incazzata, è altamente impattante e permette all’ascoltatore di entrare all’interno di un microcosmo dove l’identificazione sostanziale con un qualcosa che sta crescendo, in divenire, diviene parte importante per comprendere il senso di un concept amaro e dirompente. Il varco nel vuoto è un salto metafisico, un’ottima unione tra significati da veicolare e una musica con un preciso e definito obiettivo.


 

Il silenzio delle vergini – La chiave di Berenice (Resisto/I dischi del minollo)

Dark wave fuori controllo per il quarto album della band bergamasca ad intessere movenze che prendono lo stomaco e attanagliano l’ascoltatore grazie ad un saliscendi emozionale che trova nell’estremo bisogno di interiorizzare il momento la chiave di volta di un’intera produzione. Quarto album che cattura e non distrae. Tiene bene incollati e cerca, nelle tempeste dell’esistenza, una parte di terreno fertile da conquistare attraverso canzoni che scavano nel profondo e provano, grazie ad un’integrità mai celata, di penetrare la carne fino all’anima. Sono dieci pezzi che parlano di vita e di morte, parlano di rapporti e di persone, delle loro esistenze, del loro esistere oltre ogni stereotipo quotidiano. Quello che ne esce è un affresco carico d’amore nei confronti di un suono e di una ricerca testuale che non smettono di migrare verso territori lontani. Un album vero e tangibile che parla di vissuti e compartecipazione, di tristezza e luce.


Mizula – Mizula (Resisto/I dischi del minollo/Tazzina dischi)

Mizula - Mizula - Album, acquista - SENTIREASCOLTARE

Atmosfere suggestive che entrano all’interno della carne consegnandoci una parte di cielo da rasserenare attraverso atmosfere di rock desertico che prendono il sopravvento e riescono a penetrare nel nostro io come mai prima d’ora. Sembra la colonna sonora di un noir italiano. Una colonna sonora che strizza l’occhio al Badalamenti di Twin Peaks in un ritratto di oscure materie che cercano ogni giorno una nuova luce per poter apparire di nuovo, poter apparire chiare e trasparenti come non mai. L’oscurità però la fa da padrone in Mizula. Un’oscurità magnetica e bellissima che sa regalarci tracce come il singolo d’apertura Infiniti blu per proseguire poi con China, Amico, parole, Gentile è il vento in un’estasi mistica incredibilmente dipinta con i colori migliori che ci portiamo dentro. Prodotto da Marco Fasolo dei Jennifer Gentle e degli I hate my village questo album è un concentrato di lenta poesia che ammalia e risplende di luce propria.


Clov – Every love story is a death story (I dischi del minollo/Hysm?)

Every love story is a death story - Clov

Puzzle magmatico e mai circoscritto che intesse trame sostanziali che accomunano il nostro stare al mondo con la manipolazione simultanea di musica, oggetti, suoni per un risultato d’insieme a tratti eccitante. Il disco di Clov, all’anagrafe Piero Prudenzano, ha il profumo della psichedelia lo-fi che costringe l’ascoltatore ad entrare all’interno di un labirinto di coscienza che come flusso si fa storia regalando emozioni ascolto su ascolto. Every love story is a death story parla di amore e di morte. Parla delle innumerevoli possibilità che riserva la vita e inevitabilmente racconta di circostanze e azioni, racconta di quel tempo che abbiamo perso e di tutto quel tempo che abbiamo guadagnato vivendo la nostra realtà e attraversando le peripezie dell’amore. Clov fa un affresco strampalato di tutto questo creando un insieme di tracce compositivo e a tratti altamente corrosivo.


