Meganoidi – Delirio Experience (Meganoidi)

Risultati immagini per meganoidi delirio experience

I Meganoidi sono ritornati con un album colorato e pieno di sfaccettature che vede il rock porsi come essenza centrale e soprattutto come chiava d’unione tra passato e futuro in un’esperienza basica di fondo a racimolare il gusto per le radici di una musica che sembra non avvertire il minimo segno della vecchiaia che avanza. Delirio experience è un caleidoscopio mirabolante che non disdegna i ritornelli pop, quelli che si fanno ricordare, donando al tutto una connotazione diretta e sincera, un modo semplice e utile per restare vicini ai propri fan e al mondo in costruzione che i genovesi, nel tempo, hanno saputo ampliare. I pezzi, nel loro complesso, creano un’omogeneità fresca ed invidiabile e riescono ancora a parlare di vita reale senza scadere nel banale o nelle ovvietà intessendo architetture semplici, ma di facile appeal, dove i testi si dipanano tra luce e oscurità, visione d’insieme e introspezione per un risultato finale che porta i Meganoidi ad una genuinità reale attraversata da un mondo che si racconta grazie all’impatto di dieci canzoni in bilico tra classico e modernità, sostanza chiara e bellezza immediata. 


The waking sleeper band – Form & Appearance (Riserva Sonora)

Soffermarsi su un grande della letteratura e costruirgli attorno un mondo musicale non è da tutti anzi, l’operazione affidata o meglio scelta dai The waking sleeper band è un’operazione esemplare, unica, in grado di incrociare in modo del tutto naturale costruzioni sonore che entrano ed escono direttamente dai grandi album degli anni ’70 dai Pink Floyd passando per i Genesis in una costruzione cosmica ben ponderata, di ampio respiro internazionale e soprattutto minuziosa opera d’atmosfera che intreccia vissuti della vita del poeta romanziere Oscar Wilde con la potenza e il lirismo dei suoi testi, grazie alla presenza di Maurizio Antognoli alla scrittura dei pezzi e alle musiche e grazie anche ad una sostanza importante fatta da musicisti affiatati e capaci di entrare in sintonia con un mondo lontano galassie dalle produzioni odierne, un mondo che vede nel passato un apice di fuga e rielaborazione, un mondo che con disincanto e forte emozione si apre e si chiude proprio grazie a quel passo fondamentale tratto da Il ritratto di Dorian Gray che incarna di per sé la vera natura di un universo posto in essere da un uomo alla ricerca di se stesso attraverso un estetismo rivoluzionario ed elegante, un estetismo che in questa opera si impreziosisce a scavalcare gli ordini pre costituiti e vibrando di veridicità maturata nel tempo.

Ex-Otago – Marassi (INRI/Garrincha Dischi/Metatron)

Raccontare di una città in evoluzione, partire da un presupposto e cogliere i racconti della strada, le sensazioni di un mondo in mutamento percependo colori e contrasti, meritevoli di un approccio musicale che fa dell’elettronica cantautorale un punto d’inizio per cogliere i significati che la terra riesce a dare, tra le costruzioni di cemento e il bisogno soffocante di creare spazi, proprio attorno a quello stadio, proprio attorno a quel cuore illuminato a giorno che racchiude le aspirazioni di giovani musicisti con un background considerevole, quel lontano 2002 che ha formato un gruppo tra i più rappresentativi in Italia per scelte stilistiche e capacità di narrare salti e cadute si affaccia al mondo conosciuto con un nuovo disco in grado di dipingere quadri urbani di una Genova post moderna, tra i Cinghiali incazzati, il bisogno di Mare e I giovani d’oggi, gli scooter sulle strade asfaltate e quel senso di comunione con un paesaggio impresso nella propria anima e che fa da sfondo a racconti che si evolvono, parlano di noi, parlano del controverso vivere lontano dalle luci di scena, un mondo reale che grazie agli Ex-Otago merita strati e spessore, sia a livello narrativo sia a livello musicale per un disco maturo e pieno di coraggio, per un disco che parla di una città e nel contempo del bisogno di andare via.

