Gianmaria Simon – Bagatelle (Autoproduzione)

Canzoni d’amore soppesate sul filo dell’anarchia ad intrecciare vissuti, attimi, momenti memorabili che trasportano l’ascoltatore verso mondi nascosti, verso lidi che si fanno aspettare e che rendono l’idea di bellezza una preziosa ancora di salvezza per i giorni a venire. Il nuovo di Gianmaria Simon è un raffinato tentativo riuscito di unire la poesia dei grandi del passato con la musica dei più importanti canzonieri. Ciò che ne esce è un risultato raffinato e sincero dove tutto sembra essere, nel contempo, fuori e al posto giusto. Bagatelle è un ritrovare l’abbandonato. Una fotografia mai sbiadita di un tempo che non c’è più. Un grammofono che suona la musica migliore incontrando culture e nuovi spazi da visitare. Una musica nomade e interiore che diventa commistione e si svela pian piano. Da Marie (T’es belle comme l’anarchie) fino a Chanson d’automne il nostro riesce ad impreziosire un album splendido e vissuto. Una reale rappresentazione dove l’esistenza è movimento inscindibile con l’universo intorno.


Gianmaria Simon – Low Fuel (VREC)

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Atmosfere desertiche e polverose che imprigionano l’ascoltatore all’interno di un mondo gravido di sogni e speranze riflettenti una stabilità che in questo caso non è sicurezza, ma piuttosto ricerca di un universo nuovo da abitare. Il disco di Gianmaria Simon si muove attraverso territori desertici, in direzione ostinata e contraria, toccando vertici di una poesia che investe e ci porta lontano con la mente e con gli occhi, in fumosi luoghi abitati da poche persone, incrociando blues, folk, rock per una prova d’autore davvero importante nella sua interezza. Da Malestante, vero e proprio inno di una opera che si apre ad una nuova luce fino a Danza zoppa, il nostro attraversa angoli di ironia tagliente e strutture che via via si definiscono per poi sorprendere di nuovo ascolto su ascolto. Low Fuel è un disco da assaporare istante su istante, un album che sedimenta ambizioni e lascia spazio al viaggio come punto di fuga e incontro verso un’altra realtà. 


Gianmaria Simon – L’ennesimo Malecon (VREC)

Travolti e inglobati da una musica che non ha confini, ricca di quelle sfumature che ti fanno sentire vivo e che ti rendono partecipe di un progetto globale che va ben oltre il comune aspetto e il comune pensiero.

Questa di Gianmaria è una musica cosmopolita e democratica, una musica di frontiera che racconta di territori aridi da vivere spassionatamente come una bottiglia di whisky o come un amore dal tragico finale passando per le vette degli alberi e perché no anche sulle montagne.

Parlo di montagne perché forse l’approccio che conquista è il raccontare di una natura che è parte integrante di un nostro essere, di un qualcosa di meraviglioso passando inevitabilmente al rapporto che si crea con una società che vede l’uomo  uniforme che cerca una strada per scardinare ciò che è convenzione.

Gianmaria va oltre questo, prende la sua chitarra e conquista le strade di Francia e Germania, sale sugli alberi e impersonifica un Barone Rampante in evoluzione.

Ecco allora che nella sua prima prova da studio convince perchè il suo background culturale e artistico spazia in modo convincente guardando Capossela da vicino, ma con un occhio tendente anche a tutto ciò che è balcanico e zingaresco, tra incursioni alla Goran Bregovic in un film di Kusturica.

Ecco allora che il teatro canzone si amplifica in circo dove la gente è parte integrante di uno spettacolo che non ha mai fine.

Tanto di cappello, a cilindro in questo caso, per questo cantautore, malinconico e introspettivo quando serve e furente e leggiadro nei  momenti meno raccolti, a creare un cerchio di comunicazione che va ben oltre ciò che noi possiamo vedere.