Marcello Capozzi – Offshore (I dischi del minollo)

OFFSHORE

Musica introspettiva cantautorale che ingloba carne e pensieri riuscendo a ricevere elementi di profondità perpetua che accatastano segnali d’anima incompresi, segnali d’anima che raccolgono speranza in quello che un giorno mai avremo. Il disco di Marcello Capozzi scandaglia i vissuti e richiama l’attenzione attraverso un uso sapiente della parola che si fa racconto, elemento del reale, vita. Ci sono contrapposizioni sonore che amplificano un’elettronica leggera a far da sfondo ad una poetica che diventa quotidianità per canzoni che ben si amalgamano da Modello 730, Dei miei stivali, Anelli siderali, per arrivare ad una title track che è forse la summa dell’intero disco. Un album fatto di tre momenti. Tre stagioni a segnare un cangiante eterogeneo momento creato e custodito da un suono affascinante e tutto da scoprire.


Augustine – Proserpine (I Dischi del Minollo)

Recensione: Augustine - Proserpine

Elementi naturali si fondono con un cantautorato maturo ed essenziale ricoperto di personalità e capace di scavare a fondo guardando alla bellezza della ricercatezza in modo originale. La musica di Augustine, all’anagrafe Sara Baggini, racchiude i segreti più reconditi di una musica fuori dal tempo, una musica che si sazia di input provenienti dall’esterno nel tentativo di dare vita, di dare luce ad architetture e sovrastrutture che si fondono con l’orizzonte, si fondono con un suadente dark ad incamerare momenti che non torneranno più. Una sorta di unplugged leggermente elettrificato dove la voce è in primo piano a raggiungere altitudini inesplorate. Un cammino oscuro che apre alle nebbie interiori cercando di aggrappare passione e talento al filo sottile che ci lega, al filo sottile che attraversa i nostri sogni più nascosti. Quello che ne esce è un album davvero esaltante. Un album dove la solitudine e il mistero sono elementi primari di una musica in divenire.


IFasti – Tutorial (I dischi del minollo/Scatti Vorticosi Records)

album TUTORIAL I Fasti

Bruciare le tappe esistenziali per lasciare spazio a pugni nell’aria e scuotimenti verticali in grado di coniugare parlato e beat, parlato e rock in un sodalizio alla Massimo Volume che ingloba Il teatro degli orrori e i CSI diffondendo peripezie in evidenti fondamenti viscerali. Peripezie sovradimensionali che schiaffeggiano con potenza incontrollata un’energia diffusa a parlare di questa società sbagliata. Tutorial è un insieme di pezzi da meditazione suburbana capaci di attraversare in modo ruvido e sporco le strade di questa vita incompresa e mai pienamente raccontata. Un album sincero e oltretutto verboso a parlare di sinteticità nascosta e nel contempo capace nel partecipare ad un qualcosa di più grande e in via di definizione. Stupenda L’umanità migliore ad aprire il cammino. Ionoi, Lamore, Bomba, Meritiamo sono altre visioni di un pensiero condiviso. Un mondo capovolto, ma necessario. Un mondo qui raccontato con la poesia che nella metrica del racconto trova il proprio punto di svolta, il proprio angolo di cielo su cui atterrare.


Northway – The Hovering (I dischi del Minollo)

Northway: The Hovering - 25 settembre 2020 - Fotografie ROCK

Perpetuare suoni a rincorrersi  nell’etere alla ricerca di un posto di cielo da occupare tra aerei a incandescenza e prototipi spaziali per altri pianeti. Sono tornati i Northway a dare una lezione di post rock incentrato sulla profondità della sostanza che attanaglia atmosfere e ricerca negli anfratti più segreti del nostro io un’incandescente visione concentrata e mai finita. The Hovering è un viaggio attraverso l’aria che ci rappresenta. Un rimanere sospesi attraverso le sfaccettature della vita. Un rimanere sospesi guadagnando di significato e  considerando il mondo circostante come punto di partenza per elettrizzanti cavalcate sonore. Non solo post rock quindi, ma anche psichedelia a rincorrere centri di gravità perpetua in pezzi come Point of Nemo, l’introspezione malinconica di Hope in the storm fino all’intemperie da superare in Deep blue. Un disco pregno di carattere evidenziato da una compostezza di fondo gravida di buone intenzioni per una visione d’insieme davvero sorprendente.