-FUMETTO- Andrea Ferraris – Churubusco (Coconino Press/Fandango)

Titolo: Churubusco

Autori: Andrea Ferraris

Casa Editrice: Coconino Press/Fandango

Caratteristiche: Brossura, 17×24, 200 pp.

Prezzo: 18,50€

ISBN: 9788876182839

Churubusco è il sacrificio nella desolazione, è la capacità di resistere oltre ogni aspettativa e oltre ogni forma di pensiero associato, un ingranaggio complesso fatto di istinti difficili da comprendere, ma insiti nell’uomo fin dalla notte dei tempi; gli uomini coraggiosi esistono e sono raccontati e immortalati nelle vicende di questa storia, che prima di tutto è reale accadimento nel tempo, in un luogo dove l’aridità del suolo forma gocce in un oceano di calore, quella stessa aridità che segna un confine netto e invalicabile tra passato e futuro in un territorio di guerra, morte, carestia e fame: un ideale non ha prezzo e solo chi rimane in vita può raccontarne la verità.

Siamo nel 1847 e gli Stati Uniti sono in procinto di invadere il Messico, per riuscire nell’impresa arruolano nell’esercito immigrati irlandesi, polacchi, italiani, spagnoli e tedeschi, carne da macello, con la promessa della cittadinanza e di un pezzo di terra dove vivere. Solo un battaglione, il San Patrizio, decide di disertare combattendo per una giusta causa al fianco degli ultimi e di chi senza speranza, dona se stesso per un obiettivo comune, proprio quel battaglione il San Patrizio, e solo quello, conosce il prezzo da pagare per conquistare la libertà.

Le vicende, acutamente narrate e accomunate da un immaginario visivo splendidamente sovrapposto, si abbandonano in campi lunghi cinematografici e una dissolvenza vaporosa ingloba i tratti marcati e netti di Andrea Ferraris che si fanno veicolo per le vicende narrate e scuotono il lettore davanti ad una così grande innovazione personale carica di un equilibrio predominante tra chiaro e scuro che solo nel ricordo del passato si avvicenda ad una tonalità seppia, dal sapore anacronistico, quel colore che caratterizzerà il protagonista Rizzo, giovane siciliano, nella scelta più difficile della sua vita, nella scelta che avrà il valore della vita stessa.

La storia si muove attraverso i volti scavati degli yankee in cerca di Churubusco tra un Munch solitario e la natura intorno, vibranti corpi destati dal suono dei fucili, in contorsioni grafiche dal forte impatto visivo e sociale; qui le immagini prendono vita e i dialoghi, posti spesso in secondo piano, si affacciano alla realtà tra flashback, vissuti e puro verismo esistenziale.

Dopo l’eccezionale valorizzazione dei Chieftains, folk band irlandese che con il chitarrista e compositore Ry Cooder ha saputo raccontare queste vicende attraverso la musica, ora a distanza di anni, troviamo nell’italiano Andrea Ferraris un valore aggiunto per un’opera narrativa poetica e idealista, di quelle che vorremo leggere ogni tanto, per ricordarci che in fin dei conti i nostri sogni sono gli stessi di altre persone che vivono lontane da noi, quei sogni che non conoscono il valore del tempo, ma solo e soltanto il significato della parola casa.

Burn the ocean – Come Clean (SlipTrick Records)

Granitici e portentosi a districare la scena grunge rock per darle nuova importanza e nuovi spunti sonori, appigli rigeneranti che consentono all’ascoltatore di entrare dentro ad un vortice di emozioni distorte, un tunnel, un oblio da cui difficile riusciremo ad uscire, per un suono che, nonostante gli anni andati, risulta alquanto attuale, tra incrociatori sonori e una semplicità di esecuzione, nonché una scioltezza nella pronuncia che grida al mondo una rabbia nascosta, canzone dopo canzone convince e come moto perpetuo intasca energia da regalare partendo con la notevole Days in November per arrivare a quella strumentale Gone away che vuole essere, vuole dare un senso maggiore alla partenza, in un crescendo sonoro, lungo tutto il disco, che strizza l’occhio a produzioni ben più blasonate.

