The dust – The inner side (Autoproduzione)

Concezioni sonore di opere che vanno oltre l’idea di tempo per come lo conosciamo e intensificano una gamma di colori che si stagliano in una musica assurdamente bella e ricercata che a sorpresa si immola nell’universo pop pur rimanendo underground fino in fondo accentuando riprese e chiarificando la strada da seguire in concentrati paradossali di lirismo coscienzioso in grado di vagheggiare  e sorprendere prolungando una forza interiore che ben si orienta e si caratterizza in canzoni che sono la summa del rock degli anni sessanta/settanta, in modo eccentrico, eclettico e sfrontato, dove il glam rock è di casa, tra incursioni alla Freddie Mercury e un contesto visivo che entra di prepotenza in un primo piano ambizioso che crea di per sé un’antologia di colori e una soppesata armonia di fondo capace incessantemente di valorizzare un pensare comune che di per sé è un viaggio che prosegue dal 2001 e che in questo sesto disco getta le fondamenta per relazioni filosofeggianti che vanno ben oltre l’etere precostituito, vivendo di vita propria come opera d’arte iridescente e mutevole.