House of tarts – H.O.T. (Cabezon Records)

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Già passate su queste pagine con un demo che faceva presagire tutta la loro capacità di fondere suoni e atmosfere le Lilies on Mars nostrane e cioè le House of tarts escono per Cabezon con un disco completo che conta due inediti e sei rifacimenti cesellati e presenti nella loro prima prova non ufficiale in un flusso magmatico e direi ipnotico capace di infondere e confondere ad arte vicissitudini aperte nel riempire voragini di vuoto che per l’occorrenza sono riempite da sintetizzatori umorali e da sostanze magnetiche in lento divenire. Il disco in questione è un bel passo in avanti rispetto alla precedente prova soprattutto in fatto di qualità di registrazione e cura negli arrangiamenti che rendono la proposta più accattivante e di sicuro appeal emozionale. H.O.T è un disco complesso e stratificato capace di catturare le illusioni della vita per riconsegnarle all’ascoltatore in formato tascabile e percepibile attraverso suoni contemporanei e vivi, attraverso una ricerca che permette alle nostre paladine di costruire un’architettura importante per qualcosa che di certo non possiamo definire passeggero. 


House of tarts – House of tarts (Autoproduzione)

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Dimensioni sghembe elettroniche che ritrovano un appeal esistenziale nella concentrazione unisona di suoni che rispecchiano un mondo in decomposizione e alienante capace di straniare grazie ad atmosfere da horror b movie anni ’80 in un condensato da sistemare, ma che ammalia per coraggio, dose di sperimentazione appropriata quanto basta e vacuità di fondo che annebbia e ci conduce attraverso un mondo privo di punti fermi e in grado di variare ad ogni battito di ciglia. Le House of tarts sono un duo alquanto particolare capace di dimenarsi tra sintetizzatori e basso creando tappeti sonori carichi di quella schiettezza che porta con sé la post adolescenza incipriata da citazionismo colto che assorbe e porta a scoprire la realtà tra The Yellow line passando per la riuscita A day as anubi e My lullaby per poi tornare alla potenza di fondo con Unjohn50 e alla dolcezza del finale lasciato a Pearl. Le giovani sperimentatrici insaccano una prova davvero particolare che necessiterebbe soltanto di qualche aggiustatina nella cura del suono e delle voci; un duo che ha già le fondamenta per diventare le nuove Lilies on Mars.