Una band che si affaccia sul mare, loro vengono da Genova, sono i Burn the ocean, hanno appreso la lezione del tempo e con sostanza ce la spiegano in questo Come Clean, dal sapore di polvere e jeans strappati a segnare una nuova era.

Kiwibalboa – Tre buoni motivi (LaClinicaDischi)

Bene trattenete il respiro e tuffatevi con me nell’oceano di queste canzoni, che racchiudono un mondo da raccontare, racchiudono un’esigenza di vita che va oltre il già sentito e si ripromette di essere faro per una cultura indie pop che sta virando sempre più verso il rock e le stagioni degli anni ’90, quando le sonorità in minore racchiudevano melodie bellissime e impresse nella mente, dischi che non si dovevano lasciare scappare, a segnare la scena, a ricoprire il bagliore per trasformarlo in qualcosa di diverso, qualcosa che fosse diviso nel tempo per essere appreso totalmente.

I Kiwibalboa sono tutto questo e intascano una prova da primi della classe, cinque pezzi belli tirati che raccontano di disagi di vita e bisogno di cambiare, lo fanno passando direttamente dai loro vissuti, tre buoni motivi per essere se stessi, tre buoni motivi che muovono le idee e i bisogni umani, un album che apre una nuova stagione e ricerca nella propria indipendenza attimi di aria per non affogare.

Case di Vetro – Sete (Marsiglia Records/DgRecords/Wasabi Produzioni)

phpThumb_generated_thumbnailjpg

Le Case di Vetro sono alla ricerca di un loro modo di fare musica, uno stile che vuole andare oltre il già sentito, contaminando di capacità duratura diversi sottogeneri che abbracciano sia le produzioni migliori alternative degli anni ’90 sia quel gusto per l’elettronica non esagerata che accomuna dischi di nuova fattura.

Le Case di Vetro si mettono in gioco, sono cinque ragazzi di Genova, che percepiscono i mutevoli cambiamenti umorali per consegnare una prova che prende forme diverse ad ogni ascolto intascando  atmosfere che si dipanano tra post rock sognante, passando per lo shoegaze e la passione per l’alternative del fine secolo precedente in un continuo intreccio di artistiche presenze che si rendono partecipi di un qualcosa di grande.

Il grande che i nostri stanno costruendo fa parte del viaggio che interessa ognuno di noi, i cinque abitanti del nostro tempo alle prese con vicissitudini e sistemi da abbattere, consapevolezza sonora in cerca di un proprio stile che apre ai canali introspettivi dei Radiohead, passando per Flying Saucer Attack e il gusto per la poesia che si esprime nella sua alta concezione di parola in musica nei cinque pezzi che compongono questo EP.

Sete sembra tutto ciò di cui abbiamo bisogno, è l’eterno tornare di una fonte vitale alla città natale, è il costruirsi per essere migliori, è quel bagno lungo una vita che ci rende capaci di affrontare immagini di un tempo che verrà, trasportati dalle onde come gabbiani nella tempesta.

UT – Noise Deadening Barrier (MarsigliaRecords)

ut

Noise in putiferio che elargisce la giusta dose di inquietudine per abbattersi su di un muro di chitarre a tratti fragorose, a tratti meditative che sferzano elettricità senza chiedersi troppo e incrociando la furia dei FASK e Three Second Kiss, portando l’immediatezza in territori aspri e taglienti.

Il power trio genovese raccoglie ciò che di meglio la propria terra ha da offrire coltivando un genere che affonda le proprie radici nel post punk e nell’alternative molto lontano dalla scena mainstream, molto lontano dalla scena pop, in un vortice di incontro e scontro con le correnti oltre oceaniche, creando ponti sopra l’atlantico e atterrando con suoni ruvidi e riconoscibili.

