Giulia’s mother – Here (INRI)

Ritorna il duo dei Giulia’s mother con un album davvero sensazionale che scava le teorie dell’universo con ampiezza che va oltre il cosmo per come lo conosciamo, incasellando immagini e sensazioni che possono apparire in bilico tra l’attesa e l’insperato, tra ciò che desideriamo e ciò che ancora deve ricevere luce. Here è un disco alquanto affascinate, la velata manipolazione delle chitarre dona ampiezza stupenda che si assapora appieno attraverso le voci in costante cambiamento, mutevole sensazione di un corpo abbandonato che si lascia cullare, lassù tra le stelle. Ascoltando Here possiamo sentire il Bon Iver di 22, A million spogliato di ogni orpello e si ha come la sensazione che qualcosa di autentico e reale ci possa definitivamente accompagnare verso un altro mondo, verso ciò che ancora non conosciamo. Esigenza quindi di stupire e bellezza a non finire in tutte le tracce che compongono questo miracolo per uno dei più bei esempi riusciti di internazionalizzazione e di ricerca degli ultimi anni musicali italiani. Un album che si affaccia direttamente sulle coste americane, là dove l’Atlantico si specchia sotto la volta stellata e ondeggia tra chitarre folk e sussurri di voci lontane.

The Please – Here (Maciste Dischi)

Dispersi nel deserto psichedelico dei sogni dove i The Please vogliono portarci con la loro nuova prova, ci imbattiamo inesorabilmente in costruzioni non lineari,  attraversando spunti di riflessione per poter comprendere l’origine di questa musica senza tempo e priva di confini che attinge l’idea stessa del rock e del folk in un luogo remoto e inaccessibile, penetrante e al contempo lisergico, quasi acido che si immola e concede ricordi targati ’70 e una voglia di sperimentare alla Justin Vernon su tutti, in un cantautorato luccicante e brillante.

Una fotografia che mantiene ancora i colori di quello che è stato, a ribadire le proprie origini, tra Jefferson Airplane e toccate del White Album per un disco che tutto possiede tranne che un’italianità scopiazzata, questa è una prova con l’anima di quelle sentite e rilasciate a chi verrà, in un sostanziale avvicinamento al passato che tanto ha reso importanti le prove dei gruppi moderni che ancora calcano la scena, che ancora vogliono parlare di sé.

I nostri ci regalano una prova di respiro internazionale, intensa, dove la parola QUI non significa tempo, ma significa casa, un qualcosa che va oltre le concezioni per una musica che non ha età, ma che ha trovato la propria dimensione nel condividere; poi dentro c’è tutto il resto: i rapporti che si aprono e si chiudono e la vita che prende il colore che le vogliamo dare.