Un disco che si fa portatore di un suono di nicchia, ma allo stesso tempo accompagnato da incedere di protesta, un mix geniale e congeniale capace di entrare in profondità e strappare gli ultimi fili d’erba alla terra, gettarla al suolo e lasciarla lì in un vuoto cosmico e siderale in un vuoto che deve essere riempito.

Ecco allora che le dieci canzoni del disco hanno proprio questo compito, quello di concedersi e riuscire nell’intento di dare personalità ad un genere, rispolverando al meglio le armi per distruggere il sistema, come scheggia che si conficca fino in fondo, come orizzonte nuovo carico di buone aspettative.

Volumi Criminali – Frammenti d’istanti (VHSR)

Volumi Criminali FRAMMENTI D’ISTANTI Sporcati di tagli netti resi ancora più energici da chitarre graffianti e non celate che si distinguono per uno stoppato clamoroso che ricorda gli anni ’90, i primi anni ’90, tra incursioni sonore alla Korn e RATM.

Qui però c’è un’evoluzione del tutto, perché le sei canzoni presenti in Frammenti d’istanti, nuovo album di Volumi criminali, si accollano l’immancabile energia strizzando l’occhio allo stoner più arrabbiato e lisergico, tanto da poter definire una nuova zona di confine su cui espandersi e creare una cerchia di propri adepti e seguaci.

Il tutto cantato in un italiano convincente, che ben lega, nonostante il genere e dove la voce di Francesco Ratti si fonde e si lascia coinvolgere dalle incursioni melodiche di Emanuele Pecollo.

Un nome e una garanzia quindi tra incursioni nu metal e profondi attimi di silenzio, dove al cervello è concesso di pensare solo per un istante, solo per un attimo ancora.

Un Ep ben confezionato e perfetto per gli amanti di genere, una via italiana al NuMetal che resiste e incrementa attimi di follia in testi che parlano di solitudine, distacco e abbandono, tra stacchi futuristici e rimandi al passato come la Ferrettiana Forma e Sostanza.

Neve su di lei – Cerco la bellezza (RPM produzioni musicali)

Un disco che affascina per maestria e coraggio in quest’epoca dove solo il rumore sembra condicerco la bellezzare la vita di ognuno.

Neve su di lei partendo con la sua chitarra da Genova tocca lidi e città, strade e piazze con l’intento di far conoscere all’Italia intera le sue dolci melodie e la sua voce vellutata fino ad incontrare un altro cantautore, veronese questa volta, Ruben, che le produce il disco in questione: “Cerco la bellezza”.

Stiamo parlando di 12 tracce colorate d’acquarello dove il sole filtra da una finestra isolata fino alla cima del tempo perduto in cui colline infantili di curve colorate si stagliano sullo sfondo a rincuorare, leggere, anime nostalgiche e lieti ritorni.

La cantantessa ligure fa uso di accordature aperte per riappropriarsi di un linguaggio influenzato da ballate che strizzano l’occhio a Tori Amos, Joni Mitchell e Smashing Pumpkins in un continuo divenire che le è proprio fin da quando era bambina, quando i colori dei suoi disegni rispecchiavano un’anima gentile e sognante.

Una cover di cartone impreziosita da immagini oniriche, ricalcano la bellezza in ogni sua forma tralasciando il superfluo e dando risalto alla natura.

“Cosa sono io ?” il singolo racchiude il significato del disco mentre pezzi più nostalgici come “Un viaggio stanotte” sono ricerca continua di un posto dove vivere.

Pura poesia poi si ascolta in “Torneranno alla terra (Vajont)” approdando nei minuti finali, in punta di piedi “Nel mio campo giochi”.

Sogni e speranze in questo disco che porta Neve a un abbraccio con il mondo intero in attesa che, anche tra i nostri palazzoni, cresca qualche fiore